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I primi canederli della storia

Alla scoperta della storia culturale e culinaria del Sudtirolo nell’ambito del progetto „Alla salute!“ dell’Associazione musei.
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Foto: Salto.bz

È un lunedì mattina e al parcheggio del sentiero per Castel d’Appiano ci sono solo vacanzieri: vedo le targhe e sento gli accenti di vari Bundesländer tedeschi, alcuni viennesi, una coppia olandese e un gruppo di famiglie italiane. Alcune persone sono attrezzate come se dovessero scalare la parete nord dell’Eiger, altre invece sono vestiti come per una passeggiata in città a vedere le vetrine.


Il cammino è breve e piacevolmente ombreggiato, il cartello indica 40 minuti, però il sentiero è abbastanza ripido per cui al ritorno, per la discesa, sono contenta di aver messo gli scarponcini. Attacco la salita con lo stesso passo veloce con cui corro in città da una parte all’altra e infatti a metà percorso mi devo fermare perché mi sta scoppiando un polmone... Fortunatamente la mia crisi respiratoria coincide proprio con un bel punto panoramico sulla vallata di Bolzano e con la scusa mi fermo con aria disinvolta, come se lo avessi deciso io.

Qui, a quasi 650 metri di altitudine, dove d’inverno nevica! Magari fra qualche giorno sul menù troveremo uno Strudel tropicale?

Arrivo su appena in tempo per la visita guidata delle 11. Ci sono solo io, forse perché i turisti nordici a quest’ora sono già a pranzo. La guida, il signor Rolf, un signore molto distinto e preparatissimo, mi spiega il susseguirsi dei signori di Castel d’Appiano contestualizzandoli nella storia medievale europea: la lotta per le investiture, le crociate, gli intrecci con i Bizantini, i Longobardi e gli Svevi, la correlazione fra l’utilizzo della polvere da sparo e il tramontare dei grandi castelli fortificati. Un’ora veramente ben spesa, piena di rivelazioni.

 

Il pezzo forte della visita guidata è la cappella del castello con i suoi bellissimi affreschi. Rispetto ad altri affreschi romanici, qui ci sono maggiori elementi di tridimensionalità e rappresentazioni più umane delle figure in scene di vita quotidiana: per esempio c’è Gesù a cavalcioni in spalla a Giuseppe, proprio come i bimbi dei vari turisti fuori dalla cappella. Un grande esempio di quotidianità negli affreschi è la figura più famosa della cappella: la mangiatrice di canederli (Knödelesserin). Nelle scene della natività normalmente vediamo Maria circondata solo da Giuseppe, i pastori e i re magi in adorazione, nessuno che pensa ai bisogni concreti di una partoriente.

Invece, su queste pareti accanto a Maria troviamo una levatrice che assaggia la pietanza tonda, di colore giallognolo, che sta cucinando per lei. Gli affreschi sono medievali, l’America ancora non era ancora stata scoperta, quindi possiamo escludere che siano patate. Vista la tradizione culinaria dell’Alto Adige, gli storici dell’arte ipotizzano che questa sia la prima rappresentazione dei Canederli/Knödel. Proprio come quelli (molto buoni) che serve la locanda del castello.

 

Nella locanda si mangia seduti sotto freschi pergolati da cui pende l’uva quasi matura. Tutto il verde del castello è molto curato e c’è anche qualche pianta inaspettata: ci sono tre muri ricoperti di Passiflora con tanti frutti di Maracuja arancioni giunti a perfetta maturazione. Qui, a quasi 650 metri di altitudine, dove d’inverno nevica! Magari fra qualche giorno sul menù troveremo uno Strudel tropicale? Per ora assaggio una torta tirolese ai mirtilli neri... „Alla salute!“

 

Salto in Zusammenarbeit mit: Museumsverband Südtirol