Politik | Alla corte di Dodik

Amici degli amici di Mosca

Ad un forum economico in Bosnia Alessandro Bertoldi incontra Gudenus, la destra filo-Putin e chi nega Srebrenica. Nel board del “suo” Istituto Friedman c'è Giovannetti.
Forum di Jahorina
Foto: Forum di Jahorina

Jahorina è una località sciistica non lontana da Sarajevo. Si tratta di uno dei principali comprensori sciistici della Bosnia ed Erzegovina, che vanta ben 9 impianti di risalita e 35 km di piste. Ai Giochi olimpici invernali di Sarajevo, nel 1984, Jahorina ospitò le gare di sci alpino femminile. Dieci anni più tardi, invece, i suoi boschi innevati divennero un teatro di guerra: fu uno degli appostamenti dell’artiglieria serba durante il lungo assedio alla capitale bosniaca nei primi anni Novanta. È in questo scenario montano, tornato a essere idilliaco, che a fine aprile si è tenuto un summit economico internazionale promosso da Milorad Dodik, attuale membro serbo della Presidenza tripartita della Federazione di Bosnia ed Erzegovina, e già presidente della Republika Srpska - una delle due entità federali che formano il paese balcanico, nella quale si trova Jahorina.

 

 

Il nome di Milorad Dodik può suonarci familiare per tre ragioni: è colui che ha negato l’entità del genocidio di Srebrenica, definendolo “un mito” che “non ha mai avuto luogo”; ha più volte minacciato la secessione della Repubblica Srpska, mettendo in discussione il delicato assetto territoriale frutto degli Accordi di Dayton che posero fine alla guerra, nel 1995; ed è un grande estimatore di Vladimir Putin, che potrebbe approfittare delle mire di Dodik per destabilizzare i Balcani. Mentre la Russia prosegue la sua offensiva militare in Ucraina, c’è già chi parla di venti di guerra in Bosnia. E negli stessi giorni, il Forum economico di Jahorina si trasforma in una passerella per filo-putiniani da tutta Europa.

 

Dalla Crimea alla Bosnia - via Ibiza

 

A Jahorina non può mancare un po' di Alto Adige. Il panel dal titolo “Democrazia in Europa: il prezzo della libera scelta e la cancel culture”, tenutosi il 26 aprile, vede la partecipazione di un volto conosciuto della politica altoatesina. Si tratta del lobbista bolzanino Alessandro Bertoldi, noto per essere stato a lungo il “delfino” di Michaela Biancofiore, assumendo vari incarichi dentro Forza Italia, ma anche per aver accompagnato l'ex LH Luis Durnwalder nel controverso viaggio a Donetsk del 2015. Il forzista fu inoltre “osservatore internazionale” al referendum sull’autodeterminazione della Crimea nel 2014.

 

 

Alessandro Bertoldi è intervenuto al summit in Bosnia in qualità di direttore dellIstituto Milton Friedman Institute, che (si legge sul sito) “si occupa della promozione della figura politico-accademica dell’importante economista e della divulgazione culturale delle sue teorie liberali e liberiste”. A Johorina, come riportato in un ampio articolo pubblicato dall’Istituto, Bertoldi ha sostenuto che la “personalità di Milorad Dodik sia molto importante per l’intera Europa e la regione. Dobbiamo unirci per mantenere pace e stabilità”. “È un territorio difficile che ha trovato un suo equilibrio” aggiunge Bertoldi interpellato da salto.bz, “a ottobre ci saranno le elezioni e il tema è la rielezione di Dodik a Presidente della Repubblica Srpska. Si rischia che salti l’equilibrio, che diventi una nuova polveriera, qualora Stati Uniti ed Europa lo ostacolassero per ridimensionarlo. Se non gli mettono i bastoni tra le ruote, invece, resta lo status quo”.

 

 

Con Bertoldi sono saliti sul podio pure alcuni volti noti dell’estrema destra europea. C’è il nazionalista fiammingo Frank Creyelman, più volte invitato a Mosca e anch’egli già “osservatore” al referendum organizzato dal Cremlino dopo l'annessione della Crimea. Il leader del suo partito Vlaams Belang, Tom Van Grieken, di recente ha preso le distanze da Creyelman: “Stiamo ancora subendo le conseguenze di quando, otto anni fa, andò ubriaco in Crimea per cercare di rendersi interessante”. Altro volto noto (soprattutto a Mosca) è Olga Petersen della AfD, esponente dell’ala di destra radicale „Flügel“, che solo poche settimane fa si è rifiutata di alzarsi in piedi nel parlamento di Amburgo per omaggiare la console generale dell’Ucraina. Tra i relatori si riconosce anche Antonio Razzi, personaggio politico a dir poco colorito che fu senatore di Forza Italia.

 

 

A pochi passi da Bertoldi, siede la vera “star” del panel. È Johann Gudenus, l’ex capogruppo della FPÖ nel Parlamento austriaco, sodale di Heinz Christian Strache nello “scandalo Ibiza”. I filmati pubblicati nel 2019 dallo Spiegel e dalla Süddeutsche mostrarono come l'allora Vice-cancelliere avesse offerto a una sedicente nipote d’un oligarca russo dei contratti governativi in cambio del suo sostegno politico. La diffusione dei video provocò la caduta del governo formato da Popolari ed FPÖ. Gudenus ha studiato in Russia e fu l'organizzatore dell’incontro ripreso di nascosto a Ibiza nel 2017. A Jahorina, Gudenus ha parlato dei suoi legami personali con Milorad Dodik: “Mia moglie è di Banja Luka, ci siamo sposati lì e Dodik era al nostro matrimonio. È il custode della tradizione serba, delle relazioni serbe con la Russia, la speranza per la Republika Srpska”.

 

 

Come hanno convenuto gli esperti, la Republika Srpska rimane un’isola felice di pace e libertà in Europa e il suo leader, il membro serbo della Presidenza della Bosnia ed Erzegovina, Milorad Dodik, è un leader patriottico moderno, libero e indipendente in Europa che garantisce stabilità regionale. Secondo i relatori europei, Milorad Dodik è un esempio per la leadership dei Paesi europei e della regione nella difesa coerente degli interessi nazionali dei serbi di Bosnia ed Erzegovina, mentre spesso non si può dire lo stesso di molti leader dell’Unione europea che risultano più concentrati a sostenere la posizione degli Stati Uniti rispetto agli interessi dei propri cittadini, specialmente quando le condizioni politiche sono turbolente. (Dall'articolo dell'Istituto Friedman)

 

Oltre l'amicizia (e l'atlantismo)

 

Di fronte alle dichiarazioni del belga Creyelman secondo cui “le popolazioni del Donbass e della Crimea hanno tutto il diritto di scegliere con chi vogliono vivere, così le persone della Republika Srpska hanno il diritto di decidere se vogliono vivere in modo indipendente o tornare sotto l’ala della Serbia” Bertoldi non prova alcun imbarazzo: “La cosa bella dell’Istituto Friedman è che abbiamo una posizione comune, filo-atlantista, e poi delle sfumature personali molto diverse. Sicuramente sono quello più tacciabile di essere filo-russo per aver cercato in passato un dialogo con i separatisti del Donbass, anche se l’obiettivo era favorire l’Autonomia per quella regione così da risolvere il conflitto, ma purtroppo oggi chiunque esprime una posizione diversa è tacciato di essere filo-russo e lo spettro del maccartismo aleggia sulle nostre democrazie liberali. Gudenus ha posizioni più ideologiche delle mie, ma sui rapporti con la Russia ha una visione politica condivisibile o quantomeno non assurda”, spiega l’ex forzista.

 

 

 

A ben guardare l’organigramma dell’Istituto Milton Friedman, si scopre che nel Consiglio direttivo siede, oltre al direttore Alessandro Bertoldi, il consigliere comunale di Bolzano Gabriele Giovannetti (Oltre/Civica per Bolzano) che pur rappresentando l’opposizione in Consiglio è ormai il “regista” di molte delle iniziative politiche del sindaco Renzo Caramaschi, tra cui il nuovo Regolamento del Consiglio e quello della Polizia municipale. Giovannetti siede anche nel Comitato scientifico dell’Istituto, assieme al collega consigliere ed ex candidato sindaco Roberto Zanin e all’ex vicesindaco Klaus Ladinser.

 

 

Siamo certamente schierati con l'Ucraina aggredita, vedo che qualcuno tenta di difendere Putin che è invece a mio avviso assolutamente indifendibile” dichiarò Giovannetti due mesi fa in un’intervista a salto.bz, prima di presentare come primo firmatario un documento-voto contenente una dura condanna all’aggressione russa, approvato all’unanimità dal Consiglio comunale del capoluogo. Pochi dubbi, dunque, sulla fede atlantista e il sostegno alla causa degli ucraini. Molti, invece, sull’opportunità di continuare a dirigere senza batter ciglio un “Istituto” che ha tra gli interlocutori Gudenus e chi nega il genocidio di Srebenica.

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Gianguido Piani Fr., 13.05.2022 - 14:50

Mi occupo di URSS/ Russia da piu' di 40 anni e ho vissuto nel paese per piu' di 20. Potro' sbagliarmi, ma tra tutti i membri del Consiglio Direttivo e del Comitato Scientifico (https://www.friedman.it/team/) non ho riconosciuto un solo nome di persona attiva, presente ai congressi che contano (ad esempio in Italia: gli incontri annuali di Conoscere Eurasia a Verona), o citati nei piu' importanti libri di riferimento, autori di pezzi di opinione su giornali a larga diffusione, o altre attivita' simili. La pubblicazione geopolitica piu' importante in Russia e' "Russia in Global Affairs" (https://eng.globalaffairs.ru/), con valenza simile all'italiano Limes. Nessuno dei membri del Consiglio Direttivo vi ha mai pubblicato nulla. Inoltre il Presidente Onorario e' passato a miglior vita da piu' di due mesi ma dal sito non appare (visto il 13/5/2022), friedman.it non e' esattamente aggiornato, quindi.
Qualche anno fa ebbi uno scambio di idee con il direttore di uno dei piu' importanti istituti mondiali di ricerca sulla Russia, a proposito degli opinionisti incompetenti. Ci trovammo d'accordo sul fatto che si dovrebbe considerare esperto del paese solo chi (1) ne parla la lingua, (2) ha fatto da solo una registratsiya presso la polizia russa, l'equivalente del permesso di soggiorno italiano, e lo puo' dimostrare, o, in alternativa (3) che abbia fondato un business che funzioni e possibilmente di produzione, non di commercio. Gli altri possono tranquillamente venire considerati ciarlatani, ignorano di cosa parlano. Chiunque abbia veramente vissuto nel paese puo' confermare che arrivare protetti da un'organizzazione o una segreteria, in particolare se collegata a organismi statali, non e' la stessa cosa rispetto al fare da soli.
Per questi motivi non sopravvaluterei l'importanza delle attivita' di friedman.it in Serbia e in Russia, su quelle in Italia e nel resto del mondo non mi esprimo. E' pero' sintomatico che il sito sia solo in italiano e i membri quasi tutti italiani. Chissa' se Milton Friedman sarebbe stato d'accordo con le loro posizioni e soprattutto a prestare il suo nome all'istituto.

Fr., 13.05.2022 - 14:50 Permalink
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Gianguido Piani Sa., 14.05.2022 - 15:24

Aggiunta 14/5/2022. Ho conosciuto oggi persona molto vicina ad Alessandro Bertoldi e Gabriele Giovannetti che mi ha assicurato della loro preparazione riguardo in particolare questioni della Ex-Yugoslavia e che la loro posizione e' diversa dall'impressione generata dall'articolo. Sarebbe pertanto auspicabile che proprio loro commentassero i contenuti che li riguardano, per fare chiarezza. Tutto il rapporto con Russia, Ucraina, Balcani e' troppo carico di conflittualita' per poterci anche permettere malintesi. Avessimo avuto questo colloquio solo 24 ore fa avrei formulato in altro modo il mio contributo di ieri. Al contrario, relazioni da parte di chi ha visitato paesi in situazioni di conflitto potrebbe fornire un valore aggiunto alle informazioni in nostro possesso da fonti ufficiali.

Sa., 14.05.2022 - 15:24 Permalink