Politik | VERSO LE PROVINCIALI

LeU c'è. E guarda ai No Tav

A Trento Liberi e Uguali chiama a raccolta - di nuovo - la sinistra e i contrari alle grandi opere "mollati" dal M5s. Attolini: sulla legge elettorale "copiamo" Bolzano.
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Foto: LeU

Il meccanismo squisitamente proporzionale che si applica per eleggere il consiglio provinciale di Bolzano non mette al riparo il sistema politico altoatesino dalla frammentazione, una tendenza che pare acuirsi con la nuova proliferazione di liste personali e civiche, l’ultima quella di Paul Köllensperger. Tuttavia, c’è chi vede nella legge elettorale in vigore un modello più equo e rappresentativo, più fedele al dettato dello Statuto di autonomia regionale, e propone di applicarlo anche in provincia di Trento. È questa una delle “sette azioni prioritarie” per il Trentino proposte dal comitato promotore provinciale di Liberi e Uguali. La formazione non è sparita – dopo la sconfitta nazionale alle politiche – e crede nel progetto per le prossime provinciali, continuando a dare voce ai contrari alla Tav “mollati” dai 5 stelle elevati alle responsabilità di governo.

 

Primo, esserci ancora

La lettera aperta di LeU in Trentino può essere vista come l’ennesima, forse fallace, chiamata a raccolta di “tutte le cittadine e cittadini, soggetti politici, associazioni, movimenti”, delle forze sociali che vogliono un cambiamento radicale del sistema anche a livello locale. Il tentativo in altre parole di formare un’ulteriore aggregazione nel campo della sinistra. La vasta galassia che fa capo al comitato di LeU però è di avviso opposto. “Qui in Trentino – spiega Renata Attolini – ci siamo sempre trovati bene a lavorare insieme. Abbiamo deciso di continuare, non solo per le provinciali”. Al comitato fatto da 40 persone aderiscono Sinistra italiana, di cui Attolini è segretaria provinciale, alcuni rappresentanti di Possibile di Civati, come Massimo Toscanelli, Benedetto di Ruzza, Guido Giovannardi, e una parte di Mdp, la formazione di Bersani e D’Alema.

Curioso perché il gruppo di Mdp della Vallagarina, che si riconduce all’ex Pd Fabiano Lorandi, converge sul centrosinistra, mentre verso LeU gravitano gli attivisti di Trento, val di Non e Rotaliana, vedi Gianco Zueneli. Sembrano le schegge di una deflagrazione, ed è quella che da tanto tempo affligge il campo della sinistra in Italia. Il paradosso è che quando le tante sigle si riuniscono sotto elezioni (fu così con la Sinistra Arcobaleno di Bertinotti, nel 2008) vengono bastonate dagli elettori, che almeno nei ceti popolari oggi guardano di più a Lega e 5 stelle.

Finora è stato così. Tanti nomi, pochi voti (ma lo diranno le urne a ottobre), mentre a Salvini bastano i post su facebook e la propaganda a spese dei migranti. È la politica 2.0 che viaggia parallela alla complessità del reale. Tornando a LeU, Attolini evidenzia un tratto distintivo della formazione che si smarca dalle divisioni del centrosinistra. “Se uno è convinto che la Tav non ci debba essere non può sedersi al tavolo di chi la vuole. Se uno vuole rifondare l’economia basandola sull’ecologia, non può trovare accordo con chi è contrario. Noi siamo contro la Valdastico, nelle due versioni, contro la Buona scuola peggiorata da Ugo Rossi, per un’accoglienza diffusa dei migranti che tuteli chi c’è già e chi arriva”.

Se uno è convinto che la Tav non ci debba essere non può sedersi al tavolo di chi la vuole. Noi siamo contro la Valdastico, nelle due versioni, e contro la Buona scuola peggiorata da Ugo Rossi. A favore invece di una rifondazione ecologica dell'economia e di un’accoglienza diffusa dei migranti, che tuteli chi c’è già e chi arriva (Renata Attolini, LeU)

 

 

Le sette priorità

Tra le sette azioni prioritarie ci sono una legge per la montagna “che tuteli la biodiversità”, la “buona e piena occupazione” (chi non la vuole), la “riforma degli strumenti di partecipazione all’autonomia”, i beni comuni e pubblici, compreso la scuola, gli investimenti per l’accoglienza, il “coraggio di dire dei no” (vedasi Tav e capitolo precedente), infine la revisione della legge elettorale perché “la vocazione maggioritaria mascherata da un finto proporzionale assomiglia all’Italicum bocciato dagli elettori italiani” e “contrasta con quanto deciso dallo Statuto di autonomia”. In una provincia in cui finora il centrosinistra autonomista con il 40% dei voti si è assicurato la maggioranza, LeU vorrebbe una ripartizione più equa, prendendo esempio dall’Alto Adige (che però ha tre gruppi linguistici). Anche perché c’è la possibilità che la formazione si presenti da sola, cercando di centrare un seggio partendo da una quota dei 9-10.000 voti presi alle politiche in provincia.

 

Il tavolo (chiuso) con il centrosinistra

LeU non chiude sul nome di Paolo Ghezzi, giornalista, ex direttore de l’Adige, come candidato presidente. Il nome è stato fatto da una parte del centrosinistra, un’area “auto-convocata” (ne hanno parlato per primi Paolo Zanella di Arcigay a Piergiorgio Cattani, di Primavera trentina, Claudia Merighi, presidente dei Laici trentini), è stata rilanciata dai Verdi provinciali e piace a una parte di Pd e Upt. LeU aspetta di vedere se ci sono le condizioni per un tavolo comune. “Non siamo ci siamo ancora seduti – prosegue Attolini – perché non bisogna partire solo dai nomi ma dai programmi e finora su questo non si è detto nulla”.

Al tavolo del centrosinistra trentino non ci siamo ancora seduti perché si parla solo di nomi e non di programmi. Senza intesa andremo da soli. Con Rifondazione e le associazioni, con chi vorrà aderire, in una coalizione larga e alternativa. Non bisogna fare un favore a Lega e centrodestra, ma gli elettori di sinistra vogliono coerenza

Non resta che partire dai capisaldi contenuti nella lettera aperta. Senza intesa Liberi e Uguali andrà in solitaria. “Saremo per una lista unica, per dare un segnale unitario alla sinistra, con chi aderirà, da Primavera trentina a Rifondazione, incluse le associazioni. Una coalizione larga di sinistra, alternativa, non competitiva rispetto al centrosinistra”. Sempre che la frammentazione nel campo progressista non sia un favore all’ondata leghista. “Certo – ammette Attolini – non bisogna fare un favore al centrodestra, ma io sono anche convinta che ci sia voglia di coerenza. L’elettorato di sinistra se lo aspetta”.