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“La cosa che mi manca di più è il mare”

Cosa mi auguro per gli artisti in futuro? Che possano esprimersi sempre liberamente. Ruşen Gülen, attore turco, ci racconta la sua “vita d’artista” in tempo di Covid-19.
Istanbul
Foto: Pixabay

Abbiamo raccolto testimonianze in giro per il mondo per capire come viene vissuta, nei vari Paesi, la situazione coronavirus. Oggi Ruşen Gülen, un attore turco di 38 anni che vive a Istanbul, con la sua testimonianza raccolta da Marta Marchi ci racconta com’è la sua professione durante la pandemia in Turchia e quali sono le esigenze dell’arte, stretta tra l’emergenza e la crisi economica che sta attraversando il Paese governato da Erdoğan. 

Stavo per partecipare a un festival di corti cinematografici quando è stato annunciato il primo caso di Covid-19 in Turchia. Ora che ci penso non so nemmeno se è stato cancellato oppure no.

Presumo di sì. Ma non importa, dopo aver visto le notizie ho immediatamente abbandonato l’idea. Penso che molte altre persone si siano comportate così. Nei primi giorni non c’era un vero e proprio divieto ma gli spettatori avevano paura di andare a teatro e gli attori di andare in scena. Così si sono fermati tutti gli spettacoli. Non ero nel mezzo di una produzione quindi il primo effetto della pandemia per me è stato questo: non poter più partecipare ad alcuna  iniziativa artistica.

Nei primi giorni del lockdown ero molto produttivo. Scrivevo, leggevo, studiavo in vista di progetti futuri. Ero molto focalizzato e dedito. Avevo mille idee, ho cercato di concentrarmi su di una in particolare e ho fatto qualche passo in avanti. Mi sono confrontato con colleghi e amici. Abbiamo provato a trovare il modo di creare un progetto online. Non so se sarà pronto prima della fine del lockdown ma sono quasi certo che prima o poi lo porteremo a termine. Quindi se la si guarda con ottimismo questa situazione può anche essere l’inizio di qualcosa di positivo.

Passato questo slancio produttivo, oggi come oggi mi sento un po’ arido. Da una settimana non mi occupo dei progetti futuri. Non so perché, semplicemente non me la sento. Immagino che stare isolati e non poter osservare la gente e la vita fuori abbia un effetto negativo sulla mia creatività. L’ispirazione spesso nasce dalle persone, dagli avvenimenti, dalla natura in cui ti immergi. Spesso un passante casuale ti dà l’idea di cui avevi bisogno per un progetto.

È difficile trovare la tua musa tra le mura che ti rinchiudono

Allora sto cercando di lasciare libera la mente mentre il corpo è bloccato. D’altro canto mi dico anche che non è la prima volta che mi sento “fermo” all’interno di una processo creativo. Magari la pandemia è solo una scusa e domani sarò di nuovo molto produttivo. Anche se di solito, quando mi capita di sentirmi così, provo sempre a fare altro per uscire dalla routine. Ora questo è quasi impossibile. Non posso andare al mare, non posso vedere gli amici, non posso andare in un bar e bere fino a dimenticare il progetto su cui sto lavorando.

Poi ci sono le questioni economiche. La maggior parte degli artisti sono senza entrate e non ci sono sostegni da parte dello Stato. Per i lavoratori dello spettacolo dal vivo è ancora più dura. In questo lavoro devi essere presente fisicamente, devi poter  incontrare il pubblico, poterlo guardare negli occhi. Ho sempre considerato il teatro una forma d’arte che si compie assieme agli spettatori. La maggior parte delle compagnie caricano i video dei loro spettacoli su youtube…ho provato a guardarne qualcuno ma non è la stessa cosa. Immagino che in futuro si vedranno molte compagnie creare spettacoli appositamente per canali digitali. Sinceramente sono curioso di vedere come sarà la trasformazione digitale del teatro.

Il Turchia il settore dello spettacolo si sta muovendo in modo simile a quello italiano. Molti artisti hanno seri problemi economici. Le compagnie indipendenti sono quelle messe peggio. La prima cosa che ha chiuso è il settore dello spettacolo. Dalla settimana prossima riapriranno i centri commerciale ma gli eventi culturali rimarranno bloccati. Oltretutto non c’è sostegno da parte dello Stato. Così la settimana scorsa compagnie teatrali e artisti hanno lanciato una petizione. È partita con 2.000 firme di adesione del settore ed è stata annunciata online. In pochi giorni circa 30.000 persone hanno firmato per sostenere la causa. La maggior parte dei firmatari sono amanti del teatro, i nostri spettatori. Chiunque voglia può supportarci compilando il form sul sito tiyatromuzyasasin.com che tradotto suona più o meno così: 

Facciamo vivere il nostro teatro

Nella petizione chiediamo sette cose:

  1. Niente tasse per le compagnie teatrali
  2. Cancellazione delle tasse fino a gennaio 2021
  3. Sostegni statali per coprire gli affitti fino a gennaio 2021
  4. Stipendi e costi del personale devono essere compensati dallo Stato
  5. Supporto economico ai lavoratori dello spettacolo fino a riapertura teatri 
  6. Intervento a livello legislativo: le compagnie teatrali devo essere considerate imprese artistiche e non attività commerciali
  7. Supporto statale alle compagnie indipendenti va riconsiderato in base alla situazione attuale

Al  momento non abbiamo avuto risposte. Personalmente non credo che le nostre richieste verranno ascoltate e neppure lo pensano i miei colleghi. Ma dovevamo fare qualcosa e far sentire la nostra voce. La Turchia sta vivendo una brutta situazione economica e purtroppo l’arte non è tra le priorità.

In questo periodo la cosa che mi manca di più è il mare. Mi manca campeggiare. Mi manca stare nella natura, non mi mancano le folle, neppure le città, solo la natura. Certo, mi manca anche la mia famiglia e i miei amici ma la natura mi manca di più. Di sicuro non mi manca la ressa e neppure la frenesia.

Cosa mi auguro per gli artisti in futuro? Che possano esprimersi sempre liberamente

Che siano liberi da questioni economiche, liberi dalla censura, liberi da invisibili confini interni. Spero che potremo incontrare presto i nostri spettatori e insieme creare quello spazio magico come abbiamo sempre fatto.

(Grazie a Ruşen Gülen)