Politik | scuola italiana

Poveri noi, anzi poveri figli e nipoti

Il ministro che trucca il curriculum è solo l’apice del depauperamento della scuola italiana. L'ultima finanziaria prevede un taglio di 3,9 miliardi all'istruzione.
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Foto: upi

C’è qualcosa d’imbarazzante, che va oltre il ridicolo, nel fatto che un ministro tarocchi il curriculum inventandosi una laurea per diventare il capo supremo della nostra ‘istruzione’. O forse c’è qualcosa di tragico. Perché questa benedetta istruzione è una fra le voci più importanti del nostro patrimonio sociale: oggi più che mai senza cultura, conoscenza, sapere, quindi istruzione, non si va da nessuna parte. Cosa può dire uno studente se il suo super boss è il primo che bara? Quale fiducia può avere in un sistema che già fa acqua da tutte le parti?

Il ministro che trucca il proprio CV è l’apice di un processo di smantellamento della scuola pubblica italiana che dura da anni, troppi. Il depauperamento della scuola, con riforme disastrose e del tutto inutili, con un corpo insegnante avvilito, frustrato, depresso, precario, con studenti annoiati e ridotti il più delle volte a bivaccare in edifici vecchi e a pericolo di crollo, con un sistema obsoleto e costretto a fare i conti con risorse che non ci sono più, è uno degli aspetti più negativi che colpiscono il nostro essere nazione. Oltre la beffa, un ministro che non dovrebbe fare il ministro, il solito danno: nell’ultima finanziaria è previsto un altro taglio di 3,9 miliardi all’istruzione. Poveri noi, che ci troviamo un sistema scolastico fra i peggiori in Europa e cresciamo figli che per scovare un minimo di prospettiva devono fare i salti mortali, fuggire all’estero se possono, per poi sentirsi dire dal ministro di turno che è meglio che se ne stiano fuori dai piedi. Poveri noi, anzi poveri figli e nipoti. E lasciamo perdere, per una volta, i confronti impietosi con i soliti tedeschi o francesi. Però i nostri ministri che non dovrebbero fare i ministri trovano 20 miliardi freschi freschi per salvare banche che si sono lasciate travolgere nella roulette russa della speculazione finanziaria. Certo, è vero che può succedere che in caso di fallimento della banca non solo gli azionisti ed obbligazionisti della banca fallita devono farsi carico delle perdite ma anche i correntisti. Fatto sta che il liberismo imperante, che gioca alla distruzione morale non solo della scuola, ma di tutto ciò che ha a che fare con il sociale, quindi con la società e di conseguenza con noi stessi intesi come comunità non ci porterà lontano. Gli effetti devastanti dell’impoverimento culturale collettivo, quindi anche comportamentale, sono purtroppo davanti agli occhi di tutti. Evviva l’ideologia liberista che dagli anni Ottanta in Italia non smette d’imperversare: dal ‘Drive in’ alle ‘tre I’, dalla Gelmini alla Fedeli è una presa per i fondelli che sta massacrando le giovani generazioni – non è un caso se abbiamo un tasso di disoccupazione giovanile allucinante – e mettendo a rischio la nostra stessa identità. Del resto, come dice la canzone, siamo o non siamo il paese dei cachi? Ma non possiamo demordere, non possiamo mollare, dobbiamo credere in uno sviluppo dell’essere umano che parte dall’istruzione. E mi viene in mente Mandela che diceva “l’istruzione è l’arma più potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo”. E allora forza, a istruirci a ed educarci. Sì, anche autoeducarci continuamente, perché l’educazione finisce solo con la vita.

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Christoph Moar Do., 12.01.2017 - 19:10

Ich muss gestehen, dass ich die Zahl (3,9 Mrd) nicht gefunden habe, die Kürzungen (Personal? Ausstattung? Unterrichtszeiten?) nicht lesen kann. Aber...

Una tristezza pazzesca. La scuola é il principale, io direi quasi oramai l'unico, motore di mobilità sociale. E la stiamo smantellando, lasciando le nuove generazioni ad un continuo impoverimento, sia culturale che economico. E dopo Tremonti e Gelmini, continuamo con questa spirale in basso.

Do., 12.01.2017 - 19:10 Permalink