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La violenza, la fede e il paradosso

L’ultimo film di Mel Gibson, Hacksaw Ridge, candidato a 6 premi Oscar, racconta di un soldato che va alla guerra senza armi. Fra lezioni di moralità e sangue a fiotti.
Hacksaw Ridge
Foto: upi

Lui è tornato. Dopo un lungo periodo al “confino” Mel Gibson ha fatto ammenda per gli errori commessi in passato, e si è accomodato, barba lunga e swag rispolverato, di nuovo dietro la macchina da presa. Il suo film, che arriva agli Oscar con sei nomination fra cui miglior film, regia e attore protagonista, si chiama Hacksaw Ridge (La battaglia di Hacksaw Ridge) ed è stato presentato anche al festival di Venezia, dove ha ottenuto una standing ovation di 10 minuti (cronometrati da Gibson in persona).

La pellicola racconta la vera storia di Doss “ma gli amici mi chiamano Desmond”, giovane obiettore di coscienza che prestò servizio nell’esercito degli Stati Uniti, durante la Seconda guerra mondiale, come soccorritore medico e senza sparare un solo colpo, perché si rifiutò di toccare qualsiasi tipo di arma. Cristiano avventista del settimo giorno Desmond salvò la vita di 75 soldati nella battaglia di Okinawa, in Giappone, guadagnandosi la medaglia al valore.

 

Figurano nel cast, oltre ad Andrew Garfield nella parte principale, che restituisce un’interpretazione da manuale in un processo quasi osmotico con il suo personaggio; anche Hugo Weaving, Teresa Palmer, Sam Worthington e Vince Vaughn in un insolito - per lui - e ben riuscito ruolo drammatico. Ci sono, come prevedibile visto anche un certo macabro e sadico gusto di Gibson per sangue e agonia, diverse scene crude fin dai primi minuti, come fu per Salvate il soldato Ryan di Steven Spielberg. Ci sono corpi e proiettili che volano, arti maciullati, dettagli truculenti in primo piano spesso mostrati in slow motion; in sostanza se non siete splatter-friendly ci vuole un bel po’ di stomaco per assistervi. Tanto quanto ce n’è voluto per sopportare, film dopo film, stoicamente, quell’inclinazione, tutta americana, a celebrare i propri eroi (anche) attraverso il filtro cinematografico. È, ironicamente, un film di guerra contro la guerra, sul potere della fede, sull’ostinazione e il perdono. Sulla violenza ma senza la sua glorificazione. Uniche pecche - non trascurabili - qualche iperbole e stonatura di troppo e quella irritante dichiarata superiorità morale dei credenti che pencola, ammonitrice, sulle nostre teste. Ma è pur sempre Mel Gibson, mica Stanley Kubrick.

Postilla: ogni anno, prima degli Oscar, The Hollywood Reporter, una delle più importanti riviste di cinema americane, organizza una tavola rotonda con alcuni registi per parlare di settima arte (quest’anno c’è anche Gibson). È una cosa molto bella, e la trovate qui.

 

Una battuta: “Lord, please help me get one more”.

 

Hacksaw Ridge Official Trailer (2016) - lingua originale