Politik | Euregio

L’Euregio non è sexy

Non fa notizia ma piace ai giovani. L’EuropaRegion fra i malumori dei trentini e le sirene della destra tedesca. La riunione a Trento. Von Ach: “Intesa più forte”
Rossi, Kompatscher, Platter
Foto: LPA

L’Euregio. Oggetto oscuro, snobbato, poco appetibile per i giornalisti, che non fa notizia. Snodo istituzionale che deve ancora trovare un amalgama, superando le diffidenze tra gli interlocutori e le distanze linguistiche. Allo stesso tempo, però, una realtà nata da soli sei anni capace di mettere a confronto popoli vicini - che spesso non si parlano - e  interessare settori vitali della popolazione come giovani, studenti, ricercatori. In una strada ancora lunga da percorrere.

In questo scenario cadono giovedì 12 a Trento l’assemblea dell’Euroregione Tirolo-Alto Adige-Trentino e il passaggio di testimone alla guida da Trento e Bolzano, come ogni due anni in alternanza anche con Innsbruck, del Gect, il gruppo per la cooperazione transfrontaliera. Alle 12.30 intervengono in una conferenza stampa i tre presidenti Günther Platter, Arno Kompatscher, Ugo Rossi, al termine di assise e riunione di giunta. Per l’istituzione è il momento per fare un bilancio e guardare alle sfide future. Tanti i progetti – a partire dall’armonizzazione della mobilità – finanziati con il budget di 3,6 milioni annui. Dal punto di vista istituzionale, l’Euregio è stato costituito nel 2011 sulla base di un regolamento del Parlamento europeo. Rappresenta una popolazione di circa 1,7 milioni di abitanti su 26.255 chilometri quadrati.

Non mancano alcuni malumori, specie fra i trentini.

Non mancano alcuni malumori, specie fra i trentini. Per una serie di motivi. Dal Trentino, di madrelingua italiana, si soffre la vicinanza per la parte tedesca fra Bolzano e Innsbruck – e una certa esclusione talvolta. Sono province che hanno affinità storiche, linguistiche,  culturali e nelle quali l’Euregio è una realtà radicata nel tessuto politico, istituzionale e delle categorie sociali ed economiche. A Trento invece, si dice, è quasi il contrario. L’Euregio è incompreso da molti amministratori (esclusi gli autonomisti) ma gode di un interesse crescente dei cittadini che guardano ai progetti e alle opportunità offerte: Camp estivi, festival della gioventù dell’Euroregione, l’Accademia dei laureati under 35, premio per i ricercatori. Sul tema di una maggiore inclusitivà si è misurato dando prova di impegno Giuseppe Zorzi, nominato dalla Provincia di Trento senior advisor per gli Affari euregionali.

I progetti dunque, che hanno numeri significativi e non sono esenti da criticità nell’applicazione. Nel biennio di presidenza trentina del Gect si sono svolte 60 iniziative, tra cui 26 dirette (finanziate direttamente) e 34 coordinate. Le principali sono quattro. Il pass per la mobilità per gli studenti è uno di questi. Sebbene abbia un grande potenziale anche per facilitare scambi e relazioni, non è facile attuarlo perché i tre territori hanno politiche tariffarie diverse. Esiste poi il Centro euroregionale presso la fondazione Mach di San Michele all’Adige per la ricerca sulle malattie del metabolismo e della dieta. Seguono il master per la cooperazione transfrontaliera, con 18 iscritti divisi equamente, che dovrebbe partire – forse – nel 2018, e HistoRegio, un insieme di ricerche comuni dei dipartimenti universitari di storia delle tre città: sul confine del Brennero, l’economia e la Nationbuilding nel Tirolo. L’elenco degli altri progetti è lungo: si va dal portale prima guerra mondiale agli incontri di ambito sanitario, passando per il fondo Euregio per la ricerca, Forum Alpbach, scambi scolastici.
 
Dal punto di vista finanziario, per il 2018 il finanziamento è di 4,329 milioni (3,064 milioni nel 2019 e 2,845 nel 2020). Trento e Bolzano contribuiranno nei tre anni rispettivamente con 1,198 milioni, 825.000 e 800.000 euro, il Land Tirol con 1,288 milioni, 870.000 e 800.000 euro.

L’appuntamento di giovedì vedrà il cambio di consegne nella carica di segretario generale del Gect tra Valentina Piffer, rappresentante del Trentino, e Christoph von Ach (Bolzano).  “Sono stati due anni intensi, ricchi di soddisfazioni professionali – afferma Piffer -. Molti i progetti portati avanti a favore della cittadinanza, ad esempio nella mobilità e nella cultura”.

Interviene anche von Ach, che non ravvisa malumori. “Onestamente non ne ho sentito parlare, la collaborazione nel nostro ufficio è più che leale. Il Gect ha della strada da fare ma tanta ne ha già fatta. È pacifico, siamo nati solo nel 2011. Con il passaggio alla provincia di Bolzano si continuerà il lavoro a favore della collaborazione tra i tre territori, per sviluppare progetti nuovi e rafforzare l’intesa”. Von Ach, che ha un fratello in politica, nei Freiheitlichen (Florian), risponde a una critica che serpeggia nei suoi confronti: sul fatto che la sua nomina potrebbe essere vista come un rafforzamento nell’Euregio di una sensibilità conservatrice, affine alla destra tedesca. “Non rispondo per una persona diversa da me, che è mio fratello. Io non ho mai fatto politica, non sono allineato e rappresento un’istituzione”.