Politik | Referendum

“Nessuno può cantar vittoria”

Luisa Gnecchi commenta il referendum e accosta ‘berlusconismo’ e ‘renzismo’: “entrambi hanno pensato che in politica si può andare avanti senza discutere”.
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Foto: Südtirolfoto/Othmar Seehauser

Per riuscire a contattare la deputata del PD, bersaniana di ferro, ci abbiamo messo più di 48 ore. Appena appreso il risultato del referendum la parlamentare altoatasina si è infatti precipitata al Senato dove da dietro le quinte ha seguito il voto sulla legge di bilancio curando con particolare attenzione i provvedimenti legati al lavoro e le pensioni, i temi che da sempre sono al centro della sua attenzione. Quando siamo infine riusciti a sentirla al telefono, il tono della sua voce risentiva ancora del forcing di questi giorni convulsi ed anche dell’amarezza che ha inevitabilmente rappresentato lo scontro interno al suo partito. 

salto.bz : Luisa Gnecchi, quali sono le valutazioni che si possono fare in merito alla bocciatura della riforma e la crisi di governo che ne è seguita? 
Luisa Gnecchi - Io sono convinta che una situazione di questo tipo fosse inevitabile, perché di fatto è stato sbagliato tutto il percorso della riforma costituzionale. E’ iniziato con l’incontro tra Renzi e Berlusconi al Nazareno, che già non avevamo apprezzato. Poi quando Berlusconi si è sfilato, lì si sarebbe potuto ridiscutere per vedere cosa fare e quali contenuti inserire, visto che ormai Forza Italia era stata persa comunque. E invece nonostante questo la riforma è andata avanti con una serie di voti di fiducia. Quando hanno messo la fiducia sulla legge elettorale in 60 avevamo detto che non l’avremmo votata. L’abbiamo preannunciato 3 settimane prima, quindi c’era tutto il tempo per modificarla e discutere. Invece hanno deciso di tirare la corda e alla fine siamo rimasti in 39 a non votare la legge. Ora però non possono dire che è per questo che è caduto il governo. Bisognava discuterne a suo tempo, tant’è che ora - guarda caso - la legge elettorale la dobbiamo rifare. A questo punto - so che non bisognerebbe mai dirlo - avevamo ragione. 

E adesso che accadrà?
Vedremo. Renzi ha subito dichiarato che si va ad elezioni ma ora gli toccherà rimangiarsi anche questo. Una cosa è certa: non è possibile aspettare la Consulta il 24 gennaio e poi vedere. La  la legge elettorale va rifatta e poi noi del PD abbiamo la maggioranza, quindi possiamo anche votare un altro governo, ma non sarà facile. Le alternative a Renzi ci sono, ma è difficile. perché ad esempio Delrio, con il quale magari potremmo arrivare fino al 2018, a Renzi non gli va bene perché gli farebbe ombra. in ogni caso e per fortuna Mattarella non scioglierà le camere, a quanto pare. 
Con la legge di bilancio si è creata comunque una situazione piuttosto antipatica. Con il suo annuncio delle dimissioni Renzi ha messo in imbarazzo il Senato che era appena stato salvato dal referendum. Mettendolo quasi nelle condizioni di non poter operare modifiche nella legge di bilancio che stava per essere votata. Sono cose che non si fanno.

Il PD reggerà allo scossone provocato dalla sconfitta al referendum?
Io credo che il PD reggerà, oggi a maggior ragione. Adesso infatti finalmente si potrà aprire un vero confronto. Renzi non potrà continuare come ha fatto fino adesso. Non c’è stata discussione sulle Regionali, non c’è stata discussione sulle amministrative, l’Emilia Romagna ha toccato il minimo storico di partecipazione al voto. Finora non c’è mai stato nessun confronto vero ma ora Renzi si dovrà rendere conto che non si può andare avanti solo con l’arroganza. Evidentemente fin dall’inizio Renzi ha pensato, da ex sindaco, che anche il Parlamento fosse come un consiglio comunale. Invece ol potere legislativo ce l’ha il Parlamento e la riforma costituzionale la avrebbero dovuta fare deputati e senatori. Una riforma così non la si può fare a colpi di fiducia al governo. E’ per questo che Renzi è andato a sbattere. Se la riforma l’avesse fatta il Parlamento ora tutte le colpe sarebbero nostre e il governo sarebbe stato salvo. Invece l’ha fatta lui, tra l’altro rincorrendo i grillini, con quei manifesti sulla ‘riduzione dei politici’. Non dei senatori, dei politici in generale.

“Ci sono vecchi compagni che si sono sentiti offesi perché loro erano orgogliosi di essere politici. Perché distribuivano volantini o preparavano le patatine fritte alle Feste dell’Unità. Non puoi continuare a prendere a schiaffoni tutti e pretendere che poi invece continuino a dire come sei bravo.”

A Bolzano la SVP in ogni caso canta vittoria, essendo riuscita ancora una volta a compattare i suoi elettori. 
Qua purtroppo non può cantar vittoria nessuno. Nessuno. Perché una situazione di questo tipo non è normale.

In realtà della ‘vittoria’ del SÌ in provincia di Bolzano ha gioito anche PD altoatesino…
Lo stesso discorso che ho fatto per Renzi vale anche per il PD altoatesino. Se è per quello non è stata ancora discussa nemmeno la perdita del Comune di Laives. Bolzano è stata commissariata: qualcuno ne ha discusso? 

“Il berlusconismo e il renzismo hanno creato una situazione in cui tutti pensano che si può andare avanti senza discutere”

Nuove elezioni con ogni probabilità sono comunque alle porte. E si attendono tra l’altro cambiamenti epocali nella rappresentanza politica altoatesina e quindi anche nella tessitura dei rapporti con Roma. A pochi minuti dal voto referendario Zeller e Bressa hanno confermato che non ricandideranno… 
Zeller già la scorsa volta si era è salvato perché c’era stata una legislatura più breve. Bressa era già derogato. Le relazioni istituzionali in ogni caso devono andare avanti. A prescindere dalle singole persone.