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Il criceto rischia l’estinzione

L’allarme per la specie europea lanciato dall’Unione per la conservazione della natura. Le cause: inquinamento e riscaldamento globale. Ma la “lista rossa” è lunga.
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Foto: IUCN

Il criceto europeo - specie storicamente molto diffusa tra Europa e Russia - rischia di sparire per sempre. Secondo i dati, le cause sono riconducibili al boom delle monoculture e dello sviluppo industriale, all’inquinamento e al surriscaldamento globale. L’ingombrante impronta antropica ha comportato una drastica compromissione della capacità riproduttiva del roditore, passando da una media di venti criceti l'anno durante lo scorso secolo a solamente cinque nei tempi più recenti.

I risultati sono già evidenti: il 75% della popolazione collocata nell’Europa dell’est e nella regione francese dell’Alsazia è scomparsa, mentre in Germania ha riscontrato un calo di oltre un terzo.

Stando alle proiezioni dell’Unione internazionale per la conservazione della natura entro trent’anni assisteremo alla sua completa estinzione.

Questo elemento si posiziona in coda alla lunga, lunghissima lista delle specie a rischio. Tra queste contiamo il 26% dei mammiferi, il 34% delle conifere, il 14% degli uccelli, il 33% dei coralli e ben il 41% del mondo anfibio.

Alcuni passaggi cruciali del report presentato nei giorni scorsi dall’Ong svizzera denunciano che il 98% dei lemuri del Madagascar sono minacciati e oltre un terzo risulta a un passo dall’estinzione. In Africa la medesima sorte spetta al 53% dei primati.

 

 

Nemmeno gli oceani si salvano. Alla fine del 2018 solo 250 esemplari di balena franca nordatlantica risultavano ancora in vita. L’aumento della mortalità registrato negli ultimi anni fa salire nuovamente l’essere umano sul banco degli imputati a causa del surriscaldamento globale e delle conseguenze della pesca intensiva.

 

 

Anche il più pregiato fungo al mondo, il Caterpillar Fungus, è stato inserito nella lista rossa della IUCN. Impiegato nella medicina tradizionale cinese da 2000 anni ha assistito dagli anni 90 a un incremento esponenziale della sua domanda diventando così la principale fonte di sostentamento per migliaia di famiglie e causando una diminuzione della specie di oltre il 30% negli ultimi 15 anni.

La “Red List” è ancora in fase di aggiornamento ma, con la recente aggiunta di 4.260 esemplari, ha raggiunto il triste primato di 32.441 specie minacciate.

“L’aggiornamento della lista rossa dimostra quanto è fondamentale proteggere la biodiversità del nostro pianeta” ha affermato Sean T. O’Brien, presidente e amministratore delegato di NatureServe. “Per farlo abbiamo bisogno di tutti gli strumenti che la scienza e la tecnologia ci possono fornire. Dobbiamo scongiurare questa estinzione di massa”.