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Julia Bornefeld

"Knots" dell'artista Julia Bornefeld è la nuova opera d'arte in vendita sull'Artstore di Salto, quest'anno a cura di Lottozero.
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Foto: Julia Bornefeld

Lottozero in conversazione con Julia Bornefeld

ArtstoreLeggerezza e forza di gravità, attrazione e repulsione, espansione e concentrazione, sono alcune delle coppie di opposti che caratterizzano il tuo linguaggio plastico, sviluppato tra gli anni ’90 e i primi anni 2000. Si tratta di oggetti di grandi dimensioni, elementi che richiamano parti anatomiche del corpo umano o animale, invlocucri spesso tendenti alla forma dell’uovo, o dell’imbuto, sospese in uno spazio fluttuante tra l’onirico e il reale. Come è proseguita negli anni la tua ricerca scultorea?

Julia Bornefeld: Tra il 2010 e il 2022, l'elemento del fuoco è entrato nel mio lavoro. Nel corso di azioni simili a performance una donna ha saltato attraverso un cerchio infuocato, un tavolo attorno cui tredici persone si erano riunite per una cena su un lago ghiacciato, era in fiamme. L'installazione fotografica risultante, The Burning Supper, è stata esposta, tra l'altro, nella cattedrale di Innsbruck e nella Kunstkirche St. Petri di Lubecca. La parola Mama, modellata in forma di scrittura infantile attraverso aste di acciaio avvolte nella paglia, bruciava alludendo simbolicamente al legame primordiale tra madre e figlio. In molte culture le transizioni tra la vita e la morte e i relativi processi di distacco vengono ritualizzati attraverso l’elemento del fuoco. 
Negli ultimi anni ho creato installazioni luminose e sonore. L'installazione Ariadne's Asteroid Slingshot è una "macchina del cielo" che ruota su un motore, sviluppata per uno degli arsenali bui dismessi di Franzensfeste per la Mostra Provinciale “Labirinto: Libertà", Alto Adige 2009. L'oggetto luminoso rotante è avvolto da "suoni sferici". Il violoncello, utilizzato come strumento centrale, tesse un filo di Arianna acustico, il "filo rosso" nel settimo cielo di Arianna, e quindi un vero e proprio "filo rosso" attraversa anche la mia opera.
L'opera Porifera, con una struttura simile ad un sottomarino di 500 cm x 250 cm x 250 cm realizzata con tondini di ferro e ricoperta di materiale simile alla spugna marina, è diventata un'installazione luminosa in riferimento alle spugne degli oceani che comunicano attraverso la luce. Le spugne sono gli animali multicellulari più antichi in termini di biologia dello sviluppo; sono in grado di trasmettere la luce con l'aiuto di strutture di silicato amorfo. 

 

 

 

 

Sei un “alchimista” dei materiali, che talvolta fai reagire direttamente sul supporto della carta o della tela. Hai lavorato con polvere di carbone, piume, ruggine, gomma, per citarne solo alcuni. Qual è stato e qual è tutt’ora il tuo approccio alla materia tessile?

Tra il 1990 e il 2010 ho lavorato più volte con il carbone. Le superfici dei miei dipinti e degli oggetti erano costituite da polvere di carbone finemente macinata. Il carbone si è formato nel corso di milioni di anni da piante morte esposte ad alte pressioni e temperature in strati profondi della terra, che hanno portato al processo di carbonizzazione. Il carbone viene utilizzato per il riscaldamento e per me ha un'aura molto energetica.
Ho cucito oggetti con un tessuto di ortica e li ho disposti su telai di ferro; anche le tele erano fatte di ortica. Inoltre, ho lavorato con il bitume, anch'esso un prodotto derivato dalla raffinazione del petrolio.
Da circa 3 anni processi di ossidazione producono processi di sviluppo organico direttamente sulle mie tele e sulle superfici dei miei oggetti. L'efflorescenza della ruggine viene catturata sulle tele.
I materiali tessili sono i miei portatori di immagine e dal materiale tessile creo oggetti talvolta voluminosi, che da un lato appaiono pesanti e di grandi dimensioni, dall'altro sono molto leggeri e fragili e sono costruiti sotto forma di sistemi di tende.
Ho sempre creato opere e utilizzato "materiali umili" in cui si conserva la memoria della vita vissuta. 

 

 

 

Un’altra coppia di opposti che ricorre nel tuo lavoro è quella del maschile e femminile, da cui poi deriva il tema della costruzione dei sessi, affrontato attraverso strategie di straniamento e ironia. Qual è il tuo punto di vista su questa tematica?

Tra il 2005 e il 2010 il corpo umano, la relazione tra donna e uomo, giocano un ruolo importante nei miei oggetti e dipinti. I valori sociali e le donne stesse hanno sempre modellato il corpo femminile, ignorando la propria soglia del dolore.
Le gonne delle donne girano su giostre, i pantaloni degli uomini su pennoni al vento. Le zampe a forma di serpente cucite con tessuti di nylon crescono fino a formare nodi di dimensioni eccessive. Un abito da uomo sospeso in un'asta d'acciaio che ricorda una borsa da donna sfida il dominio patriarcale. Una porta da calcio in cui la palla è sospesa da una rete fatta di reggiseni femminili allude alle relazioni tra uomini e donne con lo sguardo altrimenti familiare dello spettatore.
I miei oggetti sono concepiti in modo tale da poter essere inizialmente vissuti fisicamente, come una presenza fisica.

 

 

 

Nell’opera che hai scelto per l’Artstore di Salto emerge un nuovo elemento di indagine, quello del nodo, che nasce dall'intreccio ortogonale di trama e ordito, tesi sulla struttura del telaio, la cui regolarità viene interrotta dai nodi e dalle eccedenze di tessuto elastico. Hai interagito con la struttura della griglia anche in passato, penso alla serie “Melas” del 2015 in acciaio e gomma. Che significato attribuisci al nodo, e come questo si relazione con la struttura geometrica della griglia?

Per molti anni ho annodato oggetti in corda nera e gomma. Per una mostra in un monastero in Alto Adige ho sviluppato l'installazione Knots, costituita da una corda nera a forma di serpente lunga 100 metri con molti nodi disposti irregolarmente. È stata installata nel chiostro del monastero. Le mie serie di opere Melas e Paradigma mostrano corde di gomma avvolte in parte verticalmente e in parte orizzontalmente su telai di acciaio. Le corde hanno molti piccoli nodi e formano un intreccio di linee ortogonali che si collegano e si sovrappongono.
Fare un nodo dà forma fisica e concreta a un'idea, un'intenzione o un pensiero astratto. In molte religioni del mondo il nodo era originariamente utilizzato come catena di preghiera. Come il labirinto, il nodo è uno dei simboli più ambigui. I nodi incarnano la continuità. Nel buddismo, i simboli dei nodi sono sinonimo di connessione ed eternità.
Il nodo infinito è una rappresentazione stilizzata di un ciclo infinito senza inizio né fine, come simbolo dell'infinito e della connessione e interconnessione di tutte le cose esistenti.
Per l'Artstore di Salto ho creato un multiplo (un'edizione di 7 pezzi), un oggetto realizzato annodando per la prima volta l'elastico bianco dei pantaloni, utilizzando la tecnica di tessitura e annodatura descritta sopra


 


Knots, acciaio, gomma, 40 x 30 x 13 cm, 2020.

 

Julia Bornefeld

KNOTS

Tecnica: Scultura in acciaio e gomma
Dimensione: 40 x 30 x13 cm
Edizione: 7/7

800€ cad. 


(tasse ed eventuale trasporto esclusi)

 

Julia Bornefeld è nata a Kiel, in Germania, nel 1963. Ha studiato pittura presso la Fachhochschule für Gestaltung nella sua città natale tra il 1984 e il 1989, frequentando contemporaneamente corsi presso l’Accademia di Belle Arti a Venezia tenuti da Emilio Vedova, e presso l’Akademija Likovna Umjetnost a Lubiana.
Artista multimediale, a partire dagli anni ’90 Julia Bornefeld ha sviluppato un linguaggio espressivo ampio e diversificato che attraversa pittura, scultura, collage, video, fotografia, installazione e performance, accomunato dalla tensione energica che l’artista infonde in ogni sua opera, lavorando sia con elementi primari, materiali e processi organici, come il fuoco, la ruggine, il carbone, sia con oggetti e materiali umili, che conservano la memoria della vista vissuta.
I temi principali della sua ricerca riguardano la storia, le dinamiche del potere, il corpo nella relazione tra uomo e donna, la ciclicità nei processi di creazione e distruzione, e l’ambivalenza nelle relazioni sociali.
Vive e lavora tra Berlino e Brunico (BZ).

www.juliabornefeld.com