Kultur | Nuove parole

“Ciaone”, ora è ufficiale

Il dizionario Devoto Oli si aggiorna per i suoi 50 anni e acquista 1.500 neologismi. Da webete a hikikomori, da post-verità a schiscetta.
Ciaone
Foto: Makkox

Dopo “futschikato”, una delle 5mila nuove parole entrate fra le pagine del Duden, il dizionario tedesco dal nome vagamente lebowskiano, ora tocca all’italiano Devoto Oli accogliere la sua schiera di neologismi, 1.500 in tutto per il nuovo volume a cinquant’anni dalla prima edizione, presentato recentemente a Milano. Si passa da espressioni gergali come ciaone, utilizzato anche dai politici (lo scrisse in un tweet il deputato Pd Ernesto Carbone per sfottere i sostenitori del “sì” al referendum sulle trivelle) a vocaboli da social come il celebre webete, aplologia composta da “web” ed “ebete” coniata (più o meno) dal direttore del Tg di La7 Enrico Mentana e diventata subito trend topic su Twitter, complice il prezioso servizio fornito dalla pagina Facebook Enrico Mentana blasta lagggente.

E poi anche food porn, l’immancabile fake news, Brexit, hashtag, post-verità, schiscetta - termine tipico del dialetto milanese per indicare il portavivande che si usa per portare con sé in ufficio o a scuola il pranzo che viene preparato a casa - o hikikomori, di cui avevamo già parlato sul nostro portale. Tutte parole che rientrano nelle 70mila voci e 250mila definizioni della versione cartacea (che diventano 110mila voci e altre 300mila in quella digitale) del dizionario di Le Monnier. Sono state inoltre create tre nuove rubriche: “Per dirlo in italiano”, che aiuta a trovare alternative alle parole inglesi superflue e difficili da capire - “l’utilizzo degli inglesismi, a volte, è solo esibizionismo provinciale”, sottolineano Luca Serianni e Maurizio Trifone, linguisti e curatori del Devoto Oli -, “Parole minate”, che aiuta a scrivere e parlare evitando gli errori più diffusi, “Questioni di stile”, che offre suggerimenti concreti per esprimersi in maniera appropriata rispetto al contesto e alla situazione.

“Sono due le maggiori criticità presenti nella lingua italiana - spiega Serianni -, la punteggiatura, che viene spesso aggiunta come lo zucchero a velo sulle torte, e il lessico. Ci sono parole che stanno scomparendo: come ciarpame o derogare che i giovani non sanno utilizzare in maniera corretta in una frase, perché non ne conoscono il significato. Perdere il contatto con la parte più alta e costruita della lingua significa diminuire le proprie competenze attive e passive. Il pensiero astratto - conclude l’esperto - ha bisogno di un linguaggio intellettuale”.