Chronik | easy rider

"Vivere veramente, fuori dalla routine"

Nove "freaks" in un viaggio di 10 giorni verso Napoli con pochissimi soldi e lo zaino sulle spalle.
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Foto: friiks

Nove ragazzi, un viaggio senza meta e pochissimi soldi. 
Questo potrebbe essere il riassunto di Friiks on the road, il progetto del Forum Prevenzione.
"Il progetto si chiama così perché bisogna essere effettivamente dei folli per compiere un viaggio di dieci giorni e di cui non si sa neanche la destinazione", mi spiega  Florian Pallua al caffè del Palazzo della Provincia, subito prima della stazione ferroviaria di Bolzano.
I ragazzi sono appena tornati da un viaggio verso il sud Italia: Napoli, Sorrento, San Marco, Capaccio e Paestum.
Al tavolo a bere un caffè ci sono ThomasIvan, il primo è stato il leader del gruppo per tutta la durata del viaggio e non vede l’ora di raccontare la sua avventura, Ivan invece è molto meno loquace ma pieno di aneddoti al limite dell’assurdo.
"Abbiamo preso un autobus per Napoli con 130 euro in tasca a testa e abbiamo deciso di giorno in giorno dove andare. La prima cosa che vediamo una volta scesi dalla stazione centrale,  andando verso il mare, è stato un cane morto che qualcuno aveva coperto con una busta di carta abbandonato accanto a un bidone."
Di certo non un’immagine eccessivamente metafisica e infatti nella città rimangono solamente due ore ma solo per un motivo pratico: in una grande città come Napoli, così sarebbe anche per Roma - come mi spiega Florian Pallua, coordinatore del progetto -  è più difficile trovare qualche negozio che avrebbe regalato loro del cibo che altrimenti andrebbe buttato nei cassonetti, oppure trovare un posto tranquillo in cui dormire la notte, non potendo contare su Bed and Breakfast o Airnbn. 

"Tutto il viaggio è una continua avventura, smonta le tue sicurezze, come un tetto fisso, un pasto caldo tre volte al giorno o una doccia: non ci siamo lavati veramente per una settimana", dice Thomas.
Sorrento è stato il suo posto preferito, dice che non ha mai visto un posto così bello ma essendo un luogo estremamente turistico e con una forte economia basato sul commercio, era impraticabile stare in città.
"A San Marco siamo andati in una macelleria per chiedere qualcosa da mangiare e il macellaio ci ha fatto aspettare fuori, credevamo ci avesse fregati - continua Ivan - invece è tornato con una montagna di cotolette, insalata mista e altra carne, in pratica aveva cucinato per noi. Incredibile."
Thomas e Florian mi spiegano che soprattutto quando il viaggio comincia tutti i membri del gruppo sono piuttosto nervosi e agitati, hanno paura di quello che li aspetterà, ovvero l’ignoto, quello che non conoscono e dovranno sperimentare sulla loro pelle, senza alcuna certezza.
Ma i problemi non sono finiti e a volte per prendere decisioni come gruppo, ovvero tutte, compreso come spendere i soldi, ci sono state difficoltà, come discutere per mezz’ora sullo spendere 50 centesimi per fare la doccia o meno.
Si sono lavati a casa.

"A Capaccio, vicino Paestum, ci hanno accolto a casa degli anziani del posto, tutti sopra i 60, però ci hanno portato dentro come se fossimo tutti già di famiglia."
Thomas aggiunge che con loro c’era anche un ragazzo austriaco, di Vienna, che dovevano accompagnare ovunque, dato che non conosce l’italiano ed è quello che è rimasto più stupito da "l’enorme cuore che hanno dimostrato le persone che ci hanno incoraggiato sempre lungo tutto il viaggio."
Mentre chiacchieriamo anche di un mio vecchio soggiorno in una oasi della Toscana popolata da una sorta di piccola quanto terrificante comunità Amish, Nomadelfia, Florian mi racconta anche delle avventure precedenti, come quella in giro per la Pianura Padana. 
"I due mondi, Nord e Sud, cozzano continuamente, abbiamo visto entrambi e sono totalmente diversi. Giù abbiamo trovato un’apertura mentale che noi non abbiamo, qui ci hanno sempre scoraggiato. L’anno prossimo lo faremo in una paese dell’Est probabilmente."
Perchè non in Germania, ad esempio? - chiedo io.
"Ci abbiamo pensato ma non credo, non funzionerebbe", sentenzia Florian.

Thomas è pieno di storie da raccontare ed è entusiasta, anche se non mi nasconde che tutti sono sollevati di essere tornati a casa, almeno per farsi la doccia. Da come lo descrivono il viaggio assomiglia più a Easy Rider senza la storia dello spaccio di cocaina, che a una gita scolastica di quinta superiore.
"Abbiamo dormito in piazza a Palinuro e ci siamo messi a giocare a frisbee. Poi abbiamo incontrato altri turisti ed eravamo una trentina di persone a lanciarci a vicenda quel disco di plastica."

Florian stavolta non ha fatto da accompagnatore, avendo ormai due figli, ma ha seguito tutti gli sviluppi. Ma a un certo punto, riferendosi a una comune in Toscana, Avalon, uno spazio autogestito nella Valle degli Elfi, ammette che la routine, dopo aver fatto due viaggi con Friiks, sia diventata più pesante di prima: "Anche dal punto di vista della condivisione con le altre persone, il viaggio non è replicabile in nessuno modo a casa propria."
Thomas conclude con una frase ad effetto che invoglierebbe chiunque a prendere uno zaino e seguire altre sette persone che hanno preso troppo sul serio il concetto di seguire *inserisci qui nome generico* in capo al mondo: "Durante il viaggio alla fine non potevamo fare altro che vivere alla giornata ma alla fine era questo lo scopo, vivere veramente, fuori dalla routine, fuori dagli schemi della società".