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Covid e Brexit, una “botta” per l’export

Alto Adige, crollano le esportazioni da aprile a giugno 2020: -21%, 275 milioni “bruciati” dall’effetto Covid più l’addio britannico. Giudiceandrea: “Aiutare le aziende”.
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Foto: Pixabay

Nessuna sorpresa per il dato generale negativo, a cui fanno però da contraltare alcune singole performance in controtendenza. Ad esempio per i flussi di merci e servizi verso Paesi come Finlandia (+5,3 milioni di euro) e Repubblica ceca (+3,1 milioni di euro), che non bastano certo a compensare il crollo della meta regina dell’export locale, la Germania (-101,1 milioni di euro). I numeri aggiornati diffusi da Astat sul made in Alto Adige fotografano una contrazione complessiva delle esportazioni - del tutto attesa - pari a meno 21,2% (275 milioni “bruciati” dalla congiuntura) nel secondo trimestre 2020 sul periodo analogo 2019. Un valore, chiarisce l’istituto di statistica provinciale “condizionato in maniera pesantissima dal lockdown conseguente all’esplosione della pandemia da coronavirus”. Ma conta anche la Brexit, l’uscita del Regno Unito dalla Ue.

 

Effetto pandemia - più Brexit

 

Nel secondo trimestre 2020 dalla provincia di Bolzano sono state esportate merci per un valore di un miliardo e 23,4 milioni di euro (erano un miliardo e 289,7 milioni nel 2019), certifica Astat. Si registra una diminuzione del 21,2% rispetto allo stesso trimestre dell’anno passato (si chiama variazione tendenziale). La variazione congiunturale, ovvero lo sviluppo nei confronti del primo trimestre 2020 (caratterizzato dalla stagionalità dei flussi di esportazione) registra invece una diminuzione del 17,4%.

Le esportazioni verso gli stati dell’Unione Europea a 28 Paesi rappresentano il 73,7% del totale, e scendono del 21,9% rispetto al secondo trimestre 2019. Considerando invece la situazione post Brexit, il totale scende al 71,6% e la diminuzione è del 21,4%. La Germania, il mercato di sbocco più importante per le merci altoatesine, registra un crollo del 22,7% e verso l’Austria, il secondo Paese per volume, si rileva una diminuzione simile (-23,0%). Tra gli altri partner commerciali che figurano ai primi dieci posti, l’unico segno positivo si registra per la Repubblica Ceca (+15,7%), mentre la Svezia (-7,3%) ed i Passi Bassi (-19,8%) limitano i danni.

 

 

Il tracollo più vistoso è quello relativo all’export verso il Regno Unito (-34,6%), paese che è uscito dall’Unione europea il 31 gennaio 2020, ma che dal primo febbraio 2020 fino al 31 dicembre 2020 continua ad applicarne le regole doganali e fiscali Ue su Iva e accise. Molto vistoso anche il calo delle merci dirette in Spagna (-33,1%).

A livello assoluto, come detto, gli unici aumenti significativi si registrano per le merci dirette verso Finlandia (+5,3 milioni di euro), Repubblica Ceca (+3,1 milioni di euro) e Bulgaria (+1,8 milioni di euro); le diminuzioni più evidenti sono addebitabili ai partner principali: Germania (-101,1 milioni di euro), Austria (-28,5 milioni di euro) e Francia (-16,3 milioni di euro).

 

 

Nel complesso i paesi extra-Unione evidenziano un tracollo del 19,2% sul fronte delle esportazioni. Scendono dell’8,2% quelle verso i paesi europei non Ue. Tale diminuzione percentuale cresce all’14,7% se si analizza il dato post Brexit. Le merci dirette verso la Svizzera, terzo partner commerciale in assoluto per l’Alto Adige, sono in controtendenza e registrano un aumento del 2,9%. L’export verso i paesi non europei registra un calo del 24,1%: le performance più negative verso Oceania (-51,6%), Asia (-25,4%) ed America (-23,0%) all’interno della quale scendono in minor misura quelle verso gli Stati Uniti (-15,5%).

Le aziende a vocazione internazionale, che sono anche le più innovative, sono state pesantemente colpite. Servono misure per rilanciare l’export (Federico Giudiceandrea)

 

Assoimprenditori: “Sostegno urgente”

 

La débâcle nel commercio estero spinge l’associazione di categoria degli industriali a prendere posizione, chiedendo misure urgenti per alleviare le difficoltà delle imprese. “Il blocco prima di tutto e le numerose restrizioni alla mobilità internazionale che ne sono seguite hanno colpito duramente le aziende ad alto orientamento internazionale: sono urgentemente necessarie misure per rilanciare l’export, perché sono proprio queste aziende che investono di più nell’innovazione e offrono posti di lavoro sicuri e al di sopra della media”, afferma Federico Giudiceandrea, presidente di Assoimprenditori Alto Adige.