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"Oltre al danno, la beffa"

SIE Spa diffonde una nota per difendere la chiusura del Trentino, durissima la replica dei giornalisti contro "un editore senza vergogna". Oggi la manifestazione a Trento
manifestazione giornalisti il Trentino
Foto: Ordine dei giornalisti

Manifestazione, oggi, a sostegno degli 11 giornalisti in cassa integrazione a zero ore e dei 20 collaboratori rimasti senza lavoro dopo la chiusura, esattamente un anno fa, del quotidiano “Trentino”. Alla manifestazione organizzata da Federstampa e Comitato di redazione del giornale, per mantenere accesa l’attenzione sulla vertenza, ha aderito anche l’Ordine Regionale dei Giornalisti. Il sit-in si è svolto in Piazzale Sanseverino davanti all'ingresso della sede del "Trentino”, dove mestamente campeggia un grande striscione "Affittasi".

Nel corso della manifestazione, si legge in una nota, "è stato sollecitato l’intervento del Ministero del Lavoro per richiedere il rispetto del piano per una gestione non traumatica degli esuberi ed è stata espressa piena solidarietà ai giornalisti che hanno ricordato come “l’editore sia stato condannato dal tribunale per condotta antisindacale e per le modalità e la tempistica del licenziamento”. Una delegazione di Ordine dei Giornalisti, Sindacato oltre ad una rappresentanza del "Trentino” è stata poi ricevuta dal sindaco di Trento, Franco Ianeselli. In precedenza c’era stato l’incontro col Presidente della Giunta Provinciale, Maurizio Fugatti, che ha promesso un suo intervento personale sulla proprietà per sbloccare la situazione. Presenti alla manifestazione anche sindacati e Acli.

 

Il giorno prima della manifestazione SIE Spa ha diffuso una nota che ha fatto infuriare non poco i giornalisti. Ne pubblichiamo ampi stralci, togliendo alcune frasi come quella in cui la società fra le azioni messe in campo ha inserito pure che “4 giornalisti hanno trovato autonoma sistemazione presso altre strutture” ed altre poco significative.

La società SIE SpA conferma il grande rammarico per la difficile e sofferta decisione presa, dopo tutti gli investimenti fatti, le svariate iniziative messe in campo, le approfondite analisi e valutazioni delle possibili alternative e ritiene utile ricordare il lungo e travagliato processo che ha portato alla chiusura della testata Trentino:

Sie Spa ricorda i seguenti investimenti “fatti per salvare la testata Trentino da novembre 2016 in poi”: apertura sedi a Rovereto e Riva; aumento di organico (per le sedi di Rovereto e Riva); raddoppio degli inserti – un inserto ogni due giorni a prezzo invariato; veicolati prodotti collaterali (libri, CD, opuscoli, ecc.): 53 nel 2017, 40 nel 2018, 49 nel 2019 e 38 nel 2020.

Dopo tutte queste iniziative il giornale è rimasto in grande perdita. Dal novembre 2016 al 16 gennaio 2021 sono stati persi oltre 5 milioni di euro, questo ha azzerato tutto il patrimonio netto della società e richiesto il ripianamento e la ricostituzione del capitale sociale da parte degli azionisti. Il Trentino, come ramo d’azienda ha perso 1,643 milioni nel 2019, oltre 1,6 milioni nel 2020 e avrebbe perso 1,65 milioni nel 2021. Il Trentino perdeva 4.500 euro al giorno. Per anni è stata garantita l’occupazione di 41 persone presso il giornale Trentino. Dopo la chiusura 11 amministrativi, 3 tecnici grafici, 8 commerciali (22 persone pari al 53,6% degli occupati) hanno continuato ad operare senza interruzione essendo state tutte ricollocate. Per i 19 giornalisti sono state effettuate le seguenti azioni:  2 giornalisti sono stati reimpiegati al sito www.giornaletrentino.it con part time al 66%, salvando il marchio e la testata storica.  2 giornalisti reimpiegati a tempo pieno presso il quotidiano Alto Adige; 11 su 19 rimangono tutt’ora in CIGS a zero ore”.

Per quanto riguarda i collaboratori, si tratta di liberi professionisti non a libro paga che non hanno più un piccolo introito e il piacere di scrivere su un quotidiano ma non hanno perso un posto di lavoro

La parte più strana del comunicato arriva verso la fine, dove Sie Spa, di fatto, dice agli ex collaboratori: ma cosa vi lamentate, che eravate pure gravemente sottopagati e scrivevate per soddisfare solo il vostro ego. Le parole esatte sono:

Per quanto riguarda i collaboratori, si tratta di liberi professionisti non a libro paga che non hanno più un piccolo introito e il piacere di scrivere su un quotidiano ma non hanno perso un posto di lavoro”.

 

Sulla frase conclusiva “nessuna chiusura dalla sera alla mattina, quindi, solamente l’epilogo di un tentativo di salvataggio che si è rivelato un’impresa impossibile”, lasciamo che sia il comunicato scritto e diffuso ieri dai giornalisti del Trentino. Eccolo:

Il giornale Trentino è stato chiuso il 15 gennaio 2021 dopo che l'editore, il 14 gennaio, ha comunicato al Comitato di redazione e, contestualmente, con una mail a tutti i 18 redattori, che quello sarebbe stato l'ultimo giorno di lavoro. Solo un mese e mezzo prima, a fine novembre 2020, davanti alla Fnsi nazionale e al Cdr chiamati per la fusione tra Sie e Seta, l'editore aveva sostenuto (e messo per iscritto) che l'unione delle due società non avrebbe comportato alcun sacrificio occupazionale.

La chiusura è stata annunciata e gestita in modo brutale riguardo ai tempi e ai modi. Anche se l'editore ha più volte ribadito che non ci sarebbero stati licenziamenti (in verità la cassa integrazione a zero ore è un licenziamento posticipato), solo tre giornalisti sono stati riassunti part time al sito. Per gli altri solo chiacchiere e tanto fumo. Sono state prospettate sei soluzioni a dir poco umilianti: alla pubblicità (che avrebbe significato decadimento automatico dall'ordine dei giornalisti) o alla radio, con compensi che equivalevano più o meno a un terzo dello stipendio. Soluzioni che sono poi evaporate come tutte le promesse di Sie spa. Nessuna valutazione è stata fatta su difficoltà personali oggettive o carichi familiari.

Ricordiamo a chi ha la memoria corta che Seta spa negli ultimi anni prima dell'acquisto da parte di Athesia aveva i conti in attivo. L'ultimo anno di gestione del Gruppo Espresso era stato chiuso con un attivo superiore ai 300 mila euro. Da quando i conti sono stati gestiti dal Gruppo Athesia, guarda caso, la parola attivo è diventata sconosciuta. Tutto a causa di una serie di operazioni che definire avventate è un eufemismo.

Quando ha acquistato il Trentino l'editore ha trovato in cassa oltre due milioni di euro: era il ricavato della vendita del Corriere delle Alpi al gruppo Espresso-Finegil dei giornali veneti. Uno dei primi atti dell'editore è stato quello di spartire tra i soci quella cifra (considerata dai precedenti proprietari del giornale un'assicurazione sulla vita del Trentino, assicurazione che, visto quello che è accaduto dopo, ad Athesia non interessava). Sul Trentino sono stati caricati anche i costi della fallimentare acquisizione di Bazar e della casa editrice Curcu e Genovese, caldamente sconsigliata dal Cdr della Seta e dai giornalisti. L'inserto Monitor ha avuto anch'esso scarsa o nulla fortuna, visto che era stato ideato come contenitore di pubblicità ma di pubblicità non ne aveva e serviva a ingrassare solo le casse di Athesia che lo stampa.  Ovviamente il conto lo pagavano sempre le casse di Seta. Inutili e inascoltati dai timonieri gli allarmi lanciati dai giornalisti. Nonostante questo, non c'era l'abisso descritto da Athesia. La voragine si è creata, guarda caso, solo nell'ultimo anno, quando la perdita del solo Trentino è triplicata, a dire di Athesia, nell'arco di pochi mesi. Non c'è che dire: un vero e proprio capolavoro di gestione. Un capolavoro che è stato completato con la chiusura del Trentino lasciando sulla strada i giornalisti. I pochi recuperati dalla Sie e dal "generoso" editore si sono dovuti accontentare di un contratto part time, mentre il solo direttore è stato tenuto con un contratto equivalente al precedente, con il riconoscimento implicito dei meriti alla guida del Trentino.

L'editore è stato condannato dal tribunale per condotta antisindacale per le modalità e la tempistica del licenziamento. Nonostante questo, persevera nel negare ai quattro giornalisti che fino ad oggi si sono licenziati (perché hanno trovato un'altra occupazione) la dovuta indennità di mancato preavviso (9 mesi di stipendio che dovranno essere pagati anche a tutti gli altri allo scadere della cassa integrazione). Dopo la disponibilità iniziale, al tavolo di conciliazione aperto in Provincia l'editore si è anche rifiutato di finanziare i corsi di formazione per i giornalisti.

Oltre al danno per la perdita del posto di lavoro, ai giornalisti dell'ex Trentino si aggiunge l'amara beffa di avere a che fare con un editore drammaticamente inadeguato e senza vergogna.

Il sindacato dei giornalisti ha più volte sottolineato il fatto che in questa vicenda sono stati privatizzati gli utili e socializzate le perdite. Basti pensare che lo stesso editore che ha lasciato senza lavoro 40 tra dipendenti e collaboratori riceve ogni anno dallo Stato italiano sei milioni di euro per il quotidiano Dolomiten. «Chi percepisce contributi pubblici – ha dichiarato il sindacato – ha un dovere in più verso la comunità».

Anche in questa occasione tocca constatare che, oltre al danno per la perdita del posto di lavoro, ai giornalisti dell'ex Trentino si aggiunge l'amara beffa di avere a che fare con un editore drammaticamente inadeguato e senza vergogna.

A tutti i colleghi in cassa integrazione a zero ore che hanno semplicemente avuto la sfortuna di lavorare nella provincia sbagliata, ai collaboratori che secondo SIE spa hanno lavorato per la gloria, va la solidarietà della minuscola redazione di Salto.bz. Ai membri del consiglio di amministrazione di SIE spa, a tutti gli altri giornalisti della regione, che lavorino nel pubblico o nel privato, consigliamo la lettura del racconto pubblicato stamani a firma di Maurizio Di Giangiacomo. Questo è quello che è successo 365 giorni fa nelle vite delle persone coinvolte. Al di là di ogni retorica, se ne tenga conto.