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“Primo: dialogare con il lettore”

Reinhard Schölzhorn, titolare della libreria Alte Mühle di Merano: "Sì, noi scegliamo i libri. Poi, certo, consigliamo, indichiamo, suggeriamo. Ma, prima, scegliamo".
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Foto: Alte Mühle

Reinhard Schölzhorn, nato a Vipiteno, da alcuni decenni titolare di Alte Mühle di Merano, la più grande libreria indipendente in Sudtirolo (“non si può dire in assoluto, ci sono altre realtà importanti a Bolzano e a Bressanone”, si schermisce lui) è proprio il libraio che ti aspetti. E che ci meritiamo. “Sa, ogni libraio ha una propria faccia. E basa il lavoro su esperienza e professionalità”. La Alte Mühle si occupa della vendita di libri contemporanei e di libri di antiquariato.
Colto, poliglotta, informato e Querdenker non solo sui temi dell’editoria. Ma un libraio “e basta”. Non come alcuni insegnanti (o impiegati pubblici) che dalle nostre parti si improvvisano critici teatrali, esperti di musica e di politica, storici, giornalisti e, dobbiamo pensare, accaniti studiosi (si fa per dire) del sesso degli angeli, degli asini che volano e di dita che indicano la luna. Una piccola ma molestissima pattuglia. Poco male, una risata, come accade da cinquant’anni (allora era il Sessantotto, I know) li seppellirà. E una risata ancora più fragorosa (ma gentile) li saluterà se torneranno al loro lavoro, finora trascurato.
Reinhard è di tutt’altra pasta. Leggero come i libri (e soprattutto il pensiero, non solo della maturità) di Italo Calvino. Granitico come chi deve cambiare, con la sua squadra meranese, ogni settimana le vetrine della propria Buchhandlung. E attento a tutto quanto accade fuori dai suoi scaffali. “Quando giro per Merano – inizia a raccontare – incontro tante persone che ancora non conosco. Mentre chiunque a vario titolo appartenga alla società civile cittadina e del Burgraviato entra da noi. Chiede libri, li ordina, si informa. Se pensi che altre librerie vendono invece di tutto…”.

Lo incontriamo a Merano, nel suo “fortino” gentile di piazza Cassa di risparmio: la sua libreria. E il primo pensiero corre alla Leipziger Buchmesse, che si apre oggi. “Tutt’altra cosa rispetto alla fiera di Francoforte o ai saloni italiani – commenta il padrone di casa – a Lipsia parlano gli autori, leggono le loro opere, ci sono molte occasioni di dibattito e di confronto”. Come quella di domani, 16 marzo, organizzata dall’istituto di cultura italiana a Berlino. Evviva Lipsia, dunque? Evviva.

...da piccolo pensavo di fare il conducente di treni. 

salto.bz. Parleremo molto anche di Sudtirolo e di Germania. Ma partiamo dall’Italia. E da Milano. Che cosa le disse qualche anno fa il titolare della molto milanese (e molto bella) libreria Hoepli?
Reinhard Schölzhorn: “Si è molto complimentato per la scelta, soprattutto per il settore italiano per lui ovviamente di primo interesse, che offriamo qui a Merano. Una scelta, mi disse, che ormai non esiste più neanche a Milano. E allora mi sono messo a riflettere sul nostro mestiere di librai. Che non è vendere libri perché ormai lo fanno tutti. Ma sono la qualità, l’intensità, la faccia a costruire la scelta nel nostro lavoro. "Sì, noi scegliamo i libri. Poi, certo, consigliamo, indichiamo, suggeriamo. Ma, prima, scegliamo".

Ed è anche il riconoscimento che, girando tra questi scaffali negli ultimi anni, abbiamo sentito più spesso. L’utente che vi ringrazia per la scelta.
“Dobbiamo però subito complimentarci con il lettore meranese, sempre molto preparato”.

Esiste un decalogo del buon libraio?
“Si parte dal capire quale editore e quale autore percepiscono meglio il mondo e il proprio territorio. Poi, da qualche anno, digitalizzazione e informatizzazione hanno preso piede. E occorre saperle gestire. Su questi campi si giocano le nostre nuove sfide”.

Vengono proposti (e venduti) titoli italiani e titoli tedeschi allo stesso modo?
“I meranesi, si sa, sono ufficialmente metà e metà. Circa 15 mila e altri 15 mila. Ma se guardiamo alla città come bacino, che comprende anche Scena e Lana e la Venosta, si parla di circa 150 mila abitanti. Conclusione: del settore italiano della libreria noi vendiamo il 10 per cento. Ce lo conferma il nostro fatturato”.

Qual è la prima qualità di un libraio?
“Scegliere bene e dialogare con il lettore. Così siamo anche più preparati quando ci propongono periodicamente i titoli nuovi”.

E invece il pericolo più insidioso?
“Quello di non osare, proponendo titoli anche fuori dal coro. Fermo restando che occorre anche far quadrare i conti. Il pericolo è insomma diventare solo uno spaccio di libri”.

Con quale frequenza lei cambia i libri esposti in vetrina?
“Ogni settimana. Il cliente vuole vedere e trovare le novità. E per fortuna il nostro settore è molto vivo: tanti editori, tanti autori. Dobbiamo essere anche, come dire, “il mercatino delle pulci del Nuovo”. Dove il cliente scopre cose che non conosce ancora”.

Lei mi confidava tempo fa che l’acceso dibattito sul doppio passaporto italo-austriaco non ha stimolato l’aumento dell’’acquisto di saggi e studi di politica e di storia. Registra lo stesso fenomeno in questi giorni post elezioni?
“Sì, sta andando in questo modo. La libreria dovrebbe essere una piazza di incontro per tutti i colori. Certo, ci sono le librerie specializzate, di partito e monocromatiche. La nostra filosofia è invece quella di essere una libreria ad ampio raggio e dove c’è posto per tutto”.

E decidere di non collocare un certo titolo tra gli scaffali?
“Non è nostro compito operare censure”.

Una volta si chiedeva ai librai se vendevano più narrativa oppure più saggistica. Ha ancora senso questa domanda?
“No. E per due motivi. Una volta il libraio offriva i suoi libri. Oggi il lettore viene da noi sapendo già che cosa vuole perché si è già informato. E fori da una libreria si discute di tutto, non solo di un romanzo. Con i nuovi media, è nata l’attenzione per certi libri. E chi prima non metteva piede da noi, ora entra e chiede un titolo o l’altro”.

Lei voleva fare il libraio fin da piccolo?
“No, da piccolo pensavo di fare il conducente di treni. Poi la grande passione di mia madre per i libri e le lingue mi ha portato dove sono”.