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“All the love I can get”

La graphic novel di Tommi Parrish è uno di quei libri che una volta finito torni a sfogliare per ritrovare le sue protagoniste.
all the love i can get
Foto: minimum fax/salto.bz

In tedesco esiste un termine che indica l’intenso e struggente desiderio di qualcosa di inarrivabile. Il termine è Sehnsucht e sono sicura che se Sasha ed Eliza sapessero il tedesco, utilizzerebbero questa parola per descrivere il loro stato d’animo. Le protagoniste di “All the love I can get”, ultima graphic novel di Tommi Parrish pubblicata in Italia per minimum fax nella collana Cosmica, sono due donne alla ricerca di un senso di appagamento e pienezza che la vita non vuole restituire loro. Sasha, alla soglia dei trent’anni, è tornata a vivere dai suoi genitori dopo la fine di una relazione, mentre Eliza, trentadue anni, è una madre separata che si divide tra il lavoro di mamma, quello in una macelleria e la passione per la poesia. È al termine di una serata in cui Eliza recita i suoi versi che le due donne si incontrano dando vita a un teatro che vede mettere in scena la noia e lo smarrimento di Sasha e la fragilità e la diffidenza di Eliza.

Con un’estrema immediatezza che coinvolge tanto i dialoghi quanto i disegni, Parrish riflette sul senso e la forma che i rapporti hanno nel nostro contemporaneo. Il bisogno di Sasha di sentirsi legata a qualcuno e la volontà di autonomia che Eliza mostra nella gestione del figlio manifestano la retorica del “farcela da sole”. Tale retorica sopravvive anche alla scelta di rivolgersi a gruppi di autoaiuto come fa una delle protagoniste e ciò è possibile perché anche chi rimane indietro nella corsa verso il successo può essere vittima della mentalità dominante. Senza un’esplicita critica a tale dinamica, in “All the love I can get” viene mostrato come una visione individualista della vita sia legata a doppio filo con l’eclissarsi della solidarietà. Sasha ed Eliza appaiono sguarnite sia degli strumenti necessari per vivere bene nella società del successo, sia di quelli necessari per scardinare questo modus vivendi: di conseguenza ne subiscono la violenza. In un panorama esistenziale che troppo spesso vede nel lavoro e nella relazione di coppia i maggiori punti di riferimento, la precarietà lavorativa e sentimentale diventa l’elemento che impedisce di trovare una qualche forma di equilibrio. Sfogliando le pagine del libro, si assiste dunque a tentativi fallimentari di colmare un senso di fallimento generato da un mondo che è rimasto legato agli obiettivi della generazione precedente ma privo delle occasioni di cui ha goduto la generazione precedente. Laddove la precarietà lavorativa è camuffata da flessibilità e lo disgregamento sociale è confuso con l’indipendenza, è necessario non concepire la vita nella solitudine della famiglia e nella comoda tranquillità del successo professionale, ma nella corporeità dei contatti sociali concreti.

Parrish è maestra nel descrivere il senso di disorientamento che si prova quando non si riesce a trovare un senso in quello che si fa e in quello che si è; è maestra nel raccontare come alcune delle peggiori scelte della vita siano prese sull’onda della leggerezza della disperazione; è maestra nel fare catapultare le lettrici e i lettori all’interno di una storia che permette fin da subito l’immedesimazione. Quando si segue Eliza, si prova la sua stanchezza, il suo disagio, la sua rabbia; quando si segue Shasha si prova imbarazzo per i suoi comportamenti e per la sua confusione. Difficile non provare simpatia o antipatia nei confronti di Sasha ed Eliza, ma in qualche modo si fa il tifo per entrambe. L’estenuante ricerca di amore che muove le due donne le fa apparire patetiche; l’insistenza di Sasha la mostra spiacevole; la scontrosità di Eliza la presenta come rigida. Eppure, a fronte di tutte queste emozioni di avversione, si spera che Sasha ed Eliza trovino un modo per amarsi e non per consumarsi.