Politik | Convenzione sull'autonomia

Tra due litiganti spunta il ladino

Pubblicato da Trebo e Valentini un memorandum in vista dell'open space di La Villa. Michil Costa: „Io non firmo“.

Preso d'assalto da gruppi organizzati appartenenti agli ambienti patriottici sudtirolesi e a tratti ignorato dai cittadini di lingua italiana, il mese prossimo il carosello degli open space dedicati alla Convenzione sull'autonomia si sposterà in terra ladina. Nel dibattito politico, pressoché monopolizzato dalle polemiche tra nostalgici dei vecchi tempi (austriaci) andati e visionari della società multietnica si inserisce dunque la voce del terzo gruppo linguistico altoatesino, rimasto sino ad ora fuori dai giochi. In vista dell'open space del 4 marzo a La Villa, due esponenti ladini di spicco, Erwin Valentini, autore di opere dedicate al ladino standard scritto, e Lois Trebo, ex presidente della Union Generela di Ladins, hanno stilato e pubblicato sul sito della convenzione un memorandum contenente „proposte per un programma politico-culturale a favore della minoranza linguistica ladina“. L'elenco delle rivendicazioni è corposo: garanzia di un assessore provinciale ladino, due seggi ladini in Consiglio provinciale e una poltrona fissa rispettivamente tra i giudici del TAR e nelle Commissioni dei sei e dei dodici. Non ha firmato il memorandum l'albergatore ed ecologista badiota Michil Costa: „Mi stupisce che tuttora esistano persone aggrappate all'identità ladina“, un'identità, precisa, „fossilizzata.“

La prima proposta del memorandum in ordine di apparizione è l'unificazione dei territori ladini. I due autori partono dalla considerazione che il gruppo ladino sta assistendo a un progressivo impoverimento della propria lingua, dovuto al „frazionamento della Ladinia in enti politici e giuridici diversi“ e alla „mancanza di un centro politico, economico e culturale“ ma anche „all'immigrazione di alloglotti e all'emigrazione di ladini“. Occorre dunque riunire sotto un unico tetto tutti i ladini delle Dolomiti: „Le Province autonome di Trento e Bolzano e la Regione Veneto favoriscano l'annessione dei tre Comuni ladini bellunesi - Fodom/Livinallongo, Colle Santa Lucia, Ampezzo - alla Provincia autonoma di Bolzano“, si legge nel documento. „L'esito quasi unanime del referendum – affermano Valentini e Trebo - non può essere ignorato.“

Un'altra richiesta riguarda la rappresentanza politica: nelle future leggi elettorali e nello Statuto di autonomia occorre "prevedere apposite circoscrizioni elettorali comprensive dei 18 Comuni e delle tre frazioni dei ladini delle Dolomiti". All'Union Generela di Ladins dla Dolomites, va invece riconosciuto lo status di "rappresentante culturale di tutti i ladini dolomitici" e di "interlocutrice principale della Lia di Comuns Ladins, seguendo l'esempio della Lia Rumantscha in Svizzera". Sempre nell'interesse dell'unità del gruppo ladino, nel documento Trebo e Valentini bocciano la proposta di introdurre un pedaggio sui passi dolomitici. Un pedaggio, spiegano, comporterebbe "un'ulteriore divisione e un isolamento delle valli ladine".

Proseguendo nella lettura, il documento entra nel vivo del dibattito sul futuro terzo Statuto di autonomia, facendo preciso riferimento agli articoli che disciplinano la rappresentanza etnica nelle istituzioni politiche. In cima alla lista, l'assessore provinciale ladino: l'ingresso di un ladino in giunta provinciale, fanno presente Trebo e Valentini, oggi come oggi è una gentile concessione della maggioranza. Un domani, dovrà essere un diritto garantito. In Consiglio provinciale ai ladini dovrebbero spettare due seggi anziché uno: "Con un consigliere soltanto i ladini sono sottorappresentati e non possono nemmeno ricoprire le cariche istituzionali riservate al gruppo, quali la vicepresidenza del Consiglio e l'assessorato" di cui sopra. Ai ladini va inoltre "garantita la rappresentanza nel Tribunale amministrativo regionale e nelle Commissioni statutarie dei dodici e dei sei."

Nel memorandum si parla anche di proporzionale: "La regola proporzionale va modificata nel senso di consentire deroghe per l'accesso dei ladini ai posti anche alti della pubblica amministrazione provinciale e locale; con ciò si evita la dichiarazione di appartenenza ad un altro gruppo per accedere ai posti di lavoro. L'indennità di lingua ladina va concessa a tutti i ladini che lavorano nella pubblica amministrazione e anche ai dipendenti pubblici che hanno acquisito il patentino in lingua ladina. Si nota al riguardo che ben 150 posti riservati al gruppo ladino sono oggi occupati da appartenenti ad un gruppo linguistico diverso."

Interpellato da salto, Michil Costa, anch'egli un ex presidente della Union Generela di Ladins, prende le distanze dal memorandum. "Conosco Trebo e Valentini e li stimo entrambi – sottolinea – ma non ho firmato il documento." „Mi stupisce – spiega - che tuttora esistano persone aggrappate all'identità ladina, che è un'identità fossilizzata. Che il Landeshauptmann sia ladino o meno per me non ha nessuna importanza". Un punto del memorandum che trova l'ecologista Costa nettamente contrario è il no degli autori al pedaggio sulle strade dei passi dolomitici. "Volendo proprio parlare di identità, nel discorso andrebbe incluso l'ambiente. Che senso ha parlare di identità ladina se non dedichiamo la giusta attenzione all'ambiente che ci circonda?"