Politik | Bolzano

La forza gentile delle Sardine

Più di mille persone hanno gremito ieri sera piazza Mazzini per dire “no” al prevalere dell'odio in politica.
Sardine in piazza
Foto: Salto.bz

Bolzano non abbocca, Bolzano non si tocca, Bolzano non si frega, Bolzano non si lega”. Lo slogan non raggiunge forse lo zenit della creatività possibile, ma le persone che si sono date appuntamento in una freddissima Piazza Mazzini sono tante e l'umore via via si scalda.

La storia è nota. Venuto al mondo lo scorso 14 novembre in Piazza Maggiore a Bologna, in un mese esatto il “fenomeno” reso possibile da quattro ragazzi emiliani che volevano semplicemente esercitarsi in un braccio di ferro numerico con Matteo Salvini (cioè riempire di persone quella piazza mentre il Capitano della Lega occupava il Palazzetto dello Sport) ha superato ogni più rosea aspettativa, ha colonizzato l'immaginario, si è ritagliato uno spazio crescente nei mezzi d'informazione e – soprattutto – ha conquistato ormai l'intero paese.

L'appuntamento con Bolzano è arrivato ieri (13 dicembre), alla vigilia del raduno nella Capitale, e conferma la tendenza già apprezzata altrove: il popolo delle Sardine rivendica un'appartenenza ritagliata su una manciata di valori di carattere inclusivo, si oppone al linguaggio spesso violento e carico d'odio con il quale si esprime la destra salviniana e meloniana e tenta con ciò una rifondazione della politica a partire dalla riscoperta dei principi costituzionali che recisero il filo nero con il quale il fascismo legò (e per molti versi, pur nelle mutate condizioni, vorrebbe tornare a legare) l'Italia.

Gli ingredienti dell'happening (o del flash-mob) di Piazza Mazzini sono presto detti. Prevista per le 18.30, la manifestazione è riuscita a coinvolgere almeno un migliaio di partecipanti (alcuni affermano che siano stati persino duemila) di ogni età (parecchi i bambini in carrozzina, molti anche gli anziani), di variopinta estrazione (potremmo dire genericamente di sinistra, ma di una sinistra molto sfrangiata e comunque molto arcobaleno), in parecchi adornati con l'effige dei piccoli pesci ed effettivamente più propensi al sorriso che all'espressione del rancore dominante in altre piazze (il ricordo va qui a quella piazza Matteotti, recente teatro delle apparizioni di Matteo Salvini). Un bel fritto misto, insomma, sottolineando pure la lodevole intersezione dei gruppi linguistici (a Bolzano mai scontata).

Vengono letti alcuni messaggi di saluto e di augurio, si citano le parole di Liliana Segre, alcuni stralci della Costituzione, persino dal rapporto Censis, e un brano del discorso tenuto da Angela Merkel ad Auschwitz. Chi parla lo fa non nascondendo l'emozione, riuscendo a farsi capire anche se l'amplificazione è difettosa. Parla per esempio Lidia Menapace, felice come una bambina, quindi parlano i ragazzi e le ragazze che si godono legittimamente l'abbraccio della piazza. Rispettando una scaletta ormai tradizionale, vengono intonate tre canzoni. Le prime due scivolano via in un brusio non molto partecipato (“Metti in circolo il tuo amore” di Ligabue e “Imagine” di John Lennon), quando però, in conclusione, tocca a “Bella ciao” l'atmosfera si anima all'istante. La cantano quasi tutti (almeno tre volte) e qualcuno non cessa di sussurrarla anche quando la folla prende a sfaldarsi e a piccoli gruppi, visibilmente soddisfatte, le Sardine lasciano la piazza.

L'esigenza percepita, anche a Bolzano, è quella di opporsi ad una politica pensata per il consumo immediato dei suoi contenuti, quindi rivolta alla pancia, non alla testa, che magari in un primo momento sembra gustosa da assaporare, ma che col passare del tempo inacidisce e lascia l'amaro in bocca. Al contrario, come ha detto Manuel Zorzetto in uno dei passaggi più significativi della serata, “qui abbiamo a che fare con qualcosa di irriducibile alle contrapposizioni e agli schematismi conosciuti”. Un desiderio (è il caso di dirlo) che pesca in un bacino di valori universali e pre-politici, attivando così il ricorso a quella “forza gentile” che potrebbe essere il preludio di una progettualità radicalmente “altra”, perché incentrata sulla comprensione dell'“altro”. Nessuno può dire dove arriveranno, che cosa diventerà nell'immediato futuro un movimento così. Per adesso, comunque, le Sardine guizzano felici.