Umwelt | Eurac Research

Mettete dei fiori nei vostri campi

Rose, noccioli, siepi, la biodiversità migliora il raccolto e aiuta a usare meno i pesticidi: lo dimostra lo studio sulle coltivazioni mondiali, dalle Alpi al Sudafrica.
vigne fiori Eurac Research
Foto: ©Andreas Hilpold

I roseti che si vedono spesso accanto ai filari di vigne non sono solo un ornamento, come sanno i contadini. Le rose infatti aiutano le vigne a difendersi dagli insetti dannosi. E il discorso vale anche per i noccioli o sambuchi al margine dei campi di segale o per le bordure di malva e camomilla vicine ai meleti. Quella che è una pratica consolidata degli agricoltori è oggetto di una conferma a livello scientifico: il team di cento ricercatori sparsi in tutto il mondo e coordinati da Eurac Research e dall’università di Würzburg ha dimostrato “il beneficio di ogni forma di eterogeneità, anche la più piccola”, spiega l’istituto di ricerca altoatesino: in altre parole, i campi dove la biodiversità è maggiore si difendono meglio dagli insetti dannosi, favoriscono l’impollinazione e producono di più.

 

Uno sguardo mondiale

 

Lo studio, pubblicato sulla rivista Science Advances, ha raccolto dati a livello mondiale. In futuro i ricercatori contano di approfondire la situazione dell’Alto Adige, territorio nel quale la questione del ricorso ai pesticidi in agricoltura è sempre aperta. Ma cosa hanno fatto ecologi e biologi? Si sono occupati di confrontare i dati di circa 1.500 campi agricoli sparsi in tutto il mondo: dai campi di mais delle pianure americane a quelli di colza della Svezia del sud, passando per le piantagioni di caffè in India, quelle di mango in Sudafrica e le colture di cereali sulle Alpi. In particolare, hanno analizzato due servizi ecosistemici, cioè due processi regolati dalla natura, vantaggiosi per l’uomo e a costo zero: il servizio di impollinazione fornito dagli insetti selvatici e il servizio di controllo biologico, cioè la capacità di un ambiente di difendersi dall’attacco di insetti nocivi grazie ad altri insetti antagonisti presenti in natura

 

 

Ne è risultato che nei paesaggi più eterogenei, dove è maggiore l’alternanza di colture, siepi, alberi e prati, sia gli impollinatori selvatici sia gli insetti “buoni” sono più abbondanti e diversificati. E non solo l’impollinazione e il controllo biologico aumentano, anche la produzione finale è maggiore. 

 Il nostro studio dimostra che la biodiversità è molto importante per garantire la fornitura di servizi ecosistemici e per mantenere una produzione agricola elevata e stabile (Matteo Dainese, biologo di Eurac Research)

 

Più insetti “buoni”, meno pesticidi

 

“Finora gli studi si concentravano sull’importanza della biodiversità nel funzionamento degli ecosistemi, ma non ci era ancora ben chiaro quali vantaggi avesse per il benessere umano. Il nostro studio dimostra che la biodiversità è molto importante per garantire la fornitura di servizi ecosistemici e per mantenere una produzione agricola elevata e stabile”, spiega Matteo Dainese, biologo di Eurac Research, responsabile dello studio. “Per esempio, un agricoltore con una biodiversità agraria più elevata dipende meno dai trattamenti chimici per difendersi dagli insetti dannosi perché il controllo biologico naturale è migliore”. 

Un agricoltore con una biodiversità agraria più elevata dipende meno dai trattamenti chimici per difendersi dagli insetti dannosi perché il controllo biologico naturale è migliore

La raccomandazione dei ricercatori è conservare tutti gli ambienti dove la naturalità resiste e diversificare quanto più possibile le colture e il paesaggio. Siepi fiorite o bordi dei campi seminati con specie diverse possono già fare qualcosa. Per esempio, Svizzera, Germania e altri paesi dell’Europa del Nord già erogano incentivi per seminare sottili strisce di fiori selvatici nelle colture.

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Luigi Mariotti Do., 17.10.2019 - 13:44

Secondo le direttive per la frutticoltura integrata dell'Alto Adige (AGRIOS), le aree di compensazione ecologica devono incidere per almeno il 5% della intera superficie destinata alla frutticoltura". Considerato che in provincia di Bolzano la superficie coltivata a melo è di circa 18.500 ettari, nei frutteti le superfici ecologiche (costituite da siepi, filari di alberi, muri a secco, piccole aree incolte) dovrebbero estendersi su 925 ettari.

La realtà della coltivazione del melo della provincia di Bolzano è una estesa monocoltura, dove si preferisce sfruttare ogni metro di terreno disponibile, e le aree di compensazione ecologica, importanti per la conservazione della biodiversità e per favorire la presenza di organismi animali utili, rimangono solo sulla carta. Nessuna riduzione dei pesticidi. La lotta agli organismi dannosi continua purtroppo quasi esclusivamente con la chimica.

Do., 17.10.2019 - 13:44 Permalink