Kultur | Diario di viaggio

India

Jaipur, la capitale del Rajasthan
Hinweis: Dieser Artikel ist ein Beitrag der Community und spiegelt nicht notwendigerweise die Meinung der SALTO-Redaktion wider.
Jaipur
Foto: Giulia Pedron © Tutti diritti riservati

Il Rajasthan è uno stato dell’India Settentrionale che confina con il Pakistan. Una terra unica che nella mente del viaggiatore rappresenta un fascino fiabesco: i Maharaja, i grandi turbanti colorati, cammelli, elefanti, pavoni, palazzi bellissimi, architettura incredibile. Il territorio fu dominato da diversi regni che lasciarono palazzi e fortezze come testimonianza del suo ricco passato.

Tra le città più famose di questo stato, ci sono Jodhpur, Jaipur e Jaisalmer soprannominate rispettivamente la città blu a causa del colore delle case di Jodphur che deriva da una sostanza che serve a tenere lontani gli insetti. La città rosa per il colore dominante dei palazzi di Jaipur, la capitale dello stato, e la città d’oro per la tonalità che gli edifici di Jaisalmer assumono al tramonto.

Altre località tra le più visitate per il loro fascino sono Pushkar e Udaipur, città quest’ultima che cambia completamente con i colori della sera.

In questo articolo voglio parlarvi di Jaipur, la capitale del Rajasthan.

Una volta scesa dal treno alla stazione, sono stata “accolta e assillata” da moltissimi proprietari di tuc tuc che volevano ad ogni costo accompagnarmi all’hotel. Per l’esattezza, ne ho contati 12. Questo è uno di quegli aspetti dell’India che iniziano con il divertirti e finiscono per esasperarti. Nonostante il mio gentile declino alla richiesta di salire sul loro tuc tuc, gli autisti non se ne andavano anzi, al contrario, insistevano sempre di più chiedendo continuamente quale fosse il mio hotel.

Finalmente, dopo penso senza esagerare almeno 500 metri in cui mi seguivano in una disordinata fila indiana, hanno finalmente capito che ci sarei arrivata a piedi. E così è stato, dopo una passeggiata di circa mezz’ora per iniziare ad immergermi nel caos di Jaipur, sono arrivata a destinazione: un grazioso ostello che per appena 2,5 euro oltre a un letto comprendeva la colazione. Meglio di così non potevo chiedere.

E proprio a Jaipur si trovava, teoricamente, quella famosa guesthouse di cui vi avevo parlato nel primo articolo sull’India da dove, 18 anni prima, quel mio “zio” aveva mandato una lettera a mia nonna. Ero particolarmente emozionata camminando verso l’indirizzo che avevo scritto su un pezzo di carta ma purtroppo una volta arrivata ho pensato che il residence che mi trovavo davanti fosse troppo “nuovo” per essere lo stesso in cui aveva soggiornato lui. E infatti, per esserne certa, sono entrata nella hall ma lo staff era decisamente troppo giovane: la guesthouse di una volta non c’era più. Dopo una sensazione un pò amara per non aver trovato quel che cercavo, ho continuato il mio giro per la città: mi bastava comunque l’emozione che avevo provato per arrivarci.

CONTINUA

Giulia Pedron