Umwelt | Mobilità ciclabile

Ciclisti e la consueta indisciplina

Evviva la mobilità ciclistica, auspicata, incentivata e sostenuta ma le regole basilari vengono spesso ignorate e disattese.
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Biciclette in città
Foto: Kerstin Riemer (Pixabay)
Mi muovo spesso in bicicletta, sia in città che fuori, ma mi sposto anche in auto. Da tempo osservo come le più basilari norme di comportamento vengano disattese. Lo spunto lo prendo da quel ciclista che mi sono trovato davanti a me sulla ciclabile in via Leonardo da Vinci: senza luci, cellulare in mano e guida a zig-zag. Quando ho scampanellato (mentre lo superavo mi stava venendo addosso…) ho visto con la coda dell’occhio la faccia di colui che era fra le nuvole e, svegliatosi di colpo, ha risposto con la nota esclamazione di Pozzetto. Altro caso capitatomi: esco con l’auto dal parcheggio di via Palermo vicino all'omonimo ponte. Già lì è stata inserita una mini-corsia ciclabile da far rizzare i capelli, ma nel caso di specie, dopo essermi quasi immesso su via Palermo, mi son visto affiancare da un ciclista con tanto di tuta di una nota ditta della zona industriale che aveva semplicemente “bucato” il rosso del semaforo del ponte e che stava per “farmi la fiancata nuova” dell’auto.

Luci. Il tema è dolente da sempre. Molto è migliorato ma nondimeno i comportamenti scorretti, non di rado pericolosi, sono all’ordine del giorno:

  • luci spente, quelli che non si rendono conto di essere invisibili fino a che non sono a pochi metri dalle auto
  • luci rosse davanti o di altro colore (giusto per chiedere, ci sono forse auto che hanno luci rosse anteriori?)
  • luce anteriore fissata… sulla testa che sparisce quando il soggetto gira il capo dall’altra parte
  • luci lampeggianti (auto, camion e autobus le hanno forse lampeggianti?)
  • luci posteriori bianche, chissà mai perché...
  • luci che “sparano” negli occhi di chi si incrocia
  • luci accese ma così fioche perché, magari, andrebbero cambiate le batterie
  • luci anteriori accese ma… rigorosamente coperte da borse, sacchetti e quant’altro messi nell'ampio cestino davanti al manubrio ma evidentemente si pensa a luci che “bucano” quanto si pone davanti ad esse

Altro aspetto: cellulare e cuffie. Basta fermarsi a osservare. Li si riconosce subito: sguardo assente, discorsi “importantissimi” stile “butta la pasta”, equilibrismi vari nel tenere il cellulare in mano tenendo il manubrio. Un’epidemia che non ha mai fine. Ci si aggiungono quelli che vanno con le cuffie e, presumibilmente, con musica “a palla”. Non è consentito, ma chisseneimporta…

Semafori: per molti sono un optional. “Bucare” il rosso è cosa di tutti i giorni. E guai a farglielo notare: si rischia, se va bene, di essere presi a male parole, se va male pure di vedersi inseguiti e minacciati “io sono il figlio di…”, “non ti azzardare”, “non rompere i...”. Anche se si sa cosa vuol dire bruciare il semaforo, piazza Mazzini tragicamente ce lo ha ricordato di recente.

Marcia contromano e sui marciapiedi e sotto i porticati: è prassi normale, inutile ricamarci sopra tanti ragionamenti.

Biciclette a pedalata assistita: hanno contribuito ad ampliare la platea dei “due ruote”, ma di comportamenti spericolati (leggasi: velocità sconsiderata) ne son piene le ciclabili.

Rider ossia “gli schiavi digitali e su due ruote del nuovo millennio”: qui posso inserire tutto, ma davvero tutto, quello che già scritto sopra. Un mix di comportamenti che fa rizzare i capelli e, nonostante siano in giro per lavoro per molte ore al giorno, meraviglia che nessuno, ma proprio nessuno porti un caschetto.

Piste ciclabili “optional”. Nonostante le piste, andare in strada pare piacere a non pochi. In particolare a quelli che sono vestiti di tutto punto e che probabilmente trovano degradante dover transitare su di una ciclabile, probabilmente casi da approfondire psicologicamente. Con bici che spesso non hanno né luci, né campanello, figuriamoci i catarifrangenti. Infatti, spesso si sentono cinguettii, rutti, colpi di tosse e quant’altro quando questi ultra-sportivi vogliono, anzi devono superare. Forse che esistono regole diverse per i ciclisti urbani e per i cicloamatori? Forse, azzardo, un campanello da due Euro “disturba” l’aerodinamica oppure l’estetica del velocipede.

Impotenza delle forze dell’ordine: ovvia, l’essere senza targa fa sentire “esenti” dal rispettare le regole. Qualcuno obietterà: targa? L’anarchia di oggi è analoga a quella che si aveva quando i “cinquantini” erano senza targa che servirebbe anche alle bici considerando che non pochi circolano senza avere un minimo di copertura assicurativa (da qui anche la fuga dopo aver provocato incidenti). Noto che quando di ciò ne accenno sui social media, il risultato è poi il silenzio totale. Capisco, ma non giustifico, che proporre politicamente una misura del genere non susciterebbe certo “simpatia” elettorale. Forse sarebbe anche utile per evitare molte fughe dopo incidenti, che si definiscono come "omissione di soccorso" e ciò vale in come fuori città.

Strisce pedonali: inutile, non c'è nulla da fare, non c'è verso di far capire che su queste la bici andrebbe accompagnata... bella la teoria, difficile assai la pratica.

Infine, mettiamoci anche quelli/e che affermano che “alle bici non si applica il Codice della Strada”. Bum…

Questa è solo una banale e riassuntiva fotografia della situazione e di osservazioni delle ultime settimane, mesi, anzi anni.

Cosa si dovrebbe fare? La domanda la lascio aperta perché se certi concetti basilari proprio non entrano nella zucca, non c’è norma o sanzione che possa valere. Probabilmente temi da psicologi della mobilità. D'altronde gran parte di quanto sopra descritto potrebbe essere trasferito a chi guida le quattroruote, per non parlare dei monopattini...

Quel che è peggio è proprio la mancanza di consapevolezza di tali comportamenti, ancor peggio quando questi vengono tenuti da genitori che "insegnano" per bene ai propri figlioli su come comportarsi sulle due ruote, comportamenti insomma che si tramandano di generazione in generazione. L'effetto, infatti, lo si constata ogni giorno su strada.

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Michael Thalmann Fr., 13.01.2023 - 11:09

Kann diesem Artikel leider nur zustimmen. Ich fahre schon seit mehreren Jahren zum großen Teil mit dem Fahrrad zur Arbeit nach Bozen, und auch ich habe all die beschriebenen Situationen schon erlebt.
Was kann man machen? Leider nichts. Es wäre Hirn und Hausverstand gefragt, aber das sind Sachen die es bekanntlich nicht zu kaufen gibt und die man auch nicht verschreiben kann.

Fr., 13.01.2023 - 11:09 Permalink
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Klemens Riegler So., 15.01.2023 - 13:50

Vieles ist so wie beschrieben, aber es gibt zum Glück eine große Mehrheit die sich aus Respekt und/oder Selbstschutz anders verhält. So wie in vielen anderen Bereichen eben auch.
Zur Thematik "Strisce pedonali" ... soweit ich weiß gibt es keine Vorschrift, Dekret oder Gesetz welches das überqueren der Straße am Zebrastreifen (ohne abzusteigen) verbieten würde.
Zur Haftung: Ich mag Versicherungen im Prinzip eher nicht, aber wenn es beim Skifahren und bei allen "Verkehrsteilnehmern" im Allgemeinen eine Haftpflicht braucht ... warum auch nicht zum Radfahren? Kostet pro Jahr weniger als ein Fahrradreifen.
Cicloamatori: Radwege sind in Städten für diese kaum mehr gefahrlos befahrbar, zumal RADwege leider auch längst für Multisport, Kinderwagenrennen oder schunkelnde Gedanken-Träumer mit Handy am Topf (nicht Kopf) genutzt werden. Zur gemeinsamen Nutzung müsste "ausgebaut" werden. Zudem ist es nicht verboten mit einem Rennrad Staats-, Gemeinde- oder Landesstraßen zu befahren. Und selbst hier haben die stärkeren Rücksicht auf die schwächeren Verkehrsteilnehmer zu nehmen.

So., 15.01.2023 - 13:50 Permalink
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Ceterum Censeo So., 15.01.2023 - 23:09

bisognerebbe aggiungere che le ciclabili a Bolzano sono invase dai pedoni, che i pedoni attraversano ovunque guardando sul cellulare, che le macchine non vogliono darti la precedenza nelle rotatorie, ti tagliano la strada, telefonano:
la mancaza di disciplina che è di tutti è anche dei ciclisti, ma appunto di tutti.

So., 15.01.2023 - 23:09 Permalink
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Christian I Di., 17.01.2023 - 13:43

A questo bel articolo si potrebbero tranquillamente anche aggiungere moto e motorini (e queste le targhe ce le avrebbero...). A Bolzano (ma non solo) sembra che moto e motorini possano fare quello che vogliono, superare a destra e a sinistra, superare linee spartitraffico continue, guidare contromano, utilizzare marciapiedi e aree pedonabili, .... più volte mi è capitato di essere superato contemporaneamente da una moto a destra e da un'altra a sinistra: basta sterzare un pochino l'auto e succede un dramma!

Di., 17.01.2023 - 13:43 Permalink