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L’ultimo dono (mancato)

Donazione di organi, aumentano i “no”. Merano la più generosa fra i comuni medio-grandi italiani, ma la provincia non brilla. Saviolo (Aido): “C’è scarsa informazione”.
Medici, chirurghi, trapianto
Foto: Unsplash

È uno degli effetti della pandemia: nel 2020 il numero dei trapianti effettuati negli ospedali italiani è calato, sono diminuiti i donatori di organi ed è aumentata la percentuale di opposizioni espresse nelle dichiarazioni di volontà registrate dai comuni. Lo dice l’ultimo bilancio del Centro nazionale trapianti (Cnt). E se Merano risulta, fra i comuni medio-grandi, il più “generoso” d’Italia, stando al report Cnt sull’indice del dono, nel confronto con le altre province quella di Bolzano ha ancora parecchie posizioni da scalare in classifica.

 

Quelli che si oppongono

 

Il “no” alla donazione può essere espresso in due modi: il primo caso riguarda le persone che muoiono in ospedale, quando i medici informano i famigliari della possibilità di consentire di donare gli organi del defunto; nel secondo caso si può rilasciare in vita una dichiarazione in merito alla donazione nel momento del rinnovo della carta d’identità (una opzione garantita dal 2015).

Nello specifico, durante l’anno che si è appena chiuso, ci sono state 1,8 milioni nuove dichiarazioni contro le 2,3 milioni del 2019, un calo comunque contenuto considerato il lockdown e il rallentamento dell’attività degli uffici comunali nel rilascio delle carte d’identità.
Sempre nel 2020 l’opposizione alla donazione comunicata con la dichiarazione di volontà (dati aggiornati al 14 dicembre) ha raggiunto il 34 per cento, la percentuale più alta degli ultimi anni, contro il 32,8 per cento del 2019. In pratica più di 3 cittadini su 10 si dichiarano contrari alla donazione. Dati che destano grande preoccupazione fra gli esperti del Centro nazionale trapianti.

 

L’aumento delle opposizioni alla donazione potrebbe essere insostenibile a lungo termine - sostiene Massimo Cardillo, direttore del Cnt - . Abbiamo bisogno di scendere sotto questa soglia perché troppi potenziali donatori escono dal processo a causa di un ‘no’ espresso in vita. Per questo, rinnovo l’appello ai cittadini ad avere maggiore fiducia nel nostro sistema, uno dei migliori in Europa, e - sottolinea Cardillo - a consentirci di salvare la vita a migliaia di pazienti in attesa di un trapianto”.

Con l’enorme carico sulle strutture ospedaliere (e sulle terapie intensive) impegnate nella lotta al Covid-19 nei primi nove mesi del 2020 c’è stato un calo del 7,8 per cento dei donatori utilizzati e del 6,6 per cento dei trapianti eseguiti. Si tratta, secondo Cardillo, di una “diminuzione inevitabile ma tutto sommato contenuta alla luce della situazione generale, e inferiore rispetto a quella osservata negli altri Paesi europei. La Rete trapianti è al lavoro per invertire la rotta e tornare il prima possibile ai livelli di attività degli ultimi anni”.

 

Alto Adige sotto la lente

 

L’indice del dono è lo strumento elaborato dal Centro nazionale trapianti che serve a classificare i comuni, le province e le regioni più “solidali” sulla base di diversi parametri come il consenso nelle dichiarazioni di volontà e il numero di dichiarazioni positive o negative rispetto alle carte di identità emesse.

Dal report emerge che nel 2020 è Sassari a piazzarsi al primo posto del ranking, con un tasso di consenso superiore dell’80% nelle città con più di 100mila abitanti, seguono Livorno e Trento. Tra i comuni medio-grandi (30-100mila abitanti) svetta Merano. Nel paragone con le regioni il Trentino ottiene la medaglia d’oro, l’Alto Adige difende l’ottavo posto. Fra le province italiane, invece, quella trentina copre la terza posizione, mentre quella di Bolzano scivola al 42esimo posto.

 

Come spiega a salto.bz Annamaria Saviolo, presidente dell’Aido (Associazione Italiana per la Donazione di Organi, Tessuti e Cellule) provinciale, in Alto Adige “e soprattutto, ho constatato, fra la popolazione di lingua tedesca c’è una altissima percentuale di persone che dichiarano la loro contrarietà alla donazione perché influenzate dal fatto che in Austria e Germania vige la regola del silenzio-assenso, ma da noi non è ancora così. Basti pensare - prosegue - che ancora nel 2008 in Alto Adige erano state depositate presso la Asl circa 900 dichiarazioni per il no contro un centinaio del Trentino, una differenza territoriale molto significativa”.

L’opposizione è dovuta quasi sempre alla scarsa informazione, “è solo in caso di morte cerebrale che avviene il prelievo per un trapianto d'organo ed è sufficiente che un solo componente della famiglia del potenziale donatore dica di no perché quel prelievo non si faccia - sottolinea Saviolo -. Ecco perché è importante esprimere la propria volontà in vita, questa infatti non può essere modificata da nessuno, nemmeno dai famigliari”.

La strategia è sensibilizzare sul tema a tamburo battente, di qui il richiamo di Saviolo: “Occorrono volontari che ci aiutino nel processo di diffusione della cultura della donazione, il passaparola da solo non basta. E va anche detto che la chiusura delle scuole - dove Aido, Avis, Admo, Aido, Adisco sono solite portare avanti le loro campagne - non ha certo aiutato la causa, è noto del resto che è proprio fra i giovani che si trovano i più favorevoli alla donazione degli organi”. Che è un gesto salvavita. Perciò “ne va compresa l’estrema importanza - conclude la presidente dell’Aido altoatesina -. Le persone che sono in attesa di un trapianto vivono momenti tremendi, e specie in un momento come questo, in piena pandemia, sono particolarmente esposte. Pensiamo a loro”.