Wirtschaft | CONCORRENZA SLEALE

Attenti ai vettori dell’Est!

CNA Fita mette in guardia dalla concorrenza sleale dei vettori dell’Est Europa. Cavallaro (referente di CNA Fita Trentino Alto Adige): “Ci sottraggono quote di mercato”.
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Foto: Piero Cavallaro. Fonte: CNA Fita

Pochi giorni fa, il 5 dicembre, era partita #stopdumping, la campagna di CNA Fita per contrastare la concorrenza sleale dei vettori stranieri, in particolare dell’Est. Dopo solo due giorni tale campagna è stata sospesa in attesa di futuri sviluppi.

Motivo? I ministeri dei Trasporti e dell’Economia del governo italiano hanno rassicurato sulla loro volontà di assumere una posizione netta in Commissione Europea contro la richiesta dei Paesi dell’Est Europa di liberalizzazione del cabotaggio e dei trasporti, finché non vi sarà un’armonizzazione dei costi del lavoro. De pari si stanno muovendo nella stessa direzione altri Paesi europei.

E’ quanto riferisce il referente di CNA Fita per il Trentino Alto Adige Piero Cavallaro, che osserva: “Il costo del lavoro del trasporto all’estero è di 8 euro all’ora, in Italia è invece di 28 euro all’ora. I vettori dell’est non rispettano le regole europee, praticano cabotaggi illegali. Ne segue che stiano uscendo dal mercato professionalità elevate e consolidate. Si stanno poi creando nuovi schiavi, persone che per tanti giorni rimangono a lavorare senza tornare a casa”.

In attesa di una soluzione si deve prestare molta attenzione a questo preoccupante fenomeno secondo il referente di CNA Fita che spiega: “Il cabotaggio a livello comunitario prevede in una settimana massimo 3 viaggi consentiti per il carico e scarico di merce nei Paesi diversi da quello di residenza. Ebbene i vettori dell’Est permangono più giorni del dovuto in Italia e questo ci toglie quote di mercato. Molte agenzie del lavoro dell’Est stanno proponendo alle aziende italiane autisti assunti in Romania, Bulgaria ecc. con le paghe dei Paesi d’origine, quindi con costi decisamente molto bassi”.

Questi vettori inoltre percorrono con 1.200 litri circa di gasolio meno di 4.000 km circa senza rifornirsi nel nostro Paese con conseguente mancato incasso di accise sul carburante da parte dell’Italia, dove il gasolio (il cui prezzo varia da pompa a pompa) costa circa 0,2/0,3 euro al litro in più rispetto all’estero, prosegue Cavallaro che sottolinea quale ulteriore problematica gli elevati costi di gestione italici: “La voce principale è rappresentata dal costo del personale, che all’estero è fino a 1/3 inferiore di quanto lo sia in Italia”.

Infine, ad avviso di Cavallaro per le nostre imprese è penalizzante altresì la tassazione, che supera nel complesso il 60%: “Da Paese a Paese i livelli sono diversi. Tuttavia, negli altri Stati la tassazione è in media decisamente minore rispetto alla nostra, anche della metà”.