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“Italia, un altro boom è possibile”

Per Stefan Pan dalla crisi può nascere un nuovo miracolo economico. Ma ecco cosa c’è da fare. La fabbrica Europa tra Usa e Cina, gli Stati generali, la sfida in autunno.
Pan, Stefan, Confindustria
Foto: Assoimprenditori Alto Adige

salto.bz: Stefan Pan, il nuovo presidente di Confindustria Carlo Bonomi le ha da poco assegnato la delega alle relazioni europee. Il suo compito è cercare di superare le criticità emerse durante il lockdown, anche tra Paesi amici?

Stefan Pan: Il mandato assegnato è quello di costruire e rafforzare le relazioni tra le associazioni industriali europee, una conferma del lavoro che abbiamo avviato partendo da Bolzano quand’ero presidente di Assoimprenditori Alto Adige, carica che ho ricoperto per circa 7 anni, dal 2010 al 2017, passando poi alla vicepresidenza nazionale e la delega alle regioni con Vincenzo Boccia. Dieci anni fa abbiamo lanciato il meeting bilaterale delle Confindustrie tedesca e italiana: un punto di contatto essenziale tra i rappresentanti della prima manifattura europea, la Germania, e la seconda, l’Italia. Da lì si è allargato il dialogo con le realtà nazionali, a partire della Francia, altro Paese protagonista dell’industria comunitaria. L’obiettivo è aiutare a fare dell’Europa il miglior posto al mondo dove fare impresa. 

Dobbiamo agire in fretta: senza zavorre l’Italia può avere un nuovo miracolo economico. Come negli anni del boom

Condivide il messaggio espresso dalla cancelliera tedesca Angela Merkel, sulla necessità per l’Unione di trovare una via autonoma rispetto alla Cina ma anche agli Stati Uniti?

Condivido l’approccio di Angela Merkel. L’Europa è un piccolo continente che garantisce un quarto del Pil globale e addirittura la metà delle prestazioni sociali offerte ai cittadini nel mondo. Veniamo da 70 anni di pace, ma la strada è ancora lunga. Il New green deal annunciato da Ursula von Der Leyen va nella strada giusta, quella della crescita. Le sfide sono tante, l’integrazione industriale, digitale, scuola, sanità, imprese, cybersecurity e cloud europeo.

Ma riuscirà la Ue, come ha avvertito Merkel, a non finire stritolata tra Cina e Stati Uniti?​

È possibile. Ventisette nani non vanno da nessuna parte, uniti siamo uno dei poli della sostenibilità globale. Vediamo da un lato il modello cinese molto competitivo anche nei confronti del nostro mercato, che è il più ricco del mondo, dall’altra l’economia muscolare Usa. Il nostro è invece un sistema più inclusivo, deve diventare ancora più integrato.

La Ue è forte, inclusiva e offre la metà del welfare del pianeta. Angela Merkel ha detto bene: “la fabbrica Europa” deve crescere unita, autonoma da Usa e Cina

Si parla di integrazione ma la paura della concorrenza interna alla Ue è sempre presente. Anche il suo collega Giudiceandrea, presidente di Assoimprenditori, aveva lanciato l’allarme ad inizio lockdown.​

Il rischio c’è, ma proprio in quella fase abbiamo lanciato numerose iniziative. L’incontro tra i presidenti delle Confindustria tedesca, italiana - c’era ancora Boccia, in uno degli ultimi atti del suo mandato - e francese è nato da un lavoro avviato a Bolzano. In seguito proprio gli industriali tedeschi hanno inviato una lettera aperta sottolineando la centralità della filiera comunitaria. Poi c’è stato lo sforzo per mantenere l’apertura delle frontiere al traffico merci, assieme alla ministra italiana ai trasporti De Micheli. Sono tutte cose che mirano a mantenere attiva la fabbrica europea, che crea ricchezza ed è fondamentale.

A ottobre rischiamo di perdere un milione e mezzo di posti di lavoro, altri 10.000 in Alto Adige. Vanno sostenute fabbriche e imprese 

Ora la sfida è la ripartenza. Teme anche lei la “botta” della crisi prodotta dal coronavirus in autunno, con un impatto sui posti di lavoro?​

Noi imprenditori siamo sempre ottomisti, ma siamo naturalmente consapevoli della crisi. L’opinione pubblica vede da vicino l’impatto del Covid sul turismo, ma scorge poco cosa succede nelle fabbriche. Il problema è che questa crisi, a differenza delle precedenti, è doppia: è sia della domanda che dell’offerta. La sfiducia quindi va assolutamente superata.

Cosa succederà a settembre-ottobre?

A fine agosto-settembre avremo la fine del blocco dei licenziamenti e aziende che magari non fatturano. Lì misureremo la capacità di tenuta del sistema. Dobbiamo però fare in modo che le fabbriche siano capaci di mantenere i posti di lavoro. Anche in Alto Adige dopo aver perso 10.000 posti di lavoro ad aprile rischiamo di perderne altrettanti a ottobre. A livello nazionale sono 1,5 milioni a rischio e una caduta del 10% del Pil.

 

 

Come si fa a evitare tutto questo?​

La risposta è prima di tutto europea: il Recovery fund, poi ribattezzato Next generation Eu è fondamentale, movimenta 750 miliardi a fondo perduto. Un po’ come il Piano Marshall del dopoguerra. L’Italia fra l’altro ne fu il primo Paese beneficiario. Possiamo fare in modo che accada di nuovo, un altro miracolo economico. A patto di fare bene: la sfida è riuscire a spenderli nel modo giusto.

I tempi sono cruciali. Ma c’è dell’altro quanto agli interventi per le imprese e l’occupazione?​

Va alleviato il carico di tasse sul lavoro, facilitando la creazione di occupazione. Agevolare dove si può altrimenti se non c’è ripresa il debito pubblico diventerà insostenibile.

Kompatscher ha avuto coraggio in passato sullIrap. Ora però l’IMI va abbassata a chiunque crei lavoro

Alla virtuosa Provincia di Bolzano cosa chiede Confindustria?​

Kompatscher ha avuto coraggio negli anni scorsi ad esempio sul fatto di tenere bassa l’Irap, sostenendo le aziende. È la formula vincente. Anche l’IMI, l’imposta immobiliare, va tenuta bassa. Su questo dico che le regole devono essere uguali per tutti. Un capannone industriale va considerato alla stregua di un fabbricato agricolo, che beneficia di un’aliquota più bassa.

In Alto Adige si parla di un esonero totale per il 2020 dell’IMI, ma per il settore turistico. Le industrie non vanno escluse?

Dico che l’IMI va abbassato a chiunque crei lavoro. Il carico di tasse diventa un controsenso se si parla di crescita e occupazione. Altro punto, vanno sostenuti gli investimenti e i capitali. L’Alto Adige non è tutto il mondo, deve mantenere la sua apertura.

Confindustria è apartitica, non apolitica. Agli Stati generali Bonomi ci sarà, farà presente l’esigenza di fare presto e bene per il Paese

Veniamo al nuovo corso di Viale dell’Astronomia. Carlo Bonomi, già presidente di Assolombarda, ha esordito da presidente con un durissimo attacco al governo Conte per la risposta alla crisi da pandemia. Non è che Confindustria è diventata un partito a tutti gli effetti?​

La nostra associazione è apartitica, ma non apolitica. Siamo un attore sociale. Con una capacità critica che è costruttiva. Valutiamo le misure messe in campo dai governi, qualsiasi sia il loro colore. Con Conte e i ministri è in corso un dialogo vero, diretto, non in politichese. L’esecutivo da parte sua ha il compito storico di mantenere in vita i posti di lavoro italiani. Eravamo già in crisi prima del Covid, ora abbiamo bisogno di una crescita vera. Infrastrutture materiali e digitali, investimenti, abbattimento della burocrazia. Non è possibile che per le opere sopra i 100 milioni il tempo medio di attesa sia 16 anni, di cui 8 solo per la fase di valutazione e progetto. Ripeto, se si agisce in modo efficace su ciò che frena il potenziale inespresso dell’Italia, il Paese può avere un miracolo economico come quello degli anni del boom. 

Ne discuterà agli Stati generali con il governo e le categorie economiche che cominciano sabato a Villa Pamphilj, a Roma?​

Io non vado, ma ci sarà Bonomi. Saprà trasmettere l’esigenza che abbiamo: fare presto e bene per l’interesse del Paese.

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Karl Trojer Fr., 12.06.2020 - 09:12

Ich teile die Darlegungen von Stefan Pan, meine aber, dass das Thema Klimaschutz 1.Priorität bekommen muss, wenn wir langfristig auch als Wirtschaft überleben wollen. Hinsichtlich der dringend zu ergreifenden Maßnahmen erscheint es mir unerlässlich, dass der Wirtschaftsraum Europa die Spielregeln für die Finanzwirtschaft innerhalb seines Raumes derart neu regelt, dass Kapitaltransaktionen angemessen besteuert werden (>1,5%) und der Wiederverkauf von Wertpapieren, der derzeit im 1/1000 Sekunden-Takt ablaufen kann, erst nach einer Ruhepflicht von 2 Tagen ererfogen kann. Derzeit betreibt die Hochfinanz mit der globalen Marktwirtschaft ein höchst destabilisierendes Spielcasino und treibt so die Realwirtschaft und ganze Volkswirtschaften destruktiv vor sich her. Steuern müssten dort bezahlt werden, wo die Gewinne gemacht werden; damit würden auch Internet-Unternehmen und der Internet-Handel gerecht besteuert und daran gehindert, Handelsunternehmen vor Ort auszuboten.

Fr., 12.06.2020 - 09:12 Permalink
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kurt duschek Fr., 12.06.2020 - 21:30

....die Wünsche der Wirtschaft sind verständlich und nachvollziehbar. Nach Krankheit, Katastrophen, Krise u.ä. wünscht sich jeder, dass es wieder so wird wie es war.
Mit Sicherheit hat die Corona Krise auch eklatante Schwachstellen einiger Grundpfeiler in unserem wirtschaftlichen System offen gelegt. Gerade Verbände und wirtschaftliche Vertreter sollten sich jetzt und in diesem Moment etwas Zeit nehmen, Zeit sich Gedanken machen, um jetzt einige Dinge aus der Vergangenheit etwas kritischer zu hinterfragen. Gerade in Krisenzeiten kann man etwas hinterfragen und bessere Wege finden.
Was könnte das wohl sein?
Der unaufhaltsame Wachstum, dieser Glaube, dass es immer nur aufwärts gehen kann?
Ein interessantes Thema, das nicht nur in Südtirol eine "heilige Kuh" ist und an der nicht gerüttelt werden darf.
Wenn hier Stefan Pan sich wünscht, (oder träumt) "....dalla crisi può nascere un nuovo miracolo economico...", so ist das nichts anderes, als der verklausulierte Wunsch der Wirtschaft, alles weiter wie bisher, aber wenn möglich noch schneller, größer und besser. Wünschte mir etwas mehr Reflexion und eine Nachdenkpause! Die Folgen und Konsequenzen der Corona Virus Epidemie sind genauer zu analysieren und zu berücksichtigen, denn unsere Kinder und Enkel werden es ausbaden müssen.
Das Virus hat unsere Gesellschaft und die Zukunft unserer Kinder verändert! .... und folglich auch die Wirtschaft!
Nur träumen und weitermachen wie bisher ist zu wenig.

Fr., 12.06.2020 - 21:30 Permalink