Kultur | Memorie

Ricordo di Antonio Dattoli, pediatra e poeta

Mancava un anno fa il medico che scriveva poesie d'amore.

«Il sole negli occhi» era il titolo del suo primo libro, edito nel 1987. L’autore era un medico molto conosciuto in città, emiliano di origine, bolzanino di adozione. Un anno fa è mancato Antonio Dattoli, pediatra e poeta. Il pediatra, prima di tutto: generazioni di genitori bolzanini e di «pazientini», come affettuosamente era solito chiamarli, ricordano lo studio di corso Italia 35, dove il medico riceveva. O ricordano l’inconfondibile maggiolone giallo, che, parcheggiato nei paraggi, significava una visita, spesso fuori orario. O forse ancora ricordano un medico gentile, un gentiluomo di altri tempi, la sua tenerezza. Per la professione di pediatra Antonio Dattoli si è speso senza risparmiarsi mai: chi ha avuto la fortuna di conoscere il medico, ricorda bene che non esistevano orari di lavoro e i suoi doveri si estendevano molto oltre i suoi oneri professionali. In questa generosità vi era tutta la sua poesia. Un giorno lessi un suo racconto. Era bellissimo. Gli chiesi perché non avesse mai pubblicato molti racconti. Mi rispose che non ne ebbe il tempo, che buttava giù versi tra una visita e l’altra, che se avesse avuto più tempo avrebbe scritto più racconti. Che cos’è la poesia? Era questo, era tutta qui, in questa risposta. La sua vita professionale è stata un atto di amore per il prossimo, gratuito, disinteressato: come pediatra Dattoli ha dato tutto. Per quasi cinquant’anni. Chi ha conosciuto Dattoli – chi avuto il privilegio che io ho avuto – può confermare il ritratto che ne tratteggio (tra questi privilegiati, su tutti, la studiosa bolzanina Marvi Rucci, che ne conosce profondamente l’opera letteraria): Dattoli non è mai stato un “retorico”. Schivo, del tutto indifferente alle sirene del successo e del potere, nella sua vita come nella sua poesia non vi è stata concessione alcuna alla chiacchiera, a un certo perbenismo che spesso dilaga negli ambienti culturali di provincia. Bolzano spesso dimentica le grandezze e preferisce alle grandezze i miti; scambia ombre per cose salde. Per spiegarmi meglio posso ricordare una passeggiata con lui, un giorno di primavera di più di dieci anni fa: non riuscimmo quasi a parlare, fummo interrotti ogni due passi da un genitore divenuto nonno o da un pazientino divenuto adulto. Lo fermavano, lo salutavano, gli esprimevano ancora dopo molti anni tutta la loro gratitudine per una visita, per un consiglio risolutivo, per la sua presenza costante. Era stato così, il dottor Dattoli. Non si aspettava niente in cambio: dava senza curarsi di ricevere.

Accanto al medico, al pediatra, c’era poi il poeta: la poesia di Antonio Dattoli ottenne negli anni numerosi riconoscimenti nazionali e internazionali, nonché di critica. Esordì nel 1987 con la raccolta di componimenti «Il sole negli occhi». Seguirono nel 1989 «Genesis» e nei primi anni Novanta «Il fiore dell’ibisco». Nel 2007 pubblicò «Alternanze». Di recente la sua opera è stata riscoperta e apprezzata soprattutto dai giovani (nel 2010 l’associazione giovanile «Tavola rotonda – Am runden Tisch» organizzò una serata in suo onore e non sorprese nessuno che la sala fosse letteralmente gremita).

Nato a Boretto (provincia di Reggio Emilia) nel 1926, Dattoli ha offerto a Bolzano un esempio di vita e della buona letteratura (si dice che Bolzano non produce scrittori: non è vero, a volte ne ha e li dimentica, mentre innalza, temporaneamente, scribacchini). Con Antonio Dattoli se ne è andato un pezzo di storia di questa città. La moglie Mary, amata compagna di una vita, la figlia Vanda-Lina, il nipote Daniel ne custodiscono oggi la più sincera eredità e solo la storia ci dirà se saremo anche noi capaci di conservarla.

Che cos’è la poesia? È verità, diceva il filosofo. Io, da amico ho cercato di illuminare qualche tratto di Antonio Dattoli. Quello che a Bolzano dovrebbe essere caro. Il più caro. Lo immagino ora in un posto migliore e, di certo, proprio così come nel suo libro, con “il sole negli occhi”.