Gesellschaft | Istat

Un Paese di (e)migranti

Cresce il numero di italiani che lasciano il Paese, 816mila negli ultimi dieci anni. Nel 2018 da Bolzano partite 3,6 persone ogni mille residenti. È il tasso più alto.
Valigia
Foto: Michal Parzuchowski via Unsplash

In dieci anni ben 816mila italiani si sono trasferiti all’estero. Oltre il 73% ha più di 25 anni. Quasi tre su quattro hanno un livello di istruzione medio-alto. Le statistiche dell'ISTAT, che ha presentato a metà dicembre il rapporto su "Iscrizioni e cancellazioni anagrafiche della popolazione residente" per l'anno 2018, rappresentano una risposta alla retorica sulle migrazioni: se da un lato le cancellazioni anagrafiche per l’estero (quindi le emigrazioni) sono in crescita (fino a 157mila, +1,2% sul 2017), le iscrizioni anagrafiche dall’estero (immigrazioni) sono circa in calo del 3,2%, a 332mila, per la prima volta dopo i costanti incrementi registrati tra 2014 e 2017.

Anche se la regione da cui emigrano più italiani, in valore assoluto, è la Lombardia, con un numero di cancellazioni anagrafiche per l’estero pari a 22 mila, in termini relativi - rispetto cioè alla popolazione italiana residente - il tasso di emigratorietà più elevato si ha in Friuli-Venezia Giulia (4 italiani ogni mille residenti) e Trentino-Alto Adige e Valle d’Aosta (3 italiani ogni 1.000), "grazie anche alla posizione geografica di confine che facilita i trasferimenti con i Paesi limitrofi", sottolinea l'istituto nazionale di statistica.

Tassi più contenuti si rilevano nelle Marche (2,5 per 1.000), in Veneto, Sicilia, Abruzzo e Molise (2,4 per 1.000). Le regioni con il tasso di emigratorietà con l’estero più basso sono Basilicata, Campania e Puglia, con valori pari a circa 1,3 per 1.000.

"A un maggior dettaglio territoriale, i flussi di cittadini italiani diretti verso l’estero provengono principalmente dalle prime quattro città metropolitane per ampiezza demografica: Roma (8 mila), Milano (6,5 mila), Torino (4 mila) e Napoli (3,5mila) - spiega l'ISTAT; in termini relativi, tuttavia, rispetto alla popolazione italiana residente nelle province, sono Imperia e Bolzano (entrambe 3,6 per 1.000), seguite da Vicenza, Trieste e Isernia (3,1per 1.000) ad avere i tassi di emigratorietà provinciali degli italiani più elevati".

 

Chi emigra

 

Nel 2018, gli italiani espatriati sono prevalentemente uomini (56%). Fino ai 25 anni, il contingente di emigrati ed emigrate è ugualmente numeroso (entrambi 18 mila) e presenta una distribuzione per età perfettamente sovrapponibile.
A partire dai 26 anni fino alle età anziane, invece, gli emigrati iniziano a essere costantemente più numerosi delle donne. L’età media degli emigrati è di 33 anni per gli uomini e 30 per le donne. Un emigrato su cinque ha meno di 20 anni, due su tre hanno un’età compresa tra i 20 e i 49 anni mentre la quota di ultracinquantenni è pari al 13%.

Considerando il livello di istruzione posseduto al momento della partenza, nel 2018 più della metà dei cittadini italiani che si sono trasferiti all’estero (53%) è in possesso di un titolo di studio medio-alto: si tratta di circa 33 mila diplomati e 29 mila laureati.
Rispetto all’anno precedente diplomati e laureati emigrati sono in aumento (rispettivamente +1% e +6%). L’incremento è molto più consistente se si amplia lo spettro temporale: rispetto a cinque anni prima gli emigrati con titolo di studio medio-alto crescono del 45%.

 

Chi si muove in Italia

 

L'ISTAT misura anche le migrazioni interne, che comprendono i movimenti di persone che si spostano tra comuni appartenenti a regioni diverse (interregionale) e tra comuni all’interno della stessa regione (intraregionale).
Nell’ultimo decennio l’andamento della mobilità interna è stabile sia nella componente interregionale sia in quella intraregionale. I tassi di migratorietà dal 2009 al 2018 sono pressoché costanti: sono mediamente più di cinque ogni 1.000 residenti coloro che si spostano tra regioni diverse e circa 17 su 1.000 quelli che lo fanno all’interno della stessa regionedi residenza.

I saldi migratori interni evidenziano la perdita o il guadagno di popolazione dovuti ai trasferimenti di residenza da una regione all’altra. In termini relativi, il saldo migratorio netto più elevato per 1.000 residenti si ha nelle Province autonome di Trento e Bolzano (rispettivamente +3,6 e +3,5 per 1.000), seguono Emilia-Romagna (+3,4 per 1.000), Friuli-Venezia Giulia (+2,7 per 1.000) e Lombardia (+2,3 per 1.000). I tassi migratori netti più bassi si registrano in Calabria (-4,6 per 1.000), Basilicata (-4,3 per 1.000) e Molise (-3,7 per 1.000). In generale, tutte le regioni del Centro-nord mostrano saldi netti positivi o prossimi allo zero. Viceversa, le regioni del Mezzogiorno mettono in evidenza perdite nette di popolazione.