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And the winner is...

Ambra Proto è la vincitrice del media contest trentino di giornalismo promosso da Tempora. Il premio è un anno da freelance con Salto.bz.
Ambra Proto
Foto: Facebook/Ambra Proto

Si è svolta lo scorso venerdì (12 maggio) a Trento, nella bella cornice della “Sala Aurora” del Consiglio provinciale del Trentino, la premiazione del media contest di giornalismo promosso da “Tempora ODV” nell’ambito del Festival Agenda 2030. Un progetto sostenuto, tra gli altri, dalla Fondazione Trentina Alcide De Gasperi, dalla Fondazione Antonio Megalizzi e dal Forum trentino per la pace, nonché da Salto.bz e Il Dolomiti. Dopo un ciclo formativo di tre mesi nelle sedi operative di Trento, Rovereto, Novaledo, Roncegno Terme e altrettanti di percorso esperienziale, i partecipanti al contest si sono cimentati con elaborati inediti, declinati in articoli giornalistici, podcast o video su tre possibili tracce tematiche: “La libertà non è gratis. E adesso l'abbiamo capito. Forse”, “Proteste in Iran. La forza dei giovani” e “Come creare relazioni con ‘Persone’, indipendentemente dalle loro ‘disabilità universali’”.

 

La premiazione di Ambra Proto (e il suo video) sono visibili dal minuto 1:00:00.

 

Il primo premio (un contratto free lance di un anno con Salto) è andato ad Ambra Proto, che ha scelto la terza traccia, cui seguono - in ordine di piazzamento - Michele Simeone, Silke Bridi, Valentina Rovro, Marina Toldo e Giovanni Grazioli. “Io ho scelto il tema della disabilità. Un argomento a cui tengo particolarmente, sia per esperienze vissute sia grazie al lavoro che svolgo all'interno di una scuola media”, racconta la vincitrice Ambra Proto, che vive a Trento, ha studiato sociologia e, oltre a scrivere, è assistente educatrice: “Ho creato un video di pochi minuti utilizzando oggetti di vario tipo, che assumono il ruolo di protagonisti del filmato, all’interno del quale ci sono molte delle persone che ho incontrato nel mio percorso lavorativo e di vita. Persone che hanno anima ed emozioni ben nascoste, ma perfettamente visibili se si guarda sotto lo strato dell’apparenza”. “Quello che ho voluto dimostrare - conclude Proto - è che tutti hanno un proprio linguaggio e che ognuno di essi ha valore. Non escludere, ma permettere a tutti di sentirsi parte di una comunità non è solo possibile, ma necessario”.