Wirtschaft | Ripartenze ritardate

Che fine hanno fatto le discoteche

Riapertura rinviata al 14 luglio. Michael Plattner gestisce insieme a Isabel Conci l’Okay di Bolzano: “La gente ha voglia di tornare a divertirsi, ecco le nostre idee”.
Michael Plattner, Isabel Conci
Foto: Michael Plattner

“Siamo stati i primi a chiudere e saremo fra gli ultimi a riaprire, nell’agenda politica evidentemente non siamo considerati una priorità”. C’è amarezza nelle parole di Michael B. Plattner, gestore del club Okay di Bolzano. Il 25enne ha preso in gestione lo scorso gennaio insieme alla fidanzata Isabel Conci il popolare locale del capoluogo, fino a che con l’arrivo della pandemia e il conseguente lockdown non è stato costretto a “chiudere bottega”. “Eravamo pronti a lanciare la prima edizione dell’uni-party, una festa per gli studenti in collaborazione con l’unibz, il 5 marzo, avevamo già stampato i flyer, ma è saltato tutto, bisognava minimizzare il rischio di contagio e chiudersi in una discoteca sarebbe stato imprudente. E così da un giorno all’altro ci siamo ritrovati a brancolare nel buio”.

Siamo stati i primi a chiudere e saremo fra gli ultimi a riaprire, nell’agenda politica evidentemente non siamo considerati una priorità


Il vademecum

 

Il popolo della notte deve attendere ancora prima di poter tornare in pista. La riapertura delle discoteche, inizialmente prevista per oggi 15 giugno, è slittata al 14 luglio, come sancito dall’ultimo Dpcm firmato dal premier Giuseppe Conte. Si potrà ballare solo all’aperto e a distanza di due metri l’uno dall’altro. Fra le regole stabilite c’è anche il divieto di consumare bevande al bancone, permesse solo con il servizio ai tavoli disposti in modo da assicurare il mantenimento di almeno 1 metro di separazione tra i clienti. Questa distanza, che dovrà essere rispettata anche fra le sedute, potrà essere ridotta solo con l’utilizzo di barriere fisiche per evitare il contagio tramite droplet (le goccioline respiratorie). Ogni oggetto fornito ai clienti, come apribottiglie e secchielli, dovrà essere disinfettato prima della consegna. Al chiuso bisognerà indossare la mascherina e all’esterno tutte le volte che non è possibile rispettare la distanza interpersonale di 1 metro. Potrà essere misurata la temperatura e impedire l’accesso se superiore a 37,5 °C. Gli oggetti personali dovranno essere riposti in appositi sacchetti nel guardaroba. Dispenser igienizzanti dovranno essere collocati in più punti del locale. Occorrerà garantire se possibile la prenotazione, il pagamento e la compilazione di moduli online; il gestore dovrà mantenere un registro delle presenze per 14 giorni.
Se da una parte diversi diretti interessati hanno definito inaccettabili perché troppo restrittive queste linee guida, tanto da valutare l'ipotesi di non riaprire i locali, dall’altra c’è chi, come la premiata ditta Michael & Isabel, non sta nella pelle: “Faremo quel che dovremo, ma fateci riaprire il prima possibile”. Intanto a livello provinciale la fase 2 per le discoteche non è stato finora un tema urgente da affrontare.

 

Passato prossimo

 

Alle facce lunghe si contrappone il fattore propulsivo dell’entusiasmo giovanile. Quando gli effetti della crisi sono diventati una sintesi di disillusioni dalle ambizioni Michael e Isabel non si sono lo stesso dati per vinto. Chiuso l’Okay si sono rimboccati le maniche e industriati per trovare un impiego alternativo temporaneo, in attesa di tornare al sogno di sempre: quello di lavorare in proprio. “È un desiderio che ho sempre avuto, questo, e quando alla disco di via Gilm ci lavoravo come dipendente il mio obiettivo è stato fin da subito quello di accumulare quanta più esperienza possibile da poter sfruttare in futuro per un’attività tutta mia, io e Isabel ci abbiamo messo anima e cuore in questo progetto”, racconta il 25enne bolzanino. “Il periodo di quarantena l’ho vissuto come una occasione per ricaricare le pile, ma anche per riflettere su una verità: in un momento tutto può esserti tolto. Per tirare avanti ho chiesto i 600 euro di bonus ma ad essere onesti accedere agli aiuti messi a disposizione dal governo non è stato un affare semplice, in un tale momento di emergenza la burocrazia sarebbe dovuta essere più snella”.

Il periodo di quarantena l’ho vissuto come una occasione per ricaricare le pile, ma anche per riflettere su una verità: in un momento tutto può esserti tolto


Futuro semplice?

 

La situazione è ancora magmatica. Da circa tre mesi e mezzo in apnea, con il locale vuoto e le bollette che continuano ad arrivare (“respiriamo grazie ai proprietari che ci hanno sospeso l’affitto, ma questo significa che non guadagnano nemmeno loro, è un circolo vizioso che comprende anche baristi, dj, gestori della sicurezza e via dicendo”), i due ragazzi guardano avanti non nascondendo qualche rammarico. “Il settore dell’intrattenimento è sempre stato lasciato per ultimo, a tutti è stata data la possibilità di cominciare mentre noi continuiamo a essere penalizzati. Eppure posso garantire che siamo in grado di offrire la possibilità di divertirsi in sicurezza. Se poi c’è qualcuno che trasgredisce le regole deve prendersi la sua responsabilità, visto che si tratta di maggiorenni, non possiamo essere noi gestori ad andarci di mezzo ed essere sanzionati, altrimenti risollevarci sarà più dura del previsto”.
Nel frattempo mentre qualcuno oltreconfine si ingegna con soluzioni bizzarre anti-covid anche Michael lancia la sua trovata. “Un’idea simpatica che abbiamo avuto per mantenere il distanziamento fisico è di far indossare agli avventori dei salvagenti, qualcosa del resto bisogna inventarsi”.

Le persone hanno voglia di tornare in discoteca, non solo per lasciarsi alle spalle tutti i pensieri della settimana, ma anche per sostenerci in questa ripresa

C’è poi la perenne e spinosa questione della movida “incontrollata” in centro che tanto preoccupa gli amministratori comunali a Bolzano: “Con spirito di responsabilità abbiamo chiuso le nostre discoteche ai primi di marzo mentre per un intero weekend prima del lockdown piazza Erbe era ancora strapiena di gente. Ora che tutto sta riaprendo potremmo fornire una soluzione alternativa per evitare assembramenti in quella zona. Sarebbe opportuno, anche in tempi 'normali', che bar e locali in centro chiudessero la sera tutti alla stessa ora in modo che possano lavorare bene loro ma anche noi gestori delle disco, dato che possiamo restare aperti solo poche ore a notte”, dice Michael e l’ottimismo torna a squarciare la penombra. “Le persone hanno voglia di tornare in discoteca, non solo per lasciarsi alle spalle tutti i pensieri della settimana, ma anche per sostenerci in questa ripresa. Il futuro, ne sono sicuro, non è poi così nero”.