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Prendere la palla al balzo

SLAPP: L’imponente raccolta di firme per Salto ha riservato sorprese per chi ha firmato l’appello. Il passo logico ora è sollevare il problema a livello (inter)nazionale.
mattarella athesia
Foto: Screenshot YouTube

L’azzardata mossa dell’Athesia contro Salto si sta rivelando un boomerang. La notizia dell’accusa giudiziaria contro il piccolo portale giornalistico da parte del colosso dei potentissimi fratelli Ebner, è stata riportata e commentata sui principali media austriaci e tedeschi e ha trovato eco anche sui quotidiani nazionali.

 L’immagine che esce dai servizi giornalistici è quella del gigante prepotente che vuole umiliare chiunque provi a avanzare critiche sul suo operato. A poco vale il tentativo di controffensiva degli avvocati di Athesia, fuori tempo massimo a dire la verità di giustificare la loro azione come una difesa della dignità dell’editore. I giudici valuteranno in autonomia come sono andate le cose, ma tutti sanno che Salto non ha messo in atto alcuna azione di stalking contro Athesia, ma semplicemente ha inteso fornire all’opinione pubblica l’immagine realistica dell’anomalia che si registra in provincia di Bolzano sul fronte del controllo dell’informazione e sulle influenze non legittime sulla politica.

Onore dunque a chi ha avuto il coraggio di scrivere gli articoli e di denunciare in conferenza stampa le intimidazioni e massimo rispetto per chi ha scritto l’appello per la libertà di informazione nella provincia di Bolzano, firmato a oggi da più di mille persone.

L’imponente raccolta di firma a favore di Salto ha riservato grandi sorprese non solo per la quantità di sottoscrizioni raccolte, ma anche per chi ha firmato l’appello: membri della società civile, imprenditori, giornalisti, rappresentanti di associazioni e esponenti politici di primo piano come i parlamentari Julia Unterberger, Manfred Schullian e Luigi Spagnolli.

Ne esce plastica l’immagine che anche nella vecchia Heimat hoferiana, al di là di appartenenze linguistiche e dei diversi orientamenti politici e culturali, è ormai ben viva una società liberale

Ne esce plastica l’immagine che anche nella vecchia Heimat hoferiana, al di là di appartenenze linguistiche e dei diversi orientamenti politici e culturali, è ormai ben viva una società liberale, attenta di diritti, dinamica, che rigetta l’idea che il nobile di turno possa esercitare il potere di vita e di morte sull’intero popolo locale.

Non era un dato per scontato, se si pensa come l'ex governatore Luis Durnwalder, nonostante i molti guai giudiziari, sia ancora oggi oggetto di riverenza e venerazione e il suo volto appare su decine di copie di biografie e libri (editi da Athesia) che inneggiano alla sua grandezza politica e morale. Ecco forse è oggi più visibile che mai che la provincia di Bolzano non è questo o non è solo questo e ciò non può che essere un bene per la democrazia e il futuro di questa terra.

Naturalmente sarebbe stato bello vedere tra le firme raccolte a sostegno dell’appello di Hans Heiss anche quelle di Tommy Widmann, di Meinhard Durnwalder, di Ingemar Gatterer, degli imprenditori più vicini al potere politico. Ma tutto non si può avere.

Quello che è certo è che sarebbe un peccato adesso non prendere la palla al balzo. Ora che l’anomalia è stata resa visibile e svelata e si può usare la grancassa dei media nazionali e internazionali per denunciare la situazione di abnorme e pericoloso controllo dell’informazione da parte di un gruppo che perseguendo fini di parte da anni condiziona in modo capillare la vita politica e economica della provincia.

L’orientamento delle istituzioni internazionali e nazionali in materia di libertà di informazione in materia è più che chiaro e questo dovrebbe incentivare a agire in modo deciso.

Nel 2007, una fondamentale dichiarazione del Comitato dei Ministri europei aveva formalmente allertato  gli Stati membri sui rischi che la concentrazione dei media comporta per la democrazia e i processi democratici, sottolineando “l’opportunità di dissociare in maniera effettiva e manifesta l’esercizio del controllo dei media e il processo decisionale editoriale dall’esercizio del potere e dall’influenza politica” e attirando l’attenzione sulla “necessità” di adottare “misure regolamentari” per evitare una concentrazione che metta in pericolo la democrazia.

Il Presidente della repubblica Mattarella intervenuto nel 2018 alla festa dei 130 anni dell’Athesia ha a sua volta più di recente ricordato il valore della libertà di informazione e della tutela delle voci delle minoranze che non sono solo etniche, ma anche culturali, religiose, economiche e politiche. Forse il vecchio Toni Ebner deve avere equivocato il messaggio e pensato che la Dolomiten ha diritto a ricevere quattrini pubblici e l’Athesia a avere garantita la sua posizione di monopolio, solo per il fatto di autodichiararsi come titolare del sistema dei media che tutela la popolazione tedescofona della provincia di Bolzano. In realtà i media del gruppo Athesia tutelano ormai principalmente una parte della comunità e gli interessi dei loro proprietari, mentre la tutela della minoranza è per fortuna affidata a ben più alteri guardiani: gli accordi internazionali, l’Onu, l’Unione Europea, le Costituzioni di Italia e Austria.

Il passo logico da compiere è quello di sollevare il problema dell’anomalia del sistema Athesia a livello nazionale e internazionale per porvi rimedio

Quindi anche per i fratelli Ebner valgono le regole generali: non si può controllare i media e esercitare influenza indebita sui processi democratici.

A questo punto, messo a nudo l’Imperatore senza più vestiti, il passo logico da compiere è quello di sollevare il problema dell’anomalia del sistema Athesia a livello nazionale e internazionale per porvi rimedio. A livello nazionale dovrebbe essere piuttosto facile. Gli onorevoli Schullian, Unterberger e Spagnolli possono velocemente presentare un disegno di legge parlamentare bipartisan per limitare il controllo monopolistico dell’informazione nelle regioni e provincie a statuto speciale. Sicuramente l’onorevole Alessandro Urzì per anni impegnato in battaglie un po' folkloristiche ma di buona resa elettorale contro Athesia lavorerà per fare convergere voti di opposizione e maggioranza a favore di un disegno di legge che tutela i principi costituzionali e europei.

A livello europeo il problema andrebbe segnalato, coinvolgendo la potenza tutrice e magari indirizzando una nota informativa congiunta tra Italia e Austria alla Commissione e al Parlamento europei per sottolineare l’urgenza di una normativa più incisiva a livello nazionale e regionale.

Certo se andassero così le cose, per i fratelli Ebner non sarebbe un bel risultato. Pensavano di rimettere in riga la concorrenza e invece si troverebbero a dovere rinunciare a remunerativi segmenti di mercato. Oltre che a perdere almeno una parte dell’immenso potere politico e di condizionamento derivante dal controllo asfittico dei media locali. Eppure a guardare bene affrontare di petto la questione del controllo dell’informazione in provincia di Bolzano potrebbe portare qualche bel vantaggio anche per loro e, in fondo,  per questo dovrebbero essere grati a chi rivendica maggiore democrazia e maggiore pluralismo.

L’attaccamento eccessivo al denaro e al potere è considerato uno dei sette peccati capitali dalla dottrina cattolica. I cattolicissimi proprietari dell’Athesia forse se lo sono dimenticato, ma converrebbe invece pensarci bene. Non basta dare spazio e visibilità sulla Dolomiten a tutte le funzioni e riti religiosi di ogni paesino di montagna per pretendere un posto in Paradiso.