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Non una chiacchiera: un'opportunità

Chatterbox è una startup nata a Londra dall'idea di una ragazza proveniente dall'Afghanistan: unisce, permettendo alle persone rifugiate di insegnare la loro lingua
Mursal Hedayat
Foto: Maze Impact

You are a chatterbox!” potrebbero essere le parole di una mamma scozzese, piuttosto che di un papà inglese, per il suo bambino chiacchierone. Invece, in questo caso, Chatterbox è il nome di una startup innovativa che permette a persone rifugiate di insegnare la loro lingua madre online. Una piattaforma online nata da un’idea nobile e di utilità concreta. Fondata a Londra e attiva dal 2016, non ha mancato di essere notata ai piani alti della tecnologia mondiale, venendo selezionata da Microsoft come startup for good, cioè utilizzante l’intelligenza artificiale per generare un impatto benefico sulla società, ed essendo dal 2020 incubata da Microsoft stessa.
Caso vuole – viste le tragiche notizie di questi giorni provenienti dalla capitale dell’Afghanistan – che a fondare Chatterbox sia stata proprio una rifugiata proveniente da Kabul: Mursal Hedayat.
Arrivata in Inghilterra da bambina, dopo aver passato i primi anni della sua vita al crocevia dell’Asia Centrale, Mursal Hedayat ha vissuto sulla propria pelle gli ostacoli dovuti al processo d’integrazione che ha dovuto vivere la sua famiglia, i cui membri sono giunti nel Regno Unito come rifugiati, nonostante questi fossero medici e avvocati.


Dopo gli studi a 27 anni, nel 2018, grazie a Chatterbox è stata inserita da Forbes nei 30 migliori imprenditori e creativi under 30 d’Europa, avendo consentito a centinaia di rifugiati e richiedenti asilo di trovare una nuova opportunità lavorativa potendo insegnare online – opportunità che in una società la quale ai migranti, seppur formati, talvolta non offre nemmeno il lavoro in nero sottopagato, rappresenta una manna dal cielo.
La domanda è ridotta, essendo richiesto maggiormente di imparare la lingua del Paese in cui si va a vivere, piuttosto che quella di provenienza, ma ciò non nega che quella di Chatterbox sia un’idea tanto semplice – di questi tempi – quanto rivoluzionaria. Il sito web usa tecnologie abilitanti per il lavoro da remoto e intelligenza artificiale per dare ai rifugiati la possibilità di imparare una lingua e allo stesso tempo di insegnarla ad altre persone o ad imprese interessate.
Avendo visto la sua famiglia di dottori e avvocati lottare per ritrovare un posto nella società dopo l’emigrazione e il riconoscimento come rifugiati, Mursal Hedayat ha fondato Chatterbox con l’obiettivo di usare la tecnologia per dare a chi scappa dai conflitti e dalle molteplici difficoltà della migrazione la possibilità di trovare un lavoro, aiutando di pari passo individui e attività a imparare un’altra lingua.


In tutto ciò, Hedayat riesce a lavorare su due fronti, creando opportunità di coesione sociale e crescita culturale in uno e nell’altro senso, ma soprattutto sfidando la narrativa secondo cui i rifugiati sono solo una minaccia o un peso per la società. Anche per questo motivo, il suo modello di business è visto come una delle potenziali soluzioni alla difficile sfida di integrare diverse culture in Europa. E in tempi duri come questi, in cui il suo Paese d’origine è all’ultimo posto nell’indice della pace globale (fonte Institute for Economics and Peace) e dal quale si prospetta una delle più grandi ondate migratorie degli ultimi anni, non è cosa da poco.