Politik | L'analisi

Riapre il laboratorio

L'accordo per la nuova giunta comunale di Laives diventa un caso nazionale, ma l'elemento di novità vera non è costituito dall'appoggio esterno dei grillini.

Accadde, diversi anni or sono, che i bravi cittadini di Bronzolo si stufassero di veder paracadutare immancabilmente nel loro territorio impianti sgradevoli sul piano ambientale come depuratori e discariche per il trattamento dei rifiuti inerti. Decisero allora di mandare un segnale ai piani alti del potere e elessero un sindaco di madrelingua tedesca ma non appartenente alla Suedtiroler Volkspartei. Erano anni in cui il Partito della stella alpina sembrava una corazzata inossidabile inaffondabile e la storia fece scalpore anche al di fuori dei ristretti confini del piccolo comune. Ricordo che, come altri colleghi, arrivai a definire quello di Bronzolo come un "laboratorio" dove si sperimentavano per la prima volta equilibri politici nuovi e sconvolgenti. Poi la contestazione rientrò e il laboratorio chiuse, senza forse aver mai aperto i battenti.

La storia mi ritorna alla mente in questi giorni osservando quel che succede in una località un po' più grossa ed importante, ma che con Bronzolo ha in comune, forse non a caso, un confine fisico: Laives.

Gli sviluppi politici seguiti al voto del 10 maggio e al ballottaggio successivo stanno delineando in effetti, nella località a sud di Bolzano, un panorama assai interessante e che potrebbe proiettare i suoi effetti, se le cose andranno in una certa maniera, su tutta la provincia.
Su Salto sono comparsi numerosi e puntuali articoli sull'andamento delle trattative, ma forse non è inutile riassumere le ultime puntate di tutta la vicenda a beneficio degli immemori e dei distratti.

Atto primo: all'indomani del primo turno di votazione la Suedtiroler Volkspartei, visti i numeri in campo, decide di assestare un robusto uppercut al plesso solare degli antichi alleati del PD e della sindaca uscente Liliana Di Fede, negandole l'appoggio al ballottaggio. Formalmente è un chiamarsi fuori dalla mischia, ma tutti capiscono che dietro lo slogan "blockfrei" si nasconde un invito abbastanza scoperto agli elettori della stella alpina perché votino Christian Bianchi, il candidato della lista civica di centrodestra, che gode anche dell'appoggio della Lega Nord. Come da pronostico quest'ultimo riesce a battere così l'avversaria.

Atto secondo: Christian Bianchi non impiega molto a capire che con i soli voti delle liste che lo sostengono e con quelli, peraltro ancora tutti da contrattare, della Suedtiroler Volkspartei non riuscirà a formare una giunta e cerca quindi anche l'appoggio della lista 5Stelle, che arriva dopo una trattativa pubblica più breve di quanto non fosse prevedibile. I grillini gli presentano un programma in 14 punti che Bianchi si deve impegnare ad osservare rigidamente. In cambio gli garantiscono un appoggio esterno revocabile, a discrezione, in qualsiasi momento.

Atto terzo: con questo viatico il neosindaco si presenta di nuovo alla trattativa con la SVP. Qui le cose vanno in una maniera analoga. Forse  gli esponenti della Suedtiroler Volkspartei laivesotta contavano di entrare direttamente e a pieno titolo in maggioranza, ma dall'alto devono essere arrivate delle robuste tirate di briglia. Anche se veste i panni della "civica" la lista che ha portato al successo Bianchi è pura espressione del centrodestra italiano. Così l'appoggio SVP si limita ad una sorta di accordo raggiunto con il solo sindaco per l'attuazione, anche in questo caso, di un nutrito programma. La variante, rispetto all'intesa stipulata con i grillini, è data dal fatto che un esponente della stella alpina entra in giunta come vicesindaco ma senza competenze, come presenza a mero titolo etnico. Quest'ultima, tra l'altro, è un vero e proprio oggetto di "vintage" politico. In Alto Adige l'unico precedente risale agli anni 80, quando DC e laici entrarono per una legislatura in giunta provinciale assumendo le normali competenze ma, per l'appunto, a titolo etnico e cioè senza accordo programmatico. Nessuno, in realtà, riuscì a percepire la differenza è la cosa finì presto.

Tornando a Laives, a questo punto, le carte sono tutte in mano del neo sindaco al quale i due alleati esterni hanno tolto anche l'incomodo di dover stilare un programma. Che la situazione sia tutt'altro che rosea lo dice l'esiguità della maggioranza su cui Bianchi può comunque contare il fatto che dovendosi basare principalmente sull'appoggio esterno gli altri partiti sarà costretto a misurare ogni passo. Se però, e qui torniamo al discorso iniziale, l'esercizio di equilibrismo politico dovesse riuscire almeno per un certo periodo di tempo, si può dire che Laives è diventato quel "laboratorio"de i futuri equilibri politici che Bronzolo non fu.

Per la prima volta infatti, al di là delle ipocrite definizioni adottate, si può dire che la Suedtiroler Volkspartei appoggia esplicitamente una maggioranza costituita dal centrodestra italiano e che esclude invece il centro sinistra basato sul Partito Democratico.

C'è stato, è vero, il precedente di Merano, cinque anni fa con l'esclusione del PD e l'accordo con la civica di Balzarini, ma quest'ultima, non è neanche il caso di ricordarlo, è la pura espressione di un centrismo moderato che, nella città del Passirio, ha tradizioni e radici antiche. Christian Bianchi, invece, ha una storia politica che parla chiaro. Nasce e si sviluppa con alleanza nazionale, assieme agli eredi dell'Msi. Se la Suedtiroler Volkspartei ha deciso che questo pedigree non è più ostacolo dirimente all'intrecciare rapporti politici duraturi e se, come dicevamo, l'esperimento prosegue nel tempo, gli effetti potrebbero essere notevoli anche sul panorama politico a livello provinciale.

Dal dopoguerra ad oggi le alleanze in provincia di Bolzano sono state scolpite nella pietra. La SVP con la sua centralità etnica da un lato e il centro-sinistra italiano dall'altro. Poi, con la seconda Repubblica, quest'ultimo si è allargato sino a comprendere gli eredi a vario titolo del vecchio PCI e, in casi molto limitati, anche i verdi alternativi. Sino ad ora il muro nei confronti della destra italiana più o meno affetta dal virus del nazionalismo anche autonomista, era rimasto in piedi. Dovesse anche solo incrinarsi molti elementi tornerebbero in gioco.

Il centrodestra italiano si vedrebbe offrire l'ennesima e forse l'ultima occasione per uscire da decenni di sterile opposizione. La Suedtiroler Volkspartei potrebbe praticare agevolmente una riedizione in salsa altoatesina della "strategia dei due forni" di andreottiana memoria. Il centro-sinistra italiano, che negli ultimi decenni in particolare è sopravvissuto lucrando sulla propria indispensabilità come partner di governo, dovrebbe fare i conti con una situazione nuova e con la necessità di trovare finalmente una  identità politica.

Tutto questo succede a Laives. Sarà una lunga estate.

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massimo guariento Mo., 15.06.2015 - 13:47

"Così l'appoggio SVP si limita ad una sorta di accordo raggiunto con il solo sindaco per l'attuazione, anche in questo caso, di un nutrito programma. La variante, rispetto all'intesa stipulata con i grillini, è data dal fatto che un esponente della stella alpina entra in giunta come vicesindaco ma senza competenze, come presenza a mero titolo etnico." Mi pare che in verità le cose stanno diversamente e credo che sarebbe compito di un giornalismo attento "leggere" dentro le cose. Il vicesindaco di Laives sarà:
- Sindaco del gruppo linguistico tedesco (ecco il vero senso etnico)
- Avrà competenze in materia urbanistica (e qualcosaltro)
- La SVP avrà consiglieri delegati a seguire alcuni progetti per loro interessanti
- La SVP ha una lista della spesa di 23 punti. Come è possibile pensare che basti mettersi d'accordo con il solo Sindaco per concrettizzarla?
n verità Laives non è un laboratorio, ma bensì un passo indietro alla politica degli anni 70 con l'unica eccezzione della presenza grillina.

Mo., 15.06.2015 - 13:47 Permalink
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massimo guariento Di., 16.06.2015 - 09:41

Ad integrazione: Si tratta quindi di tutta evidenza di un accordo politico nel vero senso della parola, dove i partiti si "spartiscono" la torta ed ognuno pensa solo per i suoi. Per questo dico che si è tornati indietro agli anni 70, quando la questione etnica era il primo punto all'ordine del giorno in ogni amministrazione. Si può quindi ben vedere Laives come un laboratorio, ma a mio giudizio sarà una laboratorio anacronistico.

Di., 16.06.2015 - 09:41 Permalink