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Sostenibilità e crescita

È forse il più discusso fra tutti i 17 obiettivi dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite per uno sviluppo sostenibile...
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Foto: Ben White on Unsplash

È l’obiettivo 8: incentivare una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, un’occupazione piena e produttiva e un lavoro dignitoso per tutti. Il concetto di crescita economica duratura, come conditio sine qua non per la piena occupazione, attira i dubbi di tanti. Come è possibile continuare a crescere all’infinito?

 

Gli strumenti di misura


Nel 1929, nel contesto della Guerra Fredda, il Prodotto Interno Lordo, PIL, era uno strumento strategico per confrontare le prestazioni tra i diversi Paesi, sia quelli nemici che quelli alleati. Anche nel contesto della decolonizzazione era l’indicatore per eccellenza nella guida allo sviluppo dei Paesi ormai indipendenti in un sistema votato al libero mercato. Da allora la crescita del PIL come crescita economica è diventata il faro delle politiche nazionali.1

Nei fatti i tassi di crescita nei Paesi occidentali sono da anni stagnanti se non in calo, mentre l'impatto delle attività economiche sull’ambiente aumenta: dall’accumulo di gas serra nell’atmosfera, all’acidificazione degli oceani, alla perdita di biodiversità. Misurare la crescita attraverso il PIL, inoltre, si è dimostrato inadeguato a smascherare l’aumento della disuguaglianza tra ricchi e poveri. Per questi motivi e nel tentativo di trovare gli strumenti adatti a un cambio di direzione, negli anni sono nate via via nuove teorie e metriche economiche. Le Nazioni Unite però, pur attribuendo la giusta importanza alla complessità e promuovendo la ricerca di un’armonia fra crescita economica, occupazione e salvaguardia dell’ambiente, affidano ancora molto spazio al PIL nella definizione dei traguardi per il 2030.

Ma l’Agenda 2030 vuole essere un primo passo per riorganizzarsi, un input iniziale a cui siamo tutti invitati a partecipare per definire e ridefinire le nostre modalità, le priorità, i limiti, le connessioni e quindi anche il metro di misura, i concetti e le parole. Scegliere le parole giuste e definire il loro significato per noi di NOWA è molto importante ed è in questa logica che partecipiamo; perché se deve essere, deve essere di tutti e le parole giuste sono essenziali.

In quest’ottica abbiamo chiesto a Johannes Engl, imprenditore e coordinatore regionale dell’Economia del Bene Comune (EBC), partner della Rete dell’Alto Adige per la Sostenibilità, quale dovrebbe essere l’obiettivo dell’attività economica: “La massimizzazione del profitto è l’obiettivo finale di un’attività economica: a tutti gli studenti universitari viene trasmesso questo concetto. Questa e altre teorie sono ancora molto radicate nella cultura aziendale. Da anni EBC si impegna per dimostrare come queste teorie sono superate. Almeno dal 2008 si è appurato che il mercato libero e sregolato non porta al bene comune, ma anzi al suo contrario: poche persone si arricchiscono sulle spalle di tante altre. Ci sono invece molti imprenditori che non lavorano per massimizzare il profitto: lavorano per dare un senso alla propria vita, lavorano per costruire qualcosa che resti, qualcosa anche per gli altri. Tante PMI, forse la maggior parte, lavorano per questo. Sono stati alcuni grandi player mondiali a capovolgere il significato del lavoro e quindi quello di economia, a sovvertirne i valori.

Noi dobbiamo tornare all’economia delle persone.”


Il significato delle parole

EBC è un movimento internazionale che propone un modello socioeconomico nel quale il benessere delle persone e del pianeta è al centro dell’economia, basato su cinque valori fondamentali: dignità umana, solidarietà e giustizia sociale, eco-sostenibilità, trasparenza e condivisione democratica.

Monica Margoni, giornalista, facilitatrice, consulente per il Bilancio del Bene Comune spiega: “EBC è un modello nuovo e innovativo ma è anche un ritorno alle origini perché, come spiega Christian Felber, noi confondiamo l’economia con il capitalismo. L’economia, come concetto e come parola, deriva dal greco οἶκος, che è l’economia domestica, è il prendersi cura della casa e della famiglia. La visione del bene comune è quindi insita nel concetto di economia, che solo più tardi è stato legato a quello di profitto." e ancora "Lo scopo di EBC è quello di dare un vantaggio competitivo alle aziende che operano in modo etico. Ora, se prendiamo ad esempio un’azienda agricola che coltiva in modo biologico è quell’azienda che deve impegnarsi per ottenere le certificazioni, deve investire denaro, risorse e persone per dimostrare che sta agendo in modo etico. Mentre le aziende convenzionali non lo devono fare, ricevono comunque sovvenzioni pubbliche e possono ottenere profitto senza rendere conto dell’impatto che hanno. Invece EBC propone, attraverso il Bilancio del Bene Comune, uno strumento per misurare l’impatto positivo di un’azienda sulla comunità e sull'ambiente, al fine di valorizzare quelle realtà che si impegnano appunto a migliorare tutto il contesto in cui operano.”

Cosa ne pensano le aziende?
Johannes Engl: “Tanti credono ancora che le aziende che si prefiggono di lavorare per il bene comune non possano avere successo, che la stessa EBC sia un’utopia, qualcosa che concretamente non può funzionare” ci spiega “ma ci sono moltissime aziende che aderiscono a EBC e operano secondo i suoi principi che provano il contrario, perchè funzionano davvero bene e dimostrano che tutti potrebbero cambiare.”

Esiste un’economia senza la crescita del PIL?
Johannes Engl: “Questa è una domanda che si pongono in tanti, che accende un dibattito fra gente molto più intelligente di me e che ancora non trova risposta. Non è ancora chiaro. C’è chi dice di sì, chi pensa che sia impossibile e chi è convinto che ci possa essere una crescita disgiunta dallo sfruttamento incontrollato delle risorse.

Anche EBC non può dare una risposta a questa domanda, ma dimostra che oltre la crescita quantitativa del PIL c’è un altro tipo di crescita possibile: quella qualitativa, legata a valori come la collaborazione, la dignità umana, il rispetto, la trasparenza. E dimostra che se questi valori crescono allora cresce tutta la comunità.

Dobbiamo definire cosa intendiamo come crescita. Una volta ad esempio si diceva che quando si è stabili si sta tornando indietro. Io non credo questo e penso che la stabilità possa essere una situazione interessante. Nella mia azienda ad esempio siamo in 20 persone e finché potrò terrò stabile la dimensione. Ma questo non vuol dire che non stia progredendo: noi nel frattempo investiamo tanto, ad esempio in tecnologia.”

Monica Margoni a questo proposito dice:

Bisogna distinguere crescita e sviluppo e la visione cambia. Dipende da che connotazione diamo alle parole. La parola “crescita” può ancora avere una connotazione incerta proprio perché abbiamo ancora Stati, aziende e multinazionali che guardano solo ai numeri. Il PIL è un numero che non ci dice niente di cosa sta dietro all'economia, di che impatto ha avuto sulla gente e sull’ambiente. Chi paga quel costo lì? Se io vedo la crescita come un numero che va verso l’alto ho perso di vista qualcosa. Se invece misuro il mio impatto sull’ambiente e sulla comunità, allora cambia anche il mio concetto di crescita.”


La misura giusta, il giusto significato e il giusto fine

“Un imprenditore può usare il Bilancio del Bene Comune come uno strumento di misura, può guardare ai numeri per autocelebrarsi” così Monica Margoni “oppure può utilizzarlo come uno strumento di apprendimento, per imparare ogni giorno dagli errori, migliorarsi e riflettere su che impatto si vuole avere, su cosa si vuole portare nel mondo.”

L’Economia del Bene Comune offre allora una grande possibilità di cambiamento, proponendo una definizione diversa di crescita, rispetto a quella che leggiamo nei vecchi libri di economia, ridefinisce il fine, che non è il profitto, ma il benessere delle persone, e traccia la via da percorrere per raggiungerlo.

Questo ci ricorda un piccolo Paese, ormai famosissimo, che è culturalmente legato e politicamente votato al perseguimento del benessere e della felicità dei suoi abitanti. Il Butan con il suo FIL, l’indicatore di Felicità Interna Lorda, ci ricordano il vero senso delle cose restituendo al concetto di benessere una visione più ampia, umanistica, e sostituendo così il convenzionale PIL con un quadro di riferimento più olistico.

 

This country isn't just carbon neutral — it's carbon negative | Tshering Tobgay, von TED

 

Un contributo di Sara Anfos, NOWA // seeding positive transformation per La Rete della Sostenibilità dell’Alto Adige

Questo blog è sostenuto dalla Provincia Autonoma di Bolzano e dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.