Politik | Ciao Eva

La Klotz, la purezza e il nostro nulla

Considerazioni sbadate su una conferenza stampa pensando al nulla che ci attende tutti.

Ero presente alla conferenza stampa indetta da Eva Klotz, quella in cui ha spiegato perché intende lasciare il Consiglio Provinciale. Ero presente un po' da intruso, devo dire, approfittavo di un paio di ore libere ed ero dunque lì solo per fare un paio di foto. Così, mentre i “veri giornalisti” convenuti riempivano i loro taccuini, io ho cominciato a formulare pensieri senza apparente scopo. Mi sono ricordato le rare, anzi rarissime volte che mi è capitato di scambiare qualche parola con lei. Alla fine di una trasmissione televisiva sull'anniversario della “Notte dei fuochi”, per esempio, alla quale ero stato invitato anch'io per offrire il “punto di vista italiano” sulla questione (pretesa davvero eccessiva, essendo a malapena in grado di offrire il mio personale punto di vista). In quell'occasione la Klotz fu gentilissima, ma quando mi parlava si vedeva che non parlava “a me”, ossia cercando di capire chi avesse effettivamente davanti. Ripeteva come un mantra le solite motivazioni di sempre, probabilmente pensando che mi mancassero le informazioni giuste per elaborare un'opinione simile alla sua. L'unica che lei ritenesse giusta o appropriata all'argomento.

Mentre insomma ero lì davanti a questa donna con gli occhi lucidi – emozione comprensibile, la sua, ma nei confronti della quale non mi è capitato di provare alcuna partecipazione – pensavo anche quale tipo di atteggiamento morale sia di fatto necessario per interpretare con tanto accanimento e tanta pervicacia una posizione così immutabile. Mi chiedevo la ragione di un'ostinazione del genere. A me, per dire, capita di cambiare spesso il punto di vista su quasi ogni genere di cose. Mi stanco subito, soprattutto di me, delle mie idee, delle mie pose, delle mie abitudini. Se c'è una “liberazione” che agogno non è quella di un pezzo di terra da un altro pezzo di terra (come ripete la Klotz e come ripetono tutti coloro per i quali la Klotz rappresenta un punto di riferimento), bensì una liberazione da me, dal carcere del mio io, come hanno affermato un paio di filosofi dei quali non ricordo il nome.

Ecco, mi chiedevo mentre intanto andava in scena il congedo che tutti lì cercavano di valutare nella sua importanza storica, mentre per me si trattava solo di un'occasione per valutare ancora una volta quanto distante fossi ormai da tutto questo, possibile, mi chiedevo, che una simile purezza – una simile ottusa purezza – sia la cosa migliore che ci può capitare per vedersi riconosciuta con tutti gli onori la stima di chi attribuisce alla politica solo la prima opzione tra la fede indefessa nei propri secolari principi e un losco mestiere basato sulla menzogna e l'arricchimento personale? O l'inumano o l'umano troppo umano, insomma. Se ci fosse stato lì Francesco Piccolo, mettiamo, ossia il teorico della fine della purezza in politica, quello che viene considerato l'ispiratore di Renzi e dunque una sorta di Machiavelli scanzonato che teorizza l'avvento di un potere da conquistare senza troppe ansie, se ci fosse stato qualcuno come lui avrebbe sicuramente guardato alla Klotz come a un fossile proveniente da profondità ormai sepolte per sempre. Beh, avrebbe chiesto sicuramente Piccolo alla Klotz, perché non le va bene l'autonomia? L'autonomia va benissimo, si rilassi, e che sarà mai... La Klotz ovviamente non avrebbe capito, un'obiezione di questo tipo non l'avrebbe neppure percepita, e gli avrebbe esposto per l'ennesima volta il suo punto di vista, senza variarlo di una virgola rispetto a quello già espresso milioni di volte.

Alla fine sono uscito contento di non dover scrivere niente di preciso su quanto avevo appena visto. Ho pensato a quanto tempo ha sprecato la Klotz nel rincorrere un sogno che adesso, giustamente, saranno altri a dover modellare con il lavoro consiliare da lei messo in secondo piano perché spinta dalle esigenze della vita. E ovviamente ho pensato anche alle parole che ho sprecato io, raccontando o confutando quello che ha sempre detto la Klotz. Possibile che la lezione di una vita che muore, la lezione del disfacimento di una vita, sia in grado di far capire alla Klotz che tutta la purezza nella quale si è barricata non è che un piccolo argine frapposto tra le nostre illusioni e il diluvio degli eventi che un giorno ci cancelleranno tutti? E io? Io che adesso dico queste cose, capisco veramente quello che dico? Non lo so. Purtroppo si tratta di considerazioni che hanno bisogno di circostanze diverse, e spesso veramente dolorose, per maturare. Ma si sa, ognuno cerca di rimandare più che può l'appuntamento con il certificato della propria nullità.

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Christoph Moar Mo., 17.11.2014 - 20:59

Pensieri da 'memento mori' ci proponi, Gabriele. Pane non facile da masticare, perlomeno per chi é meno abituato a ragionamenti filosofici. Pensiero, questo tuo, che però in parte non mi dispiace per nulla, in qualche modo da il suo peso, giusto, ad una giornata che un 'memento mori' lo ha veramente, ma veramente, evocato.

Il primo pensiero, quello di quale atteggiamento morale sia necessario per credere e perseguire - senza compromessi alcuni - un proprio obiettivo, una propria posizione neppur minimamente immutabile, credo sia facilmente individuabile: Se quotidianamente ti trovi a percepire un ingiustizia non storica, come forse la percepiscono altri, ma presente e per te inaccettabile, forse non sei disposto/a e fare compromessi. Perdonami l'esempio estremo che devo fare - non vorrei ne interpretassi nè un "santa subito" nè dell'ironico - ma, dico, se sei un Martin Luther King o un Nelson Mandela della situazione il tuo obiettivo lo perseguisci - senza compromessi o insicurezze, senza metterti in discussione. Ecco, forse, un pizzico, ma pizzico, di questo come motivo forse ci sta?

Leggo dopo che hai pensato a quanto tempo ha "sprecato la Klotz nel rincorrere un sogno che adesso, giustamente, saranno altri a dover modellare con il lavoro consiliare da lei messo in secondo piano perché spinta dalle esigenze della vita".

Giusta considerazione, nel 'memento mori' tutto o tanto del proprio tragitto puó sembrare tempo sprecato. In questo particolare contesto mi sembra peró ingiusto parlare di un tempo "sprecato". Per lei, ne sono certo, ogni giorno, ogni ora investita nella sua strada, nel suo obiettivo, non era e non sará tempo sprecato. Non concordi forse: nella vita l'importante non è il traguardo finale bensí il sentiero percorso? E solo perchè ora il compito che lei ha scelto di svolgere è un altro non significa che quanto fatto sia stato sprecato: C'è ben di peggio, direi, che spendere 31 anni a fare un lavoro a cui credi, con cui ti identifichi, che ti piace e di cui vai fiero. Un lavoro onesto e corretto, vorrei aggiungere.

Hai ragione, comunque: il discorso iniziato quí avrebbe bisogno di circostanze diverse, di persone anche diverse. Questa vicenda qui ne era solo lo spunto, l'incipit, e la giornata - cupa anche lei - ha sicuramente dato spazio a questi pensieri.

Mo., 17.11.2014 - 20:59 Permalink
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gorgias Mo., 17.11.2014 - 21:14

Congratulazioni fCongratulazioni! inalmente un pezzo sobrio e senza trasfigurazione. Invece un pensiero critico che non è necessario stimare una persona solo perché è stata fedele a se stessa, rimanendo imutabile nelle proprie convinzioni.

Mo., 17.11.2014 - 21:14 Permalink