Gesellschaft | Donne e madri

Mamme di ieri, oggi, e, speriamo, domani

Si chiama parto perché la donna è come partisse per un viaggio e non sa se tornerà
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14 maggio, festa della mamma

Il vero mistero, quello della vita.

Le anziane dicevano:

“Si chiama parto, perché la donna è come se partisse per un viaggio e non sa se tornerà”.

Non era facile, quando si partoriva in casa, sul letto, senza assistenza medica o chirurgica, fino ai primi del '900. Secondo alcune tradizioni presenti nelle valli carniche, la donna gravida non avrebbe dovuto accavallare le gambe, indossare collane, avvolgere gomitoli, non varcare i ruscelli o i rigagnoli e neppure corde e fili stesi a terra perché altrimenti il bambino “sarebbe nato con il cordone ombelicale avvolto intorno al collo”.

Anche la pancia veniva “studiata” dalle anziane: se era rotonda il bambino era femmina, se a punta, maschio, come ancor oggi si sente dire. Era la “levatrice” la donna che aiutava a partorire in casa, sperando in un felice esito.

Una volta avvenuto il “lieto evento”, iniziavano le “visite” , cosa non ideale da un punto di vista igienico, o della tranquillità della madre. Del resto, anche oggi... non molto è cambiato.

Veniva quindi portata in dono una gallina o piccoli oggetti e cibi che producessero latte alla puerpera.

Per 8 giorni la neo mamma restava a letto possibilmente supina, con un fazzuolo - un fazzoletto- in testa.

Non poteva uscire da casa prima di 40 giorni, senza mai toccare acqua. Se proprio doveva, erano necessarie una serie di precise accortezze.

Sotto il cuscinetto dei neonati veniva messo il “breve” cioè due dischetti di cartoncino ritagliati rotondi con all’interno un po’ di cera del cero pasquale. Molte le usanze e i riti apotropaici a protezione dei neonati, dato purtroppo l'alto tasso di mortalità.

Il prete veniva a dare la benedizione. Il marito doveva portare doni e sotterrare ritualmente la placenta.

Tempi diversi, altre credenze, la scienza medica ha fatto progressi enormi. Certo che...poter stare quaranta giorni a riposo...avere qualcuno che reciti una preghiera o un augurio per mamma e bambino. Anche solo poter stare un paio di giorni in ospedale...due o tre.

Dormire un paio d'ore...senza dover per forza trovarsi sole a casa, magari senza nonni che aiutano, ma, mi raccomando, in splendida forma!