Gesellschaft | Human Rights

“L’azienda virtuosa rispetta i diritti”

Laura Valle presenta la ricerca su diritti umani e responsabilità d’impresa. “Con le regole per le multinazionali migliorano le condizioni dei lavoratori nel mondo”.
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Business & Human Rights
Foto: unibz

salto.bz: Laura Valle, docente di diritto privato e contrattuale all’università di Bolzano, cos’è il progetto di ricerca intitolato "Contract, sustainability, human rights and the corporate social responsibility”?

Laura Valle: Si tratta di un progetto con il quale di proponiamo di studiare la formazione delle regole - etiche e giuridiche - per disciplinare la responsabilità sociale delle imprese. Questo è il primo workshop pubblico che organizziamo nel contesto del progetto e ne organizzeremo uno più ampio alla fine del maggio 2019.

 

Qual è la relazione fra diritti umani e responsabilità d’impresa?

Con le regole della responsabilità sociale d’impresa, corporate social responsibility in inglese, si vogliono rendere le imprese responsabili verso il rispetto dei diritti della persona. Il concetto di diritti umani va inteso in senso ampio: si va dalla tutela dei diritti fondamentali dei lavoratori e al contrasto di comportamenti di “contemporary slavery”, con regole formulate in special modo per le attività svolte nei Paesi in via di sviluppo, alla promozione della non discriminazione e delle pari opportunità, ad esempio tra i generi.

 

Com’è la situazione a livello globale, in termini di presenza o assenza di regolamentazioni in materia e del loro rispetto?

Vi sono importanti regole di soft law - ossia non vincolanti ma dall’efficacia persuasiva - provenienti da istituzioni internazionali come Onu e Ocse ed iniziative come il Global compact di cui si è parlato diffusamente sulla stampa negli anni scorsi. La strada sembra comunque quella della formazione anche di regole giuridicamente vincolanti, come quelle contenute nella direttiva europea 2014/95 ora in vigore negli Stati membri dell’Unione europea, sulle comunicazioni non finanziarie delle imprese di grandi dimensioni. Inoltre presso l’Onu si sta lavorando alla formulazione di una convenzione di portata vincolante su business & human rights. 

 

In che termini è importante per un’impresa seguire i principi della social responsibility?

Come dicevo le imprese di grandi dimensioni hanno ora l’obbligo nei Paesi membri dell’Unione europea di fornire nella loro relazione consolidata sulla gestione una dichiarazione di carattere non finanziario contenente, tra le diverse voci, informazioni ambientali, sociali, attinenti al rispetto dei diritti umani, alla lotta contro la corruzione. Altro fattore di utilità per l’impresa potrebbe essere un beneficio in termini di marketing presso il pubblico, per veicolare l’acquisto di prodotti fabbricati con processi sostenibili in termini di rispetto dei diritti umani e delle risorse ambientali.

 

E per i lavoratori, quale giovamento può portare questo approccio soprattutto alla manodopera nei Paesi in via di sviluppo?

L’obiettivo è che si possano avere delle ricadute positive rivolte in modo specifico ai lavoratori dei Paesi in via di sviluppo. Al momento è difficile dire di avere effettivamente riscontrato gli effetti utili di tali iniziative orientate alla responsabilità d’impresa. In altre parole non possiamo ancora dire che sono riuscite ad incidere sulla realtà. Le principali difficoltà risiedono nell’accesso alla giustizia da parte delle vittime di sfruttamento, ossia nella difficoltà di ottenere giustizia contro imprese di grandissime dimensioni, come sono le multinazionali che operano in Paesi in via di sviluppo. Ma sono criticità che vanno superate.

 

Che contributo ha dato alle tematiche affrontate nel progetto il workshop che si è svolto il 10 dicembre a Bolzano?

Il workshop per noi è stato un’occasione per lavorare sul progetto di ricerca, utile per ricevere spunti provenienti da diverse discipline: l’etica, il management, il diritto internazionale ed europeo.