Wirtschaft | Jobs act

Inammissibile il referendum sull’art.18

Lo ha deciso la Consulta che ha promosso invece i due quesiti, sempre proposti dalla CGIL, su voucher e appalti. Il sindacato valuta ora il ricorso alla Corte Europea.
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Foto: upi

La Corte costituzionale ha parlato: il referendum sull’articolo 18 è “inammissibile”. La sentenza è arrivata dopo un’udienza a porte chiuse durata circa due ore. “Continueremo la nostra iniziativa contrattuale e valuteremo di ricorrere alla Corte Europea, perché siamo convinti di aver rispettato le regole”, ha commentato in merito il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso. Il quesito referendario sull’articolo 18, puntava ad abrogare le modifiche apportate dal Jobs Act del governo Renzi allo Statuto dei lavoratori e a reintrodurre i limiti per i licenziamenti senza giusta causa. Il sindacato, nello specifico, chiedeva che fosse ripristinata e ampliata la “tutela reintegratoria nel posto di lavoro in caso di licenziamento illegittimo”, estendendola a tutte le aziende con oltre cinque dipendenti, contro il tetto dei 15 dipendenti del vecchio articolo 18. Il Jobs Act aveva 'superato' l'articolo 18, sostituendo il diritto al reintegro con un indennizzo economico in caso di licenziamento senza giusta causa. La riforma si applica ai contratti di lavoro stipulati dopo il 7 marzo 2015 e non riguarda gli statali. 

Ammessi invece il quesito riguardante l’abolizione dei cosiddetti voucher, ossia la retribuzione del lavoro accessorio attraverso dei buoni e quello sugli appalti, cioè il ripristino della responsabilità dell’azienda appaltatrice, oltre a quella che prende l’appalto, in caso di violazioni subite dai lavoratori. Per i tre referendum la Cgil aveva raccolto 3,3 milioni di firme

“Dalla Consulta una sentenza politica, gradita ai poteri forti e al governo come quando bocciò il referendum sulla legge Fornero - tuona il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini -. Temendo una simile scelta anche sulla legge elettorale il prossimo 24 gennaio, preannunciamo un presidio a oltranza per il voto e la democrazia sotto la sede della Consulta a partire da domenica 22 gennaio”. La decisione della Consulta non ha “niente a che vedere con la durata del governo che è impegnato fuori dal Palazzo a far fronte alle priorità del paese e in Parlamento a fare la legge elettorale”, dice la ministra della Salute, Beatrice Lorenzin. Non usa mezzi termini il vicepresidente M5s della Camera, Luigi Di Maio: “Questa primavera saremo chiamati a votare per il referendum che elimina la schiavitù dei voucher. Sarà la spallata definitiva al Pd, a quel partito che ha massacrato i lavoratori più di qualunque altro e mentre lo faceva osava anche definirsi di sinistra!”. Non demorde, infine, Nicola Fratoianni di SEL che twitta: “Ora il governo fissi la data dei referendum CGIL ammessi. Su art 18 non ci rassegniamo a libertà di licenziamento”.

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Faber Simplicius Do., 12.01.2017 - 09:13

..ancora una volta esce dimostrata la pericolosità di ammettere referendum su temi tecnico-economici estremamente delicati e complessi, usati unicamente da piccoli dottor Faust come randello politico senza pensare alle conseguenze di un voto abrogativo....

Do., 12.01.2017 - 09:13 Permalink