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UNO, NESSUNO, CENTOMILA DI QUESTI GIORNI

Un compleanno importante per la letteratura italiana
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Foto: Valentina Stecchi

Il 28 giugno scorso è stato il centocinquantesimo compleanno di Luigi Pirandello. Questo anniversario è stato ricordato dai media e dagli autori contemporanei in vario modo: uno tra tutti, Massimo D'Avenia è uscito con una ristampa del proprio libro L'arte di essere fragili, un vero e proprio omaggio a Pirandello. 

A centocinquant’anni dalla nascita di uno dei più grandi autori italiani, i ragazzi di COOLtour, nuovo progetto di promozione di cultura giovanile dell’Associazione La Strada-Der Weg, vogliono rendergli omaggio così, con un racconto e un’illustrazione, senza spazio e senza tempo, così come è senza spazio e senza tempo il talento indiscusso dell’autore siciliano.

UNO, NESSUNO, CENTOMILA DI QUESTI GIORNI, PIRANDELLO!

Inserì la fetta di melanzana gratinata tra due pezzi di pane che aveva accuratamente prescelto, poi gioì silenziosamente come un cuscino al quale viene annessa la giusta fodera, nel vedere che il tutto combaciava.

L’indomani avrebbe oltrepassato la soglia dell’età che lo incastrava lì da 364 lune.

Luigi voleva festeggiare questa volta, sapeva però di non essere in ottima forma, perciò aveva optato per una festa in maschera.

Uno, nessuno o centomila invitati sarebbero presto arrivati, il fischio del treno avrebbe dato il via al tutto, chissà se all’esclusa, la sua ex compagna, era giunta voce dell’evento. Forse gli amici della loro ormai trasandata band musicale, I sei personaggi in cerca di un autore, avevano come al solito già spiattellato tutto. Nutriva grandi aspettative: sarebbe stata la sua prima consapevole festa di compleanno e al contempo l’inaugurazione della sua nuova dimora, da uomo single, da uomo solo. Si era procurato tre scrivanie identiche, tutte poste nella stessa stanza: quella di sinistra la usava per scrivere i suoi articoli, quella di destra per correggere gli scritti e preparare gli esami per i suoi alunni, e quella centrale…quella centrale restava ancora vuota. O meglio: doveva fungere da scrittoio, ma da troppo tempo Luigi non osava seguire la vocina che sentiva in fondo in fondo al suo corpo e che lo perseguitava soprattutto quando entrava in bagno. Lo squillo del telefono interruppe il malsano corso dei suoi pensieri.

Dopo alcuni secondi di attesa e silenzio "In questo momento sto già affrontando diversi cambiamenti", rispose ad una signorina di una compagnia telefonica nazionale che gli offriva promozioni, sconti comitiva, prestazioni... Eppure appena mise giù, sentì la spinta di richiamare e dirle "Forse sì, che mi conviene pure attuare un intero mappamondo di cambiamenti, forse le congiunzioni astrali sono con me, insomma sette euri, invece che undici al mese, certo che mi conviene! Che poi a mantenere l’ex suocera, l’esclusa e le sorelle e i figlioletti e le tre scrivanie ci devo pensare io".

Ma lo sforzarsi, avere ancora a che fare con la minaccia burocratica, stare e restare seduto ancora per un po', trattare e ritrattare voci sconosciute, calcolare la sincerità, manovrare la sua identità, insomma firmare il cambiamento, senza altro respiro o affanno, ecco quello sì che gli conveniva! Che fatica in quel momento, che incredibile non voler ancora scacciare quell’enorme peso che gli era cascato addosso!

E allora fece ancora dei passi, piano, molto piano prima, e poi di fretta, correndo verso la momentanea meta, il divano. Ma non si sedette sul divano. Stravolto si sdraiò sulla terra-vulcano con lui in eruzione e lì, con gli ultimi respiri ricercò la più recente delle chiamate ricevute e attese.

Un’altra operatrice però gli rispose, un’altra che non s'intendeva di promozioni, risultava ancora in tirocinio, e non solo al lavoro, ma anche nella vita.

Din Don! – fece eco il campanello.

“Chi è?”

“Sono Enrico… ah, comunque sul citofono c’è scritto il cognome sbagliato. Pirlandello, e non Pirandello! Ahhaha!”

“Sì, lo so, è un errore dell’amministratore. Sono al quarto, Enrico. Quarto

Luigi aprì la porta e senza dar tempo ad Enrico di salutare, incalzò: “Dal telefono sono usciti solo vermi. Domani lo disinfetto, mi lascio dietro tutte le chiamate urlanti e moribonde. Dal telefono voglio solo fiori. E odore di gigli, noi figli in pace, senza attese massacranti. Dal telefono ci voglio dei fili invisibili, che scorrazzano da me e collegano la persona sull'altro versante. Dai fili acrobati senza missioni, se non l'arrivare stesso. Poi rigetti d'accordo di astri. Niente offerte dalla compagnia xy, ma solo promozioni di giornate sentite, realmente vissute. Che poi la realtà…Ecco, insomma, forse dal telefono voglio dispersioni di vita, Enrico.”

“Uau, che accoglienza, amico! Auguri comunque, centomila di questi giorni”, e nel dirlo prese il panino con all’interno la melanzana gratinata rimasta ancora intatta.

Racconto di Joana Preza ed illustrazione di Valentina Stecchi