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Politik | Avvenne domani

La Nuova Sinistra che fu

Tra appassionati ricordi del passato e meste analisi del presente, a Trento si sono celebrati i quarant'anni dalla nascita di Nuova Sinistra-Neue Linke.

Ricordare, quarant'anni dopo, la nascita, in vista delle elezioni regionali del novembre 1978, della lista di Nuova Sinistra - Neue Linke, vuol dire cercare di capire se il legittimo esercizio della memoria, da parte di coloro che a quell'avventura politica parteciparono, può avere un significato anche nell'interpretare la difficile situazione dei giorni nostri.

Ci hanno provato, sabato scorso, in un'aula del Centro Santa Chiara di Trento, alcuni volonterosi, raccolti con grande impegno ed entusiasmo da Fabio Valcanover uno degli esponenti "storici" del pensiero radicale nel Trentino. Per tutta la giornata si è discusso su ciò che avvenne allora e su come quel passaggio che, comunque lo si giudichi, cambiò il volto della politica nella nostra regione, potrebbe replicarsi in una realtà attuale che vede la sinistra in grande affanno sia Trento che a Bolzano.

Per capire il senso dell'intera operazione occorre quanto meno collocare gli avvenimenti dell'autunno 1978 nel contesto storico politico in cui essi si svolsero. In un'Italia ancora traumatizzata dagli effetti del caso Moro, l'attenzione delle forze politiche si sposta su due regioni periferiche da sempre legate da un intreccio di coincidenze storiche. A Trieste la rivolta contro il trattato di Osimo, che ha chiuso definitivamente il contenzioso italo jugoslavo rimasto aperto dalla fine della guerra, ribalta i tradizionali equilibri politici con l'ascesa al potere, nella città Giuliana, di una lista locale, fortemente revanscista, denominata "Melone". In quelle elezioni, però, si fanno vivi anche i radicali di Marco Pannella, che, nelle politiche del 1976 sono riusciti, grazie anche all'apporto di Radio Radicale a conquistare il quorum a Roma e a mandare alla Camera una piccola pattuglia di quattro deputati. Anche a Trieste l'inserimento radicale riesce, con l'elezione dei tre consiglieri.

È sull'onda di questi successi che nasce il progetto di mettere assieme, in vista delle regionali del Trentino Alto Adige, indette per il 19 novembre, un ampio schieramento di forze. A Bolzano ci sono tutti gli esponenti di quello schieramento della sinistra extraparlamentare che si riconoscono in un progetto alternativo e interetnico e il cui leader riconosciuto è Alexander Langer, legato a livello nazionale agli ambienti di Lotta Continua. Ci sono, a Trento e Bolzano, rappresentanti di una significativa fetta del dissenso cattolico, radicali che hanno misurato la propria capacità politica nelle campagne per i referendum, per quello sul divorzio del 1974 in particolar modo.

L'area del consenso, dunque, esiste. Si tratta di organizzarla e di portarla al successo elettorale.

È a questo punto che entra in campo lo stato maggiore dei radicali italiani. Sabato, a Trento, il racconto di quei giorni è stato tutto nelle parole, ancora emozionate nonostante i decenni trascorsi, di Gianfranco Spadaccia, per lunghi anni parlamentare nelle file dei radicali e tra l'altro protagonista, con Marco Boato, di accanite battaglie contro alcuni aspetti della nuova autonomia altoatesina. L'allora tesoriere dei radicali, Paolo Vigevano, ha rievocato le scelte strategiche di quella campagna elettorale: la decisione di utilizzare anche a Trento e a Bolzano lo strumento radiofonico con l'affitto, per un paio di mesi, delle frequenze di due emittenti locali, con l'impegno frenetico per estendere la ricezione a tutte le vallate, anche le più periferiche. Da quei microfoni si scatenò, nell'ultimo mese di battaglia elettorale, la dialettica travolgente di Pannella, di Adele Faccio, di Spadaccia, di una pattuglia di grandi professionisti dell'impegno politico che affiancarono gli esponenti locali.

Fu una piccola rivoluzione che sconvolse le acque quiete della contesa elettorale locale. I risultati furono pari alle attese. Alexander Langer eletto a Bolzano, Sandro Boato a Trento. Nel Trentino la Dc perdeva, per la prima volta, la maggioranza assoluta. A Bolzano entrava in consiglio provinciale una figura di politico che svolgeva i suoi interventi in parte in italiano in parte in tedesco, a rimarcare in modo provocatorio il rifiuto della politica di divisione etnica che si sarebbe poi espresso in pieno nella campagna contro il censimento linguistico del 1981.

Di tutto questo si è parlato e si è discusso sabato a Trento. L'occasione voleva essere propizia, nelle intenzioni degli organizzatori, anche soprattutto per una riflessione sul momento attuale. Qui sugli interventi, sia pure numerosi e qualificati, è scesa una nebbia sottile, fatta di incertezze perplessità, ben diversa dai toni lucidi e precisi con i quali sono stati rievocati gli avvenimenti di quarant'anni or sono. Molte cose, a partire dalle assenze in sala, comprese alcune, di rilievo, del mondo politico altoatesino, lasciano capire che dietro l'universalmente riconosciuta necessità di ricostruire un progetto di sinistra da contrapporre all'euforia trionfante della destra neopopulista, ci sono grandi divergenze di metodi di sostanza su come raggiungere questo obiettivo, ci sono ancora dissidi personali e politici che rischiano di rendere problematica, se non proprio impossibile, una replica di quella stagione eroica di quarant'anni or sono.