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Reintroduciamo l’ibis eremita in natura

Tra agosto e settembre, tra l’Austria e la Toscana, un team europeo ha insegnato le rotte migratorie all’ibis. L’obiettivo? Raggiungere i 350 esemplari entro il 2028.
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Foto: Waldrappteam Conservation & Research

Si chiama LIFE il progetto dell’Unione Europea che mira alla tutela dell’ambiente tramite dei finanziamenti a lungo termine in numerosi progetti di protezione ambientale e climatica. Tra questi rientra quello legato alla reintroduzione dell’ibis eremita in Europa. Grazie al coinvolgimento di Germania, Austria, Italia e Svizzera, tra il 2014 e il 2019 degli esemplari di questa specie sono stati rilasciati nelle Alpi e, ad oggi, è stato raggiunto il numero di 250 individui presenti, 100 in meno dall’obiettivo fissato per il 2028. Angela Di Pumpo, biologa e appassionata di ornitologia nonché referente italiana del Waltrappteam, racconta il progetto, le principali cause di morte dell’ibis e l’insegnamento delle rotte migratorie che avviene attraverso l’imprinting, ovvero un particolare tipo di apprendimento reso possibile, in questo caso, grazie al lavoro di due donne.

 

“Il nostro obiettivo non è solo quello di reintrodurre almeno 350 individui di ibis eremita nel nostro continente, ma rendere questa specie autonoma e in grado di sopravvivere da sola. Per questo è necessario combattere la caccia illegale, rendendo le sanzioni più dure, e in più impedire che l’ibis muoia a causa delle scosse elettriche dei tralicci di media tensione. Inoltre, puntiamo a raggiungere il target di 7 colonie a nord e a sud delle Alpi entro il 2028”, spiega Di Pumpo. Secondo i dati del progetto, infatti, il 31% delle morti degli ibis in Italia è causato dalla caccia illegale, mentre, in Austria il 45% dallo shock elettrico dei tralicci. “La messa in sicurezza dei tralicci è una misura molto importante in quanto, così facendo, si andrebbe a risolvere un problema che coinvolge anche altre specie, come i rapaci, i gufi e le cicogne. D'altra parte, le ragioni della caccia contro l'ibis non sono molto chiare: in passato, la carne del volatile era considerata una prelibatezza, ora non più. Secondo degli studi, quindi, i cacciatori probabilmente lo confondono con altri uccelli”, continua Di Pumpo.

 

L’imprinting e le rotte migratorie

 

Vista l’estinzione in natura dell’ibis eremita, tutte le conoscenze riguardanti le rotte migratorie sono andate perse sia da parte dell’essere umano che del volatile. Dunque, a stabilire il nuovo tragitto è stato il Waldrappteam. “Avendo scelto come unico sito di svernamento la laguna del WWF di Orbetello, in Toscana, abbiamo deciso di delineare un percorso che partisse dai siti di riproduzione in Austria e Germania e avesse come punto d’arrivo proprio Orbetello”, dice Di Pumpo. 

 

"Non avendo più memoria delle rotte migratorie, è necessario far iniziare al gruppo di ibis un percorso di apprendimento per esposizione chiamato imprinting. Visto anche il notevole tempo che richiede, sono pochi i progetti che utilizzano la migrazione guidata dall’uomo. Quest’ultima consiste nell’allontanamento dei piccoli ibis da parte dei propri genitori uccelli e la loro successiva adozione a due mamme umane, con cui trascorreranno tutto il proprio tempo. I piccoli di ibis, riconoscendo le due figure umane come i propri genitori, le seguiranno ovunque. Insieme a un gruppo di piloti, successivamente, le due donne utilizzeranno due paraplani – dei veicoli ultraleggeri che sono un mix tra un parapendio e un deltaplano – per effettuare la migrazione insieme agli ibis, che seguiranno il percorso. Quest’anno il processo di migrazione guidata è avvenuto dal 16 agosto al 3 settembre e sono seguite diverse settimane di contatto tra voltili e umani per agevolare l’ambientazione” racconta Di Pumpo. “Attualmente, per monitorare al meglio la specie, l’80% degli uccelli è dotato di GPS con sensore di attività, che, ad esempio, consente di capire se l’ibis è sdraiato e dove si trova. Questo – conclude Di Pumpo - ci permette di intervenire tempestivamente in caso di emergenza, ma la percentuale di ibis dotati di GPS è destinata a diminuire proprio in vista del raggiungimento dell’autosufficienza della specie”.