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Le primarie della marginalità

Ogni sistema sociale per dirsi democratico ha bisogno di adeguate forme di rappresentanza politica.
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Se dobbiamo essere onesti e guardare in faccia alla realtà, le primarie per le elezioni del segretario provinciale del Partito Democratico rappresentano un nuovo ulteriore e drammatico passo verso il baratro della rappresentanza politica della comunità italiana in provincia di Bolzano e contribuiscono una volta di più a minare alla base la legittimità del sistema democratico su cui poggia l'architettura del sistema autonomistico. Rispetto alla precedente tornata di primarie, il libro della contabilità elettorale sancisce impietoso la cifra del disastro: da 3807 del 2013 votanti ai 2600 del 2017. Un terzo in meno. Che si aggiunge alla perdita di consensi ormai decennale del partito che dovrebbe essere, in quanto partner di giunta provinciale, il principale riferimento dell’elettorato italiano. In termini percentuali 2600 elettori corrispondono all’incirca al 2% dei residenti che hanno dichiarato l’appartenenza al gruppo linguistico italiano. In valori assoluti si tratta all’incirca del numero dei residenti di Laion o di Campo di Trens. Numeri che se proiettati sulle prossime elezioni provinciali destinano il partito di riferimento degli italiani a un’irrilevanza politica senza precedenti.
Forse bisognerebbe chiedersi come di fronte a tali numeri e risultati, il neo segretario e i vertici del partito democratico si possano dichiarare soddisfatti. Sono prevalse ragioni di personalizzazione della disputa che han portato a perdere completamente di vista lo sfondo della questione? Si tratta di un fenomeno di distacco emotivo dalla realtà che ricorda l’atteggiamento degli ufficiali di comando che ballano mentre il Titanic affonda? O più semplicemente è un ulteriore segnale di incapacità di una classe dirigente che non ha competenze e numeri per ricoprire il suo ruolo?
Quali che siano le motivazioni della mancata presa di atto della realtà, il problema che il calo di votanti alle primarie di domenica pone per la comunità italiana è drammatico. La partecipazione politica è una misura del livello di attivazione di una comunità: più una comunità è attiva più si può considerare vitale. I membri di una comunità partecipano alla vita politica per diverse ragioni: i) perché hanno interessi e bisogni da soddisfare; ii) perché hanno aspettative e ideali e iii) perché percepiscono che i rappresentanti politici che sono chiamati a votare sono in grado di fornire risposte alle loro istanze.
Va da sé che quando una comunità smette di recarsi alle urne per scegliere le proprie rappresentanze politiche siamo di fronte a un grave vulnus. Perché: o è una comunità ormai sazia senza più bisogni e aspettative, oppure il sistema è congegnato e funziona in modo tale da non permettere alle forme della rappresentanza di svolgere in modo efficace il proprio compito. Perché i rappresentanti politici sono considerati incapaci a tutelare gli interessi della comunità stessa, oppure perché sono scelti e messi in condizione di operare senza produrre risultati reputati soddisfacenti per gli elettori di riferimento.
Le conseguenze manifeste di questa situazione di marginalità sostanziale della rappresentanza politica italiana sono sotto gli occhi di tutti in provincia di Bolzano. Mentre a livello nazionale la SVP ha stretto un patto di ferro con il Pd, a livello locale il partito di governo degli italiani non è riuscito a negoziare nemmeno la partecipazione alla gestione dei pochi Comuni a maggioranza italofona: Merano, Laives e molto probabilmente nelle prossime settimane Bronzolo. La moratoria sulle questioni etniche rivendicata dall'assessore Tommasini è stata violata nei giorni scorsi sul tema delle rilevazioni statistiche dei bambini frequentanti gli asili provinciali rivelando una volta di più l'inutilità di un patto di governo in cui il partito di raccolta di lingua tedesca decide e il Pd sommessamente si adegua.
Su queste basi il quadro dei rapporti asimmetrici tra comunità linguistiche è destinato a peggiorare. Già alle ultime elezioni politiche provinciali del 2013 la comunità italiana che costituiva il 25% circa della popolazione residente in provincia era riuscita a eleggere solo 4 consiglieri (più un mistilingue) che costituivano l’11,4% (o il 14,3 %contando la consigliera mistilingue) del consiglio provinciale. Proiettando i voti raccolti alle primarie di domenica dal Partito democratico a livello provinciale sui risultati delle elezioni del 2018, il numero dei consiglieri italiani verrà ulteriormente drasticamente ridimensionato.
Una provincia divisa per comunità linguistiche in cui una parte dominante continua a crescere e prosperare e una minoritaria diventa progressivamente più residuale costituisce purtroppo il peggiore scenario possibile per continuare a incensare l’Autonomia come modello di convivenza per le aree territoriali multilinguistiche e multiculturali. Perché è chiaro che una situazione in cui una comunità maggioritaria prevale costantemente su una minoritaria la ricerca di compromessi diventa sempre più difficile e prima o poi il conflitto è destinato a detonare. Di fronte a questo scenario, i 2600 voti raccolti per l’elezione del neo segretario del Pd, costituiscono un ultimo gravissimo campanello di allarme di un’irrilevanza politica della rappresentanza italiana che rischia di portare velocemente verso un muro contro cui si rischia di andare tutti quanti insieme, stavolta italiani tedeschi e ladini uniti, a sbattere.