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Più equità per lavoratori e pensionati

La “flat tax” aiuta a rendere il sistema fiscale più giusto?
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Foto: (c) pixabay

Gli italiani sono davvero oppressi dal fisco? Dati ufficiali alla mano, il quadro che emerge va valutato da diverse angolazioni. La prima cosa che salta all’occhio è che nel 2017 solo poco più della metà dei cittadini ha versato almeno un euro di Irpef. Inoltre, il 45% dei contribuenti appartiene alle prime due fasce di reddito, cioè fino a un reddito di 15 mila euro lordi all'anno e paga solo il 2,62% dell'Irpef totale. Ergo, molti cittadini di fatto non pagano niente o molto poco.

Risulta invece tassato parecchio quel 12,28% di contribuenti, che versano il 57% dell'Irpef totale. Si tratta di chi dichiara più di 35 mila euro con un reddito tassato alla fonte, tra l’altro contribuenti esclusi da molti servizi pubblici, o che partecipano ai costi.

Dai redditi dichiarati sembriamo un paese del "Terzo mondo" e non la settima potenza economica. Tutto ciò stride con il tenore di vita degli italiani. Ma mentre in altri paesi europei la dichiarazione dei redditi non è un segreto di Stato da custodire e funge in parte da deterrente, chi da noi evade viene a volte purtroppo considerato quasi come una persona da imitare perché riesce a “fregare” lo Stato.

Ma a prescindere dai comportamenti illegittimi il sistema stesso è iniquo. La tassazione alla fonte, per esempio, dei salari e delle pensioni è molto onerosa per il singolo. I redditi da attività finanziarie godono di un regime molto più favorevole rispetto a questi ultimi. Una riforma fiscale è assolutamente necessaria, al di là dei proclami in campagna elettorale.

In questo contesto è fondamentale ridurre il carico fiscale che grava sul reddito da lavoro dipendente o da pensione. Tuttavia, nel caso dell’Italia, ciò può avvenire solo se la base imponibile viene ampliata e tutti i redditi, compresi quelli derivanti da transazioni finanziarie, vengono tassati in egual misura. Inoltre va salvaguardata la progressività dell’imposizione, ancorata anche nella nostra Costituzione.

Quando parliamo di riduzioni fiscali non possiamo, infatti, scordarci che l'Italia ha un debito pubblico elevato. In campagna elettorale questo problema è purtroppo completamente assente. Tutto sembra fattibile. Basta fare nuovi debiti per compensare la diminuzione delle entrate fiscali e per aumentare i contributi alle aziende e alle famiglie. Gli speculatori sui mercati finanziari non aspettano altro per guadagnare sulle nostre spalle. 

Mantenere stabili le entrate ma redistribuendo il carico fiscale è la scelta meno traumatica e la più equa in questo particolare momento di crisi. Un crollo sul fronte delle entrate avrebbe quasi sicuramente effetti negativi sulla spesa, a partire dal sociale e dagli investimenti, per non parlare degli interessi che lo Stato dovrebbe probabilmente pagare per finanziarsi. Sempre che poi qualcuno sia disposto a comprare i nostri titoli con tassi d’interesse accettabili.

Una cosa è sicura: L'Italia è un paese con un livello di evasione fiscale molto elevato. L’evasione va combattuta non con i condoni, ma con i necessari controlli incrociando in primis i dati già in possesso delle amministrazioni pubbliche. Serve inoltre la certezza, che una volta accertato quanto dovuto, lo Stato vada all’incasso senza possibilità di scappatoie, chiudendo le falle nel sistema.

Su questo problema la "flat tax" avrebbe invece un effetto ridotto. Pagare nulla sarebbe comunque più conveniente anche con un’aliquota del 15 %. Chi emerge dovrebbe inoltre versare anche i contributi sociali, l'assicurazione contro gli infortuni, l'Iva e tutte le altre tasse che gli evasori fiscali oggi ignorano. E se proprio dovesse andare male, c'è sempre la prospettiva di un condono fiscale a un costo ridotto. Questo oltre a essere ingiusto nei confronti dei cittadini onesti, è una beffa per chi paga le tasse.

Tuttavia, la “tassa piatta” sembra più uno slogan in campagna elettorale del centrodestra che non un progetto da realizzare. Rimane una proposta incompiuta e vaga e si presta a molte interpretazioni possibili. In ogni caso dai calcoli effettuati degli esperti, i risparmi sarebbero comunque esigui per il contribuente medio.

A parte gli aspetti costituzionali - l'Italia ha un sistema fiscale progressivo - non esiste al mondo un sistema simile a quello previsto nel programma elettorale del centrodestra. Un'aliquota fiscale secca del 15% per tutti i redditi avvantaggerebbe fortemente i redditi più alti e graverebbe eccessivamente sulle casse dello Stato.   

L'argomentazione secondo cui alcuni Paesi hanno già praticata la flat tax è solo una parte della verità. Nei paesi dell’ex blocco comunista orientale, quando il comunismo è crollato, per ovvi motivi non esisteva un sistema fiscale applicabile alle logiche di mercato, né un'amministrazione fiscale efficiente. Pertanto, era necessario semplificare. Nel frattempo, molti paesi dell’est hanno rivisto questa decisione o sono in procinto di farlo tornando a qualche forma di progressività.

Sono sicuro che il nuovo Governo dovrà confrontarsi con la realtà. Il sindacato valuterà le proposte e le decisioni prese. In campagna elettorale spesso le promesse sono scollegate dalla situazione reale, ma poi, dopo le elezioni, bisognerà fare i conti con la realtà. Il risultato di questa politica che si ferma all’oggi è evidente: molti elettori sono delusi dai politici e dalle loro promesse e si fanno sempre più notare per l’assenza alle urne. Proprio per l’importanza della posta in gioco sarebbe invece importante andare a votare. 

Alfred Ebner