Kultur | Storia locale

Christoph Hartung v. Hartungen, il pensiero libero

Presentata la raccolta di saggi dello storico Christoph Hartung von Hartungen, scomparso nel 2013. Il ricordo di amici e colleghi in una sala stracolma del Filmclub.

Il volume Il pensiero libero – Der weite Blick (di cui Salto.bz anticipa il capitolo Hommage an einen Unangepassten / Omaggio a un originale) raccoglie venti contributi e l'elenco completo delle pubblicazioni dello storico Christoph Hartung von Hartungen (1955-2013). Insegnante al liceo classico in lingua tedesca Walther von der Vogelweide di Bolzano, fu presidente del Consiglio scolastico provinciale (Landesschulrat), consigliere comunale dapprima a Castelrotto e dal 2000 al 2005 per i Verdi-Grüne-Verc a Bolzano. Il libro edito da Raetia a cura della Michael-Gaismair-Gesellschaft – che von Hartungen contribuì a fondare – è stato presentato venerdì 9 gennaio nel giorno del suo 60esimo compleanno in una sala gremita del Filmclub, con gli interventi di Günther Pallaver, LeopoldPoldi” Steurer, Martha Verdorfer, Carlo Romeo, Giorgio Mezzalira, Diego Leoni e Luciana Palla.

Ai loro ricordi si è unito quello personale del sindaco di Bolzano Luigi Spagnolli: “Christoph venne assunto dal Comune come archivista. Allora però non c'era l'Archivio Storico della Città sotto i Portici, bensì un ufficio archivio, dove le lettere inviate all'amministrazione erano 'archiviate' trascrivendone i dati a mano in un grande librone. “E' questo il vostro archivio?” mi domandò Christoph. Da persona mite e disponibile quale era, non si fece troppi problemi a riempire le caselle del librone. In seguito lo accompagnai nei due piani di cantine sotto al municipio, pieni di carte – fu lì che Christoph gettò le basi per la nascita dell'archivio storico, tra una trascrizione e l'altra. Portò nell'amministrazione comunale la passione dello studioso per la storia e la cultura”.

Secondo Poldi Steurer “chi desidera farsi un'idea del lavoro di von Hartungen legga il saggio Historie und Interdisziplinarität, nel quale illustra la propria concezione di storico: un rigoroso lavoro scientifico accompagnato dall'attenzione per la divulgazione, il trasmettere e raccontare la storia a tutte le fasce della popolazione, portarle a ragionare. Ispirandosi a Carlo Ginzburg ed Eric Hobsbawm, l'opera di Christoph era una vera e propria profilassi alle malattie dell'etnocentrismo e del nazionalismo. Lo dimostrano interventi come Andreas Hofer in der Via Rasella e – l'anno successivo allo shock per le celebrazioni hoferiane del 1984 – il primo Lehrbuch storico in Sudtirolo, dal sottotitolo eloquente Materialien, Dokumente, Quellen, Hintergründe. Se pensiamo a quanti anni ci sono poi voluti per realizzare un libro comune di storia per le scuole sudtirolesi...”

La storica Martha Verdorfer conobbe von Hartungen alla mostra sulle Opzioni del 1988 (“imparai molto”) ed è stata per vent'anni sua collega al liceo. “In sala insegnanti, luogo dove si scarica lo stress quotidiano, era un'àncora e al contempo un faro: la calma, l'ironia, i consigli da sindacalista, e lo sguardo fuori dalla scuola, il dialogo sull'attualità, la gioia per il sapere trasmessa agli studenti”. Pure il collega e storico Carlo Romeo lo incontrò alla mostra del 1988: “Io sto al Carducci, perciò entrambi insegnavamo al classico – in due scuole diverse ma vicine. Pur essendo lui un 'militante', tendeva a fornire giudizi complessivi, grazie alla solidità dello sguardo onnicomprensivo, che andava controcorrente rispetto alla specializzazione di quegli anni, con studi sempre più settoriali. La sua sfida era intrecciare gli ambiti, integrare le prospettive dei gruppi linguistici, indagare la sedimentazione dei miti lungo il corso dei secoli. Come ha ricordato Poldi, è suo il primo libro didattico sulla storia locale, con solide basi scientifiche e materiali per il lavoro in classe”.

Giorgio Mezzalira, anch'egli storico e insegnante, ricorda “l'onestà e curiosità intellettuale, per nulla dogmatica, mai accomodante, pur sensibile verso le posizioni degli altri” del percorso civico di von Hartungen: “Era un intellettuale impegnato, figura oggi in ritirata e vista con sarcasmo. La scelta politica dell'interetnicità arrivò dopo l'assidua frequentazione dell'altro mondo linguistico. Si espresse contro la rimozione del bassorilievo di Hans Piffrader, dopo l'accordo Bondi-SVP, così come suonò il campanello d'allarme sulla cancellazione della toponomastica italiana. Vedeva il rischio che venisse tolto l'Heimatrecht agli italiani del Sudtirolo, di cui conosceva la pancia”.

Diego Leoni ricorda il rapporto con il Trentino – in particolare la collaborazione con il Museo Storico di Trento – ma anche alcuni aneddoti personali: una sera in malga a leggere poesie, o “l'insuperato” convegno storico internazionale di Rovereto nel 1985. Per Luciana Palla è mancato un amico con cui andare in gita sulle Dolomiti bellunesi piuttosto che sul Grappa. “Capiva il ladino, era aggiornato sull'attualità delle valli ladino. All'Istituto bellunese sulla Resistenza ricordammo assieme ad altri studiosi sudtirolesi e trentini il periodo dell'Alpenvorland, che unì Belluno alle vicende di Trento e Bolzano. Anch'io lo conobbi alla mostra sulle Opzioni”. Un momento di svolta per la storiografia sudtirolese, cui Christoph Hartung von Hartungen ha dato un contributo decisivo.

Luigi Spagnolli, Günther Pallaver, Poldi Steurer, Luciana Palla, Giorgio Mezzalira, Carlo Romeo, Martha Verdorfer e Diego Leoni alla presentazione del libro al Capitol/Filmclub