Kultur | Nachruf

... in memoriam Carlo Azzolini

Die Kollegen der Architektenkammer Bozen und der Architekturstiftung Südtirol erinnern sich gemeinsam an Carlo Azzolini.
Hinweis: Dies ist ein Partner-Artikel und spiegelt nicht notwendigerweise die Meinung der SALTO-Redaktion wider.
Carlo Azzolini
Foto: Carlo Azzolini

"Lieber Carlo,

du wirst uns bei den gelegentlichen Abendessen unter Bozner Architekten fehlen.  Unsere kurzen Gedankenaustausche zu Stadtentwicklung und Architektur während zufälligen Treffen in den Altstadtgassen werden mir fehlen.  Auch deine interessanten Vorträge und Führungen durch Bozen, immer mit deiner ruhigen, eleganten Art vorgetragen, werden uns allen fehlen. 

Ci mancherai! Mi mancherai! Ciao Carlo!"

Roland Baldi

 

"Con la perdita di Carlo abbiamo sicuramente  perso un  bravo architetto, ma anche un pezzo di storia di Bolzano e dell'Alto Adige. Ogni volta che si discuteva, mi comunicavi sempre le novità delle tue ricerche che ti coinvolgevano sempre.  Grazie Carlo, ci mancherai, ma sicuramente continuerai le tue ricerche da un punto di vista molto più alto."

Andrea Pizzurro

 

 

"Ben volentieri mi unisco allo unanime sconcerto, alla tragica, notizia della perdita dell'amico-collega Carlo Azzolini.
Un privilegio averlo conosciuto, umanamente, persona solare, attiva, sempre disponibile, semplice, modesto, leale, sorridente, mediatore corretto; professionalmente, preparato, meticoloso , con una passione esagerata per la bella architettura; culturalmente ricercatore sopraffino, storico attento e preparato .......una bella persona, abbiamo perso un amico-collega, di grande spessore."

Enrico Fogagnolo

 

"Caro Carlo...

Ich habe Dich vor 40 Jahren kennen- und schätzen gelernt. In meiner Erinnerung warst Du damals eines meiner Vorbilder: Ein Architekt mit Ausstrahlung, mit Bildung; nie laut, aber immer aufmerksam; nie mit dem Anspruch, allein nur das Richtige in der Architektur zu kennen, vielmehr immer  abwägend und ausgleichend und Deinen Kollegen gegenüber wertschätzend. Dein Zugang zur Architektur, Dein Bewusstsein dafür, dass der ländliche Raum eine besondere Sensibilität für die Wahrung der lokalen Besonderheiten erfordert, hat Dich ausgezeichnet.  Für viele damals noch junge Anfänger-Architekten hast du prägende Bauten als Schulbeispiele geschaffen und davon einige nun auch den zukünftigen Generationen hinterlassen. Als charismatischer Kammerpräsident über viele Jahre hinweg und bis zum Schluss als Garant einer von umfassender Kultur geprägten

Architektengilde sei Dir gedankt. Un ultimo complimento a un grande personaggio – und bis zum Wiedersehen im Architekten-Himmel... wenn es ihn gibt."

Zeno Bampi, Architekt

 

„UPGRADE“
patrimonio edilizio_efficienza energetica_innovazione
STORIE DI PERSONE E DI CASE

E’ il racconto delle storie della gente,
di chi deve modificare la casa dove abita.
Parla di emozioni, di aspettative, di aspirazioni.

Ragiona di luoghi, dintorni, comodità, servizi, bambini.
Tiene conto di prezzi immobiliari, di finanziamenti, di mutui, di burocrazie, di agevolazioni fiscali.
Si occupa di come è fatta la casa,
di cosa costa mantenerla,
quali sono i risparmi energetici e che vantaggi portano.

Giudica la qualità dei materiali impiegati,
dice e motiva cosa piace e cosa non piace,
cosa vuol tenere e cosa vuol modificare.

E’ un racconto che è solo un inizio,
per affrontare, con degli esempi veri, la complessità di intervenire oggi, nel tempo della crisi,
nel patrimonio edilizio esistente.

Carlo Azzolini, ottobre 2012"

...queste sono le parole di Carlo con le quali cercava di sensibilizzare ed appassionare la popolazione per l’architettura che ci circonda...

Margot Wittig

 

"Ricordo di Carlo Azzolini da parte di Guido Gentilli, collaboratore dello studio dal 2007 al 2017. Quando si partiva per un sopralluogo, Carlo tralasciava regolarmente di allacciarsi la cintura. Altrettanto regolarmente, il pedante sistema di sicurezza dell'auto dopo qualche secondo iniziava ad emettere un segnale sonoro che lui ignorava con olimpica indifferenza, occupato a parlare, ad organizzare situazioni, incontri, relazioni. Naturalmente dopo qualche chilometro di fastidioso "plin plin" la cintura se la metteva, ma solo quando lo decideva lui, seguendo il suo ordine di priorità. Questo ordine metteva al primo posto senza dubbio le persone ed in particolare il loro benessere. Carlo parlava con tutti ed ascoltava tutti, in una dimensione di assoluta parità, dal politico di alto rango all'operaio straniero che si esprimeva con difficoltà.
Nella sua attività di progettista, che è sempre stata coerente ed armonizzata ai suoi valori umani, non c'era posto per le piccolezze, per dettagli noiosi come il "plin plin" delle cinture di sicurezza. Badava al sodo, a creare spazi dove incontrarsi fosse facile, piacevole e formativo.
Il bello per lui non veniva da canoni estetici; men che meno da stili, movimenti, tendenze, mode. Il bello era da ricercarsi nella possibilità, data a tutti, di accedere ad una dimensione di miglioramento. Spesso, nei suoi progetti, è possibile trovare un centro, un nucleo collegato in modo immediato e fluido alle zone servite. In questo si ritrova la sua volontà di facilitare la mobilità, anche - e soprattutto - sociale. La forma rigetta ogni genere di rigidità, di eccesso geometrico, per sposare una gradualità, una morbidezza, che rende agevole la comprensione dell'edificio in un'accezione sinceramente democratica. Non bisogna essere colti per stare bene in un progetto di Carlo. Non sono edifici o spazi urbani pensati per fare colpo sugli addetti ai lavori, o per essere fotografati e competere sul palcoscenico dell'architettura. La forma, in breve, non lo interessava affatto, come non lo interessava alcun tipo di stile o di dogma. Uomo di cultura, non aveva alcuna preclusione o pregiudizio. La storia, la modernità, il futuro: tutto per lui era motivo di interesse e di stimolo. Ho lavorato nello studio di Carlo per dieci anni, dal 2007 al 201 7 rimanendo sempre colpito dalla sua generosità: non era un fatto limitato alla sfera economica, ma consisteva anche nello spendersi al 1 00% quando si trattava di prendersi responsabiltà e di mettersi in gioco dal punto di vista professionale ed umano. Come collaboratore ho sempre sentito le spalle coperte dalla sua grande e carismatica statura. Quando il nostro rapporto di lavoro si è dovuto, con dispiacere reciproco, interrompere, siamo rimasti in contatto perché non potevo rinunciare all'importante figura di riferimento che lui costituiva per me. Adesso questa figura mi è stata tolta in maniera improvvisa e prematura. Resta, è vero, un patrimonio ricchissimo di ricordi belli, ai quali attingere per superare lo sconforto che inevitabilmente prende quando viene a mancare una persona come Carlo Azzolini."

Guido Gentillo

 

"In memoria di Carlo Azzolini.

Quando partendo da casa,  ogni giorno passo davanti alla scuola agraria di Teodone progettata da Carlo Azzolini, penso a questa frase emblematica di Adolf Loos:

“Se in un bosco troviamo un tumulo lungo sei piedi e largo tre, disposto con la pala a forma di piramide, ci facciamo seri e qualcosa dice dentro di noi: qui è sepolto un uomo.  Questa è architettura« ( Adolf Loos – Parole nel vuoto) Carlo è stato il primo collega che ho incontrato tornando da Venezia in Alto Adige, nel 1985, il giorno della mia iscrizione all’Ordine degli architetti. Con lui in questi anni,  ho condiviso molte commissioni edilizie del Comune di Bolzano, trovandomi sempre in sintonia con la sua idea di architettura e città Sapeva riconoscere la qualità di un progetto perché l’architettura era la sua vita e riusciva a trasmettere a tutti questa sua passione razionale, con chiarezza e senza compromessi. Ancora una volta, Carlo, grazie per i tuoi preziosi insegnamenti. Continuerò a pensarti nelle straordinarie e indicibili architetture celesti, ritrovandoti ogni giorno a Teodone davanti alla tua architettura."

Un abbraccio  forte,

Paolo De Martin

 

"Ho un bel ricordo dell’Architetto Azzolini, da condividere con i  colleghi dell’Ordine di Bolzano. 

(…)   Era il 1992, frequentavo il secondo anno alla facoltà di architettura IUAV di Venezia.

Il docente di composizione Architettonica, aveva illustrato a lezione una pubblicazione che riguardava il progetto  di una scuola elementare in Val di  Funes e ne elogiava in particolare l’attenzione per l’inserimento nel contesto. Il progetto era stato ideato all’inizio degli anni ’80, dagli Architetti Carlo Azzolini e Klaus Kompatscher.  Vedere a lezione un progetto di architetti giovani della mia Provincia di origine, mi aveva all’improvviso rallegrato e aveva  virtualmente accorciato la mia distanza da casa.  (…)"

Marco Widmann

 

"Carlo Azzolini,

Ti ricordo amico e compagno intellettuale di un percorso che ci ha fatto incontrare  ed ha avuto inizio già negli anni ’70 fino a pochi giorni fa, interrotto improvvisamente da questa maledetta pandemica così aggressiva da portarTi via dalla Tua famiglia, dai Tuoi cari, dai Tuoi amici , dalla Comunità. Ti ricordo commosso per come ho avuto modo di conoscerTi:  un eccellente architetto, preparato sempre aggiornato, disponibile al dialogo con una grande passione per la conoscenza della storia antica e attuale che ha trattato con rispetto , competenza e serietà scientifica gli argomenti della “materia colta” dell’Architettura e dell’Urbanistica. Ti ricordo puntualissimo agli appuntamenti professionali e personali che abbiamo avuto anche  insieme. Soprattutto Ti ricordo per le tante domande “sui perché” delle tante scelte progettuali che hanno prodotto le  trasformazioni insediative nella nostra provincia e per le lunghe riflessioni tenute anche con altri colleghi sempre nel rispetto reciproco dei ruoli istituzionali diversi che coprivamo da architetti e professionisti  su grandi temi come Piani Regolatori, Piani Urbanistici, Masterplan, grandi reti e infrastrutture, standard, spazi pubblici, viabilità, piani esecutivi, attuativi,  tessuti storici, monumenti e palazzi, aree produttive, disegno urbano, ecc.

Ti sei contraddistinto in tantissime argomentazioni per non esserTi accontentato della prima lettura, interpretazione o intuizione ma per aver affrontato ricerche  con le fonti originali, ascoltando pazientemente le diverse testimonianze nel dibattito, scambiando testi e informazioni autentiche.  

(E come non ricordare le conversazioni su “Villaggio Matteotti” a Terni o ”Stadtvillen” Südliches Tiergartenviertel International Bauausstellung IBA Berlin a Berlino Ovest 7- Ti ricordo e ti ricorderò ora per allora all’appuntamento al “Checkpoint Charlie” quando ancora c’era il Muro tra Est ed Ovest e Covid19 non era ancora arrivato).

Grazie di tutto Carlo !"

Ci mancherai,

Giorgio Fedele

 

"...a Carlo...."Oggi come tante altre volte passando davanti al municipio e poi sotto le volte a crociera del "nuovo" portico, per mettere un cero davanti alla lapide che ricorda i miei nonni, nel cimitero di Sarentino, come sempre ti ho pensato, questa volta però con profondo dolore sapendo che da ora in poi ti rivedrò solamente nelle belle architetture della vita di tutti i giorni che ci hai lasciato."

Ingrid Zamboni Oberkalmsteiner

 

"Carlo Azzolini +

Dass Carlo nicht mehr unter uns ist, hat alle, die mit ihm ein Stück seines Lebensweges und mehr gegangen sind, tief erschüttert. Nicht nur, weil er vital wie immer und bis vor kurzem noch voller Begeisterung beruflich aktiv war, sondern weil diese Begeisterung auch darüber hinaus ging durch sein Engagement, was die Sache der Architektur im allgemeinen und die Architekturgeschichte seiner Heimatstadt Bozen im besonderen anbelangte. So galt sein unermüdliches Agieren der Verbreitung jenes Wissens um historische Zusammenhänge und Entwicklungen, die die jüngere Geschichte Bozens und auch Südtirols ausmachen. Seine Führungen durch die Alt- und Neustadt waren nicht nur Lehrstunden in Städtebau und Architektur, sie waren auch ein Versuch zur Integration, um einander besser zu verstehen.

Als Italienischer Südtiroler, der höchst interessiert war an den beiden vorherrschenden Kulturen dieses Landes, war es ihm stets ein Anliegen, das Denken und die Lebensform der Südtiroler zu verinnerlichen und auch daran Teil zu nehmen. Er konnte den Dialekt besser als die Hochsprache, konnte Blind Watten, und freute sich jedes mal, wenn seine deutschsprachigen Gesprächspartner sein Bemühen zu schätzen wussten, so wie auch wir sein Interesse an unserer Kultur und Tradition und sein Eingehen darauf anerkannten.

Wir kannten uns bereits zu Oberschulzeiten flüchtig, verloren uns dann aus den Augen, er studierte in Venedig, ich in Wien, doch eines Sommers der frühen 70-er Jahre trafen wir uns wieder, im Architekturbüro von Nandi und Klaus Kompatscher in Bozen, ich noch als Praktikant, er bereits als diplomierter Architekt. Bald stieg er als Partner im Studio Kompatscher ein, wo im Lauf der Jahre mehrere wichtige Bauten entstanden, wie das Schulzentrum in Leifers, die Schulen in Villnöss, Lüsen und Olang, das Dorfzentrum von Proveis u.v.m..

Seine Vielseitigkeit konnte er später auch mit dem Bildungszentrum der „Claudiana“ am Bozner Spital oder der architektonischen Gestaltung der Umfahrungstraße Leifers unter Beweis stellen. Doch nicht nur das Planen und Bauen selbst waren seine Anliegen, auch der Einsatz für unsere Berufsgruppe, was er durch sein Engagement im Vorstand der Architektenkammer als Sekretär und Vizepräsident unter Beweis stellen konnte. Von 1982 bis 1984 war er deren Präsident, ich sein Sekretär. In dieser Zeit lernte ich seine Methodik kennen, die immer strukturiert und dadurch nachvollziehbar war. Dem konnten auch gelegentliche harte Worte und Positionen nichts anhaben, wenn es um die Sache ging, aber schlussendlich hatte er immer ein Bonmot parat, um etwaige Irritationen seines Gegenübers zu applanieren und mit der nötigen Selbstironie ins humoristische zu wandeln.

Seit 2011 war er Vorsitzender der Architekturstiftung, die sich nicht mit Verwaltungsangelegenheiten wie die Kammer herumschlagen muss, sondern dem kulturellen Auftrag der Architektur in der Gesellschaft verpflichtet ist. Seine Arbeit in der Baukommission der Gemeinde Bozen soll nicht unerwähnt bleiben, auch die intensive Zusammenarbeit mit dem damaligen Stadtrat Arch. Silvano Bassetti, in der von diesem gewollten Arbeitsgruppe zur Ideensammlung für den neuen Bauleitplan Bozen. Von 2007 bis 2014 war er Vizepräsident der ARBO, der Betreibergesellschaft zur Bebauung des Bozner Bahnhofsareals, wo er sich sachkundig und weitblickend für die zukünftige Entwicklung der Landeshauptstadt einbringen konnte.

Carlo gehörte zu jenem Kreis engagierter Architekten, die sich für die Baukultur im allgemeinen und die Belange der Architektur hierzulande eingesetzt haben, sei es mit Artikeln, Publikationen, Ausstellungen, auch mit dem Einnehmen von manchmal unbequemen Positionen, die vielleicht nicht dem Zeitgeist entsprachen, jedoch couragiert Haltung bezogen; eine in diesen Zeiten leider immer seltener anzutreffenden Tugend.

Er wird nicht nur der hiesigen Architekturszene fehlen, auch allen, die mit ihm Momente der Freundschaft teilen konnten."

Wolfgang Piller

 

"Il ricordo di Carlo ci riporta a un giorno di primavera, quando arrivati a piedi a Proves ci siamo fermati sulla piazza del paese. La sua capacità di immedesimarsi nello spirito di un luogo e dei suoi abitanti, l’armonia ricreata tra paesaggio e chiesa del paese, municipio, canonica, banca esprime un profondo senso di rispetto per la comunità. È un gesto d’amore, che permea ogni dettaglio, si tratti di un semplice parapetto, una porta o una finestra, una piccola rampa di scale, una fontana, una scritta su un muro, la posizione di un albero. Sicuramente, uno dei tanti regali che ci ha fatto Carlo, e gliene siamo profondamente grati."

Giovanni Dissegna & Christina Niederstätter