Film | salto weekend

L’ultima notte di Amore

Il solido thriller metropolitano di Andrea Di Stefano con Pierfrancesco Favino e una sorprendente Linda Caridi. Il cinema italiano contemporaneo, quello bello, esiste.
L’ultima notte di Amore
Foto: Screenshot

È trascorsa quasi una settimana dalla cerimonia degli Oscar, abbiamo metabolizzato le nostre delusioni per alcuni grandi protagonisti rimasti senza statuette come The Fabelmans di Steven Spielberg o The Banshees of Inisherin (Gli Spiriti dell’Isola) di Martin McDonagh, riattivando nel turbolento processo digestivo il “momento In memoriam” per le candidature mancate di Nope di Jordan Peele o di Decision to Leave di Park Chan-wook.

Spezziamo invece una lancia a favore dell’iperbolico e bizzarro Everything Everywhere All At Once dei Daniels, l’epopea del multiverso, che ha conquistato 7 premi, quasi tutti pesantissimi come Miglior Film e Miglior Regia. Un jackpot, secondo una parte della critica, figlio del paraculismo buonista di Hollywood.

Al di là della misura soggettiva non si può in cuor nostro non gioire di questa vittoria così straripante per un film di nicchia con dentro dita a forma di hot dog e pietre parlanti, prodotto dalla sempre lungimirante A24, e diventato progressivamente un fenomeno pop che merita il successo che sta avendo. Non dimentichiamoci che l’anno scorso trionfò CODA, giusto per dire.
E chiudo sugli Oscar perché sennò facciamo notte.
Parliamo invece di un’altra notte, quella di Amore, perché quando ci ricordiamo che in Italia sappiamo fare cinema di alto livello è il caso di alzarle quelle terga per fiondarcisi, in sala.

Cos’è

L’ultima notte di Amore è il crime thriller diretto da Andrea Di Stefano (già regista di Escobar: Paradise Lost e The Informer), al suo primo film interamente italiano, presentato fuori concorso al Festival di Berlino.
Un tenente di polizia onesto (ma non un santo) e ingenuo della vecchia scuola, Franco Amore (Pierfrancesco Favino), si ritrova a indagare su un omicidio 24 ore prima del suo pensionamento. Si vanta di non aver mai sparato un singolo colpo di pistola in 35 anni di carriera - solo di tanto in tanto ha fatto da scorta a Cosimo (Antonio Gerardi), il cugino faccendiere della moglie Viviana (una eccezionale Linda Caridi) per arrotondare il magro stipendio.

Succede che pochi giorni prima della pensione lo sbirro riceva la proposta di un “lavoretto” ben pagato, commissionato da un clan di cinesi. Il losco parente traffichino lo convince ad accettare e a oltrepassare di conseguenza la propria linea etica. Le cose non vanno come Franco aveva previsto: durante l’ultima, infausta, notte di servizio, in cui coinvolge anche l’amico e partner di lunga data Dino (Francesco Di Leva), dovrà occuparsi di un carico di diamanti finendo in un guaio molto grosso.

L’ultima notte di Amore | Trailer

 

Com’è

È un film che si butta nelle braccia del cinema di genere, quello fatto bene. Ed era da un bel po’ che non si vedeva un poliziesco italiano così saldo e stiloso, considerato che il genre era una punta di diamante del cinema peninsulare degli anni ’70.
La sequenza di apertura dei titoli di testa, che rievoca quella di Milano calibro 9 di Fernando di Leo (autore per cui Tarantino non ha mai nascosto il suo apprezzamento), ripresa a volo di drone, scivola sui grattacieli, la stazione, il centro storico, la Darsena, le fabbriche della città meneghina prima di planare verso la finestra dell’appartamento che Franco condivide con Viviana.
E finalmente una fotografia come Cristo comanda.

Di Stefano strizza l’occhio a un’estetica da poliziesco internazionale, con i suoi richiami a De Palma e a Hitchcock, non solo omaggiando il genere ma modernizzandolo fino a rielaborarlo. Ben scritto, con un impressionante controllo del ritmo, un’intensa colonna sonora, attori ben diretti, destreggiandosi fra suspence, tensione carsica e dramma umano - con il rapporto tra Franco e la sua giovane moglie che è il nucleo emotivo della storia - in una metropoli spietata e tentacolare, il film sovverte il luogocomunismo della periferia come spazio brutto sporco e cattivissimo, e della Milano da bere.
Strutturata in 3 atti, la pellicola ruota intorno a una domanda, a un dilemma morale: cosa saremmo disposti a fare per proteggere la nostra famiglia? Mentre ci pensiamo rincolliamoci con il cinema italiano. C’è speranza.

Voto: ****