Gesellschaft | La nomina

Un "trait d’union" di nome Tarfusser

Il magistrato nominato presidente dell’Accademia di Studi italo-tedeschi di Merano. “L'istituto è un vanto per la Provincia ancora troppo sottovalutato”.

Soffia un vento nuovo fra le stanze dell’Accademia di Studi italo-tedeschi di Merano che da oggi, 18 febbraio, ha un nuovo presidente: si tratta di Cuno Tarfusser, ex procuratore di Bolzano (la sua gestione fu ritenuta all’epoca un modello per l’Italia), giudice dal 2009 della Corte Penale Internazionale dell’Aja e attuale vicepresidente della stessa, il cui mandato scadrà il 10 marzo 2018. Tarfusser, 61enne, meranese, sostituisce l’ambasciatore Luigi Vittorio Ferraris che ha guidato per 18 anni l’istituzione, fondata nel 1949 da un gruppo di professori di Merano di lingua italiana e tedesca, improntata sulla reciproca conoscenza tra i due mondi linguistici, sempre con un occhio rivolto all’Europa. Sono stati confermati, inoltre, nei loro ruoli il co-presidente Christian Smekal (Università di Innsbruck) e il vicepresidente Ralf Lüfter (Libera Università di Bolzano), mentre Roberta Capelli (Università degli studi di Trento) è stata eletta nuova vicepresidente. La carica di direttore resta a Ivo De Gennaro (Libera Università di Bolzano).

Tarfusser, una nomina gradita, questa?
Molto, sono orgoglioso di essere stato investito della presidenza di quello che io ritengo essere un gioiello dell'Alto Adige. Ho l’impressione che l’istituto, la cui pregevole missione è quella di accomunare diverse culture, sia piuttosto isolato in Provincia mentre fuori dai confini altoatesini, nel resto d’Italia e all’estero, specie in Germania e Austria viene maggiormente valorizzato. È un peccato che l'Accademia non goda del riconoscimento che meriterebbe da parte della società e della politica comunale e provinciale.

Una mancanza a cui intende ovviare?
Precisamente. Ritengo che sia un ambito su cui lavorare nel prossimo futuro, una delle mie funzioni, anche per il ruolo che ho rappresentato a livello provinciale e ora all’estero, sarà quella di impegnarmi a fare da trait d’union fra l’Accademia e la società altoatesina perché anche la Provincia di Bolzano deve rendersi conto di quanto sia rilevante questo apparato culturale che, per inciso, offre una serie di programmi straordinari.

Foto: Accademia di Studi italo-tedeschi di Merano

Perché il vicepresidente della Corte Penale Internazionale decide di impegnarsi attivamente nella cultura, soprattutto a livello locale?
La proposta mi è stata fatta in occasione di due convegni organizzati dall’Accademia sul tema del diritto penale internazionale e del terrorismo a cui ho partecipato. Ho trovato entusiasmante l’idea ed è la prima volta che accetto di avere un ruolo in ambito sociale perché ho sempre ritenuto la cosa incompatibile con il mio mestiere di magistrato.

E cos’è cambiato?
Credo prima di tutto che in questo caso, dal momento che attualmente lavoro all’estero, la presidenza sia complementare al mio ruolo di giudice internazionale visto che vorrei dare all’Accademia una forte connotazione in tema di diritti umani non solo dal punto di vista giuridico, ma anche culturale, economico, artistico, sociologico. Mi ritaglierò gli spazi necessari e adeguati per assolvere tale compito.

Il suo mandato come vicepresidente della Cpi dell’Aja scadrà fra due anni. Fra le candidature che sono state presentate al Csm per il ruolo di procuratore capo di Milano c’è anche la sua ma si è parlato recentemente anche di un suo possibile ritorno alla Procura di Bolzano.
A onor del vero ho fatto domanda alla Procura di Milano perché era in scadenza, il concorso per quella di Bolzano non è ancora stato pubblicato quindi non so ancora se farò domanda. Per il momento cerco di fare il mio mestiere alla Corte penale Internazionale al meglio delle mie possibilità e capacità, poi si vedrà.