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Geoblocking, cosa non funziona

I punti deboli delle regole Ue secondo il Cec di Bolzano: “Sonia non può guardare film dalla Germania, Pietro paga troppo la consegna dall’Austria. Ma la norma è utile”.
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Foto: Pixabay

Sonia ama guardare film e vorrebbe utilizzare lo streaming offerto in Germania nella sua madrelingua, il tedesco - ma ciò non è possibile perché Sonia risiede in Italia. Ciò vi sembra iniquo? Non lo è, in quanto i servizi in streaming sono esclusi dal divieto di discriminazione presente nel testo”. È solo uno dei casi riportati dal Centro europeo consumatori Italia che ha analizzato “i punti deboli” del nuovo regolamento Ue sul geoblocking. Pur riportandone i difetti, l’associazione crede che la normativa sia “un passo importante per la costruzione di un vero mercato unico digitale”. Bisogna quindi migliorarla.

 

E-commerce, stop ai blocchi geografici

Il regolamento Ue 2018/302 su commercio elettronico e geoblocking, entrato in vigore il 3 dicembre in tutta l’Unione europea, vieta ai fornitori di beni e servizi online di escludere determinati consumatori dalle loro offerte in ragione del loro luogo di residenza o della loro cittadinanza. Fin qui tutto bene, nota il Centro europeo consumatori, sportello gestito dal Centro tutela consumatori ed utenti Alto Adige e da Adiconsum). Ma il quadro cambia di fronte ad alcuni esempi concreti. 

Il regolamento Ue 2018/302 entrato in vigore il 3 dicembre in tutta l’Unione europea vieta ai fornitori di beni e servizi online di escludere i consumatori dalle loro offerte in ragione del loro luogo di residenza o della loro cittadinanza. Fin qui tutto bene, ma alcuni esempi concreti dicono il contrario (Centro europeo consumatori di Bolzano)

 

Gli esempi critici

Primo caso: un consumatore croato trova sulla versione italiana di un sito il prodotto desiderato, per il costo di 318, inferiore di cento euro rispetto al prezzo offerto nella sua lingua. Non può però farselo consegnare. Il sito italiano infatti garantisce le spedizioni solo in Italia. “Ciò vi sembra iniquo e discriminatorio? - chiede l’associazione -. Non lo è per il regolamento sul geoblocking che lascia al venditore la facoltà di consegnare in alcuni Paesi soltanto”.

Il signor Pietro di Bolzano trova un armadio a prezzo vantaggioso su un sito tedesco. La ditta offre la consegna in Austria ad un costo di 100 euro. Farsi spedire il mobile a casa sua in Italia costa invece 700 euro. Sembra ingiusto? Non lo è perché manca una norma che vieti il prezzo libero sulle consegne

 

 

Ecco il secondo caso. Sul portale di un venditore con sede in Germania il signor Pietro di Bolzano ha trovato un armadio a prezzo vantaggioso. La ditta offre la consegna in Austria ad un costo di 100 euro, ma non prevede la consegna in Italia. Non potendo trasportare da sè, il consumatore contatta il venditore che risponde: “Volentieri effettuiamo la consegna da lei in Italia. Le spese ammontano a 700 euro”. Si può fare, specifica lo sportello, perché nel regolamento manca “una norma che vieti la libera formazione del prezzo per le consegne”.

Sonia è di madrelingua tedesca e vorrebbe guardare film in streaming dalla Germania. Ma non può perché risiede in Italia. Purtroppo è possibile perché i servizi in streaming sono esclusi dal divieto di discriminazione

Il terzo caso riguarda Sonia, che essendo di madrelingua tedesca vorrebbe guardare film e video in streaming offerti dalla Germania. Ma non può perché risiede in Italia. È un’altra situazione penalizzata dalla normativa che “esclude esplicitamente i servizi offerti dai siti di streaming dal divieto di discriminazione”. Valgono in quest’ambito le norme per il diritto d’autore e al massimo si può portare “con sé” all’estero il proprio abbonamento in streaming concluso nel Paese di residenza.

Nonostante tutti questi esempi, riteniamo che il regolamento Ue sul geoblocking sia un passo importante, anche se la strada da percorrere per arrivare veramente allo shopping online senza barriere è ancora lunga

Terminata l’analisi dei punti deboli, il Cec italiano mostra di credere comunque nel nuovo testo. “Nonostante tutti questi esempi, riteniamo che il regolamento Ue sul geoblocking sia un passo importante, anche se la strada da percorrere per arrivare veramente allo shopping online senza barriere è ancora lunga”.