Gesellschaft | Misure

L’Austria e l’arte della provocazione

Mario Deriu (Siulp) sulla decisione dell’Austria di inviare 70 militari al Brennero. “Solo soluzioni tampone, chi è disperato trova alternative per passare il confine”.
Brenner
Foto: Othmar Seehauser

È una provocazione, anzi, dirò di più, ho la sensazione che Vienna abbia calendarizzato le sue esternazioni visto che c’è una frequenza sistematica nell’annunciare certe misure, sicuramente dal punto di vista politico ci sono forti interessi che surriscaldano gli argomenti per la campagna elettorale imminente”. È netta l’opinione di Mariu Deriu, segretario provinciale del sindacato italiano dei lavoratori della Polizia di Stato (Siulp). L’Austria è tornata a fare la voce grossa. 70 militari in campo per affiancare la polizia di frontiera del Tirolo nei controlli in prossimità del confine del Brennero, ha annunciato ieri (16 agosto) il comandante militare territoriale Herbert Bauer. Ma “ciò non significa - afferma il capo della polizia locale Helmut Tomac in una conferenza stampa a Innsbruck - che al Brennero saranno messi in azione i panzer”.

Una precisazione evidentemente d’obbligo dopo il “malinteso”, come lo definì lo stesso cancelliere austriaco Christian Kern, riguardo l’invio di mezzi blindati al confine circa un mese fa. Stavolta la misura sarebbe giustificata dal fatto che nel mese di luglio si sarebbe registrato un notevole aumento dei clandestini trovati a bordo di treni merci. Ed esclusivamente sui treni merci le autorità competenti garantiscono che saranno effettuati i controlli. “Si tratta non soltanto di prevenire l'immigrazione illegale, ma anche di garantire in prima linea la vita delle persone” ha detto Tomac ricordando i due migranti morti a bordo di un treno merci l’anno scorso, e aggiungendo che “attualmente i profughi bloccati nella regione austriaca del Tirolo vanno dai 700 ai mille al mese”. E se da una parte il capitano del Tirolo Günther Platter plaude l’iniziativa, dall’altra il Landeshauptmann Arno Kompatscher prende “atto di quanto è stato deciso, benché non vi sia in realtà alcuna necessità dell'intervento di militari per svolgere i controlli” e sottolinea nuovamente la buona collaborazione fra Italia e Austria. Quella di Vienna è invece secondo il Viminale una decisione “sorprendente e non giustificata”. 

 

Molto rumore per?

La situazione - dicono fonti del ministero dell'Interno - “è assolutamente tranquilla, anzi, nei primi sette mesi del 2017, alla frontiera italo-austriaca è stato inibito l'ingresso sul territorio nazionale a 1200 cittadini stranieri, a riprova del trend dei movimenti migratori dall’Austria verso l’Italia”. Situazione tanto tranquilla da poter essere governata “con forze ordinarie e soprattutto senza enfasi, cosa che in questo momento non è affatto salutare”, sottolinea Deriu che puntualizza: “Al Brennero per quel che riguarda l’asse ferroviario i numeri dei passaggi clandestini sono praticamente nulli, sia in entrata che in uscita, la scelta di effettuare i controlli sui treni merci è una di quelle soluzioni tampone che fanno solo tanto bene all’opinione pubblica, attenuano il problema ma non lo risolvono alla radice”. Secondo il sindacalista di fronte alla disperazione sistemi alternativi per transitare si trovano, seguendo a piedi la ferrovia, per esempio, o le strade utilizzate dai vecchi spalloni, le autostrade, le provinciali, oltre che con l'entrata in scena dei passeur.

Ciò che occorre fare, spiega Deriu, è “ridimensionare la percezione del fenomeno che non è lo stesso dell’anno scorso o di due anni fa, ma che senz’altro resta fisiologico. Questo movimento di persone non avviene solo da sud a nord ma, è bene ricordare, anche verso l’Italia a seguito dei respingimenti ad opera della Germania e dell’Austria. Ci sono persone disperate che scappano dalla guerra, e una strutturazione dal punto di vista politico e organizzativo a livello europeo deve essere messa in atto”. Dall’inizio dell’anno, secondo i dati di UNHCR, il totale degli arrivi in Italia, fino al 13 agosto, è di 97,247. Frontex, l'agenzia europea per la gestione della cooperazione internazionale alle frontiere esterne degli Stati membri dell'Ue, fa notare inoltre che a luglio il numero dei migranti sbarcati nel nostro Paese attraverso il Mediterraneo centrale (10.160) è calato del 57% rispetto a giugno, raggiungendo il livello più basso per il mese di luglio dal 2014. 

"La scelta di effettuare i controlli sui treni merci è una di quelle soluzioni-tampone che fanno solo tanto bene all’opinione pubblica, attenuano il problema ma non lo risolvono alla radice"

Europa latente

“L’Europa deve fare un mea culpa per non aver affrontato a dovere la crisi migratoria, ma noi, del resto, siamo troppo piccoli per capire gli interessi che stanno dietro determinati comportamenti. Se la società non si prepara ad ammortizzare questo flusso e a smettere di considerare il ‘diverso’ come un invasore, cosa succederà nella fase successiva, quando queste persone dovranno integrarsi, andare a scuola, trovare un lavoro?”. A scadenze regolari, peraltro, si rispolvera l’ipotesi di una versione edulcorata dell’aiutiamoli a casa loro, un Piano Marshall per l’Africa, come sollecitato recentemente anche dallo stesso Kompatscher, “ma non basta evocarlo per risolvere il problema - specifica il segretario del Siulp -. Vanno impostati degli interventi economici di una certa intensità. Ricordiamoci che dopo la caduta del fascismo e del nazifascismo fu possibile mettere in atto un piano di riorganizzazione politica e finanziaria che contribuì a ridare respiro a un’Europa martoriata dalla guerra e l’Italia fu tra i primi paesi a beneficiare dei suoi effetti. A me non sembra che in Africa stia avvenendo questo, manca la parte propedeutica, ovvero quella di far deporre le armi ai despoti e creare stabilità in quelle zone, altrimenti diamo i soldi a chi, agli oppressori perché rafforzino le loro posizioni?”.

Bild
Profil für Benutzer Hartmuth Staffler
Hartmuth Staffler Do., 17.08.2017 - 22:59

Ich verstehe ja, dass die Italiener Angst vor dem österreichischen Militär haben, aber wegen 70 Soldaten, die auf Reschen, Brenner und Winnebach aufgeteilt werden, brauchen sie ja nicht gleich in die Hosen zu machen. Die vielen italienischen Soldaten am Brenner, die dort vermutlich Urlaub machen, müssen diesen ernormen psychischen Druck halt aushalten.

Do., 17.08.2017 - 22:59 Permalink