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“La fotografia è fatta di momenti”

Giacomo Podetti, fotografo autodidatta, ha fatto della sua passione anche una professione. “Mi piace pensare che tutti abbiamo delle storie da raccontare”.
Giacomo Podetti
Foto: Giacomo Podetti

Giacomo Podetti è un ragazzo del Trentino, studente all’università di Bolzano. Ha imparato l’arte della fotografia da autodidatta e, riuscendo a rendere unici i suoi scatti, ha fatto della sua passione anche una professione.

 

Quando e come hai iniziato l’attività da fotografo freelancer?

Fin da bambino, ho sempre amato catturare momenti e renderli miei, in un’ottica che gli altri forse non percepivano. Il processo che mi ha portato a imparare è stato un po’ al contrario: vedevo fotografie di professionisti che ammiro, cercavo di capirne le impostazioni, inquadrature e metriche, per poi creare una mia immagine con gli strumenti che avevo. Con la pratica, ho iniziato a capire come avvicinarmi a quello che stavo veramente cercando in una foto, e il processo continua tutt’ora.

Il tuo slogan è “everyone has a story to tell”. Si può dire che la fotografia è un mezzo per raccontare te stesso e gli altri?

Mi piace pensare che tutti abbiamo delle storie da raccontare, fatte di momenti ed emozioni. Con la fotografia cerco di catturarli e di suscitare qualcosa in profondità, non solo in chi ha vissuto quegli attimi in prima persona, ma anche in chi li vive da fuori. È anche una questione di ascolto: quando scatto foto per altri, mi prendo il tempo per ascoltarli, al fine di immedesimarmi il più possibile in ciò che vogliono raccontare.

 

Sport, territorio, viaggi: in che modo la fotografia ti permette di mettere insieme tutte le tue passioni?

Raramente quando esco per un’escursione lascio la macchina fotografica a casa e, quando lo faccio, me ne pento sempre. Mi piace molto praticare sport e altrettanto fotografarlo. Quando invece organizzo un viaggio, è proprio la fotografia che mi guida, tramite un processo inverso. Quali mete visitare e in quale momento della giornata, dipende tutto dagli scatti che ho intenzione di catturare: costruisco così i miei itinerari.

È anche una questione di ascolto: quando scatto foto per altri, mi prendo il tempo per ascoltarli, al fine di immedesimarmi il più possibile in ciò che vogliono raccontare.

Le tue foto riscuotono molto successo su Instagram (@giacomopodettiphoto) e non solo: quale pensi sia l’aspetto che le rende così apprezzabili?

Andrebbe chiesto a chi le apprezza. Il fatto è che non c’è un’unica risposta, dipende da un individuo all’altro, da cosa uno cerca nella fotografia. Anche per questo, se posto una foto sui social mi assicuro che questa riesca ad accomunare più persone possibili. Chiunque può vedere le tue foto sui social, persone con diverse passioni e diverse sensibilità, è quindi per me importante che gli scatti che posto possano avere un forte impatto su più gente possibile.

Qual è, per te, l’aspetto migliore di questo lavoro?

Il fatto che tutt’ora non lo considero un lavoro. È passato qualche anno da quando la fotografia è diventata anche la mia professione e non mi sono quasi accorto di questa transizione. Ovviamente, quando si tratta di lavoro subentrano varie responsabilità, esigenze dei clienti e qualche procedura burocratica. Tuttavia, vedo questo aspetto più come una sorta di formalizzazione di ciò che starei facendo a prescindere: visualizzare, scattare, editare. Proprio perché mi appassiona.