Via Roma
Foto: Paolo Florio
Gesellschaft | Vademecum/2

Tra ammende fantasma e famiglie in auto

Seconda puntata dedicata alle fake news che circolano in rete, come l’ammenda per mancanza di autocertificazione o il numero di persone consentite in macchina.

Il primo fine settimana dell’Italia intera chiusa in casa sembra destinato ad andare in archivio, almeno a Bolzano, senza grossi problemi. Complice il maltempo e con gran sollievo del Landeshauptmann Arno Kompatscher che invitava a non uscire se non per necessità, ieri mattina nel capoluogo – soprattutto nelle zone periferiche – l’atmosfera era veramente da day after.

La permanenza in casa sta causando un incremento tanto massiccio quanto prevedibile della comunicazione via social. Con conseguente propagazione delle fake news in modalità – spiace dirlo ma il termine ha proprio questo significato – virale. Nel primo vademecum ne abbiamo viste alcune, adesso ci occupiamo di altri dubbi e leggende che circolano sul web. Per cercare di capire abbiamo sentito l’avvocato Luca Crisafulli e il comandante della polizia municipale di Bolzano, Sergio Ronchetti.

 

La bufala dell’ammenda per mancanza di autocertificazione

 

Ancora adesso circola sul web (inteso come canali social e purtroppo anche siti di informazione), ma anche tramite qualche Whatsapp audio, la notizia che se si viene fermati senza avere addosso il modulo che autocertifica il motivo del proprio spostamento, a piedi, in bici o in auto, scatta l’ammenda da 206 euro. Non solo: automaticamente si va a macchiare la fedina penale, con le relative pesanti conseguenze. Abbiamo chiesto a Luca Crisafulli, avvocato giuslavorista nonché componente della Commissione dei Sei, di chiarire questi due aspetti.

“Allora, la mancanza di autocertificazione non può originare alcuna sanzione, perché è espressamente previsto dal decreto che, se si è sprovvisti del modulo quando si viene fermati, è possibile compilarlo al momento del controllo. La violazione all’ormai celebre articolo 650 del codice penale sulla “inosservanza dei provvedimenti dell’Autorità” scatta invece se non si hanno validi motivi per uscire, e in questo caso i trasgressori rischiano l'arresto fino a 3 mesi oppure la famigerata ammenda fino a 206 euro”.

E per quanto riguarda la “macchia” sulla fedina penale?

“È vero che trattandosi di un reato, e non di una sanzione amministrativa, c’è il rischio che in caso di condanna questa vada a finire nel proprio casellario giudiziale. Però l’iter giudiziario è lungo. Innanzitutto, al momento della contestazione non c’è alcuna ammenda da pagare. L’organo di polizia stilerà un verbale di identificazione, mentre la persona fermata dovrà eleggere un proprio domicilio per la ricezione degli atti e scegliersi un avvocato difensore. Dopo qualche tempo, oggi non quantificabile data la situazione in atto, la Procura della Repubblica comunicherà all’interessato l’avvio del procedimento. A questo punto, per evitare il processo e l’eventuale condanna penale, prima dell’inizio del processo è possibile chiedere di essere ammesso all’oblazione penale speciale che trasforma l’ammenda in sanzione pecuniaria”.

L’ammenda da 206 euro per violazione dell’art. 650 – inosservanza dei provvedimenti dell’Autorità - scatta solo alla fine di un processo concluso con condanna

Passiamo al comandante della polizia municipale di Bolzano, Sergio Ronchetti.

Comandante, qual è innanzitutto la situazione al Comando di via Galilei?

“Per quanto ci riguarda è buona, nell’organico non ci sono defezioni per motivi legati al virus e siamo tutti al lavoro. Con le debite precauzioni negli uffici e con le mascherine per chi svolge servizio esterno”.

Immagino che il traffico sia l’ultimo dei vostri pensieri, in questi giorni.

“In effetti è pressoché inesistente. Il grosso del lavoro consiste nei controlli del rispetto delle normative anticontagio, sia in strada che nelle strutture aperte, e nell’informazione alla cittadinanza. Siamo tempestati di telefonate, e devo dire purtroppo che tante si potrebbero evitare”.

In che senso?

“Nel senso che va bene chiedere chiarimenti, però ancora troppe persone chiedono permessi impossibili da concedere o denunciano comportamenti chiaramente consentiti. Ad esempio, c’è gente che chiama perché ha visto sulla ciclabile due ciclisti che parlavano tra di loro…”

Quali sono i comportamenti invece da evitare?

“Premesso che meno si esce di casa è meglio è, bisogna comunque non uscire in gruppi o crearli una volta usciti di casa. Andate al parco a passeggiare, da soli, ma non fermatevi sulle panchine a chiacchierare con altre persone. Men che meno a giocare a calcio sui prati. Ripeto, se è consentito uscire per una salutare boccata d’aria, non bisogna trasformarla in un’occasione di socializzazione”.

Gli anziani sono i soggetti più a rischio ma non possiamo impedire loro di uscire di casa, se ne sentono il bisogno. L’importante è che non si fermino a chiacchierare nei parchi

A proposito: agli anziani Stato e Provincia di Bolzano raccomandano (non impongono) di stare a casa. Ed è anche scattata una sorta di caccia al vecchietto perché in ogni anziano incontrato per strada si intravede un possibile untore. Tra l’altro, si parla sempre genericamente di anziani senza specificare l’età…

“È vero, in questo caso la normativa non è precisa. Diciamo che i primi a volersene stare in casa dovrebbero essere proprio gli anziani stessi, in quanto soggetti più a rischio. Detto questo non possiamo impedire a una persona, che magari vive da sola e ha fisiologicamente bisogno di fare due passi e prendere un po’ d’aria, di uscire di casa. L’importante, ribadisco, è che la camminata in solitaria non si trasformi in occasione per fermarsi a chiacchierare nei parchi”.

Parliamo delle famiglie, uno degli argomenti più discussi. Visto che in casa possono stare a contatto ravvicinato, si presume che genitori e figli possano anche uscire in gruppo?

“Anche qui deve prevalere il buon senso, che dice che la prima cosa è la salvaguardia della salute, per cui è meglio evitare di mettere a rischio la proprie e quella dei propri figli. Da parte nostra non staremo certo a intervenire se vediamo madre e figlia che camminano a 50 cm di distanza”.

Ma quante persone possono stare in macchina?


Altro argomento dibattuto: il numero di persone in macchina. Malgrado numerose ricerche su fonti attendibili e sul sito del Governo, né sui vari decreti né sulla direttiva emanata dal ministro dell’Interno Luciana Lamorgese viene specificato quante persone possono viaggiare. Eppure sul web si trova di tutto: due persone al massimo, una davanti e una dietro, o forse tre se sono familiari e quindi già a stretto contatto… Voi avete ricevuto direttive specifiche al riguardo?

“No, nessuna. Posso dire che i nostri parametri si basano sul buon senso e sulle norme applicabili. Per non familiari che viaggiano sullo stesso mezzo, a noi interessa che rispettino la distanza minima, che si raggiunge solo mettendo il passeggero dietro al guidatore dal lato opposto del veicolo. Chiaramente se l’auto dovesse avere tre file di posti, allora ce ne potrebbe stare un altro. Per le famiglie invece, più che la distanza, valutiamo se hanno validi motivi per uscire tutti insieme”.

Altra domanda frequente sul web: nei cortili condominiali, i bambini di famiglie diverse possono giocare assieme? E voi potete intervenire in aree private?

“Assolutamente vietato, visto che l'obiettivo è quello di stare lontani gli uni dagli altri. E in questi casi la Polizia interviene anche sul privato”.

Aree cani: sono ancora aperte quindi accessibili…

“Sempre evitando assembramenti”.

Come si stanno comportando i bolzanini?

“Diciamo che dovrebbero fare più attenzione nei parchi”.

 

Un invito da prendere sul serio, quello del comandante Ronchetti. Una cosa infatti è fare chiarezza – come cerchiamo di fare – dal punto di vista normativo per evitare false interpretazioni che danno origine a isterie collettive e linciaggi virtuali. Un’altra, ben più importante, è cercare di comportarsi quanto più possibile responsabilmente, ossia evitare di creare situazioni di rischio anche facendo attività consentite dalla legge. In questo momento di enorme impegno per la sanità pubblica, anche una leggerezza in meno o una rinuncia in più possono essere importanti.