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La guerra dimenticata

Milizie e materie prime, non c'è solo il Niger. Da Bolzano l'Apm riporta l'attenzione sul conflitto nel Centro Africa. "75.000 profughi in 3 settimane. Pace subito".
Repubblica Centrafricana
Foto: Onu

 

Una guerra dimenticata. Al centro di quel continente, l’Africa, che per la sua posizione geografica, la ricchezza di risorse, a cui fa da contraltare la mancanza di opportunità per i suoi abitanti, e ancora la demografia giovane ed esplosiva (e gli interessi economici delle Potenze straniere e il grande gioco “imperialista” e del terrorismo sedicente islamico) sta acquisendo un ruolo cruciale nella storia contemporanea. Parliamo del conflitto nella Repubblica centrafricana. A pochi giorni dall’approvazione della missione militare italiana in Nigerche a sorpresa ha ricevuto una positiva apertura da commentatori sovente critici verso il governo italiano e la Nato –, da Bolzano l’Associazione per i popoli minacciati (Apm) riporta i riflettori sulla situazione interna in via di peggioramento. “È necessario un armistizio e l’invio di più aiuti umanitari” affermano gli attivisti.

Dopo la nuova ondata di violenza che ha causato solo nelle ultime tre settimane più di 75.000 profughi, L’Apm si appella alla comunità internazionale “affinché intensifichi l’invio di aiuti umanitari nel paese scosso dal 2012 da una guerra civile dimenticata dal mondo”. “Circa la metà della popolazione centrafricana – racconta l’associazione – dipende per la propria sopravvivenza dagli aiuti umanitari ma nel 2017 gli aiuti internazionali hanno coperto solo il 36,5% degli aiuti veramente necessari”.

La ripresa degli scontri


Secondo Apm la situazione sta drammaticamente peggiorando in tutto il Paese da quando sono ripresi i combattimenti tra le diverse milizie del paese. La situazione peggiore si registra nel nordest della Repubblica Centrafricana. “Dopo i combattimenti scoppiati il 29 dicembre 2017 nei dintorni della città di Paoua circa 60.000 persone sono state costrette a fuggire di casa e a cercare rifugio nella città che fino a quel momento aveva solo 40.000 abitanti. Nel vicino Ciad sono stati registrati 15.000 nuovi profughi provenienti dal Paese in guerra. Solamente nel 2017 circa 180.000 persone sono fuggite dalla violenza portando così il numero complessivo dei profughi centrafricani a 1,1 milioni su una popolazione totale di 5 milioni”.

I combattimenti sono in aumento anche nelle altre regioni. “A causa degli scontri armati, lo scorso 17 gennaio sono morte sette persone in un quartiere della capitale Bangui, abitato prevalentemente da musulmani. I combattimenti sono stati scatenati da un attacco terroristico nonché da una lite tra miliziani armati e commercianti ai quali i miliziani hanno tentato di estorcere il pagamento di un pizzo”.

Chiesto il disarmo


L’Associazione per i popoli minacciati assieme alle organizzazioni per i diritti umani chiedono da tempo il disarmo completo di tutte le milizie. “Cosa che il governo del paese finora non è riuscito ad ottenere”. L’annuale Conferenza episcopale cattolica, tenutasi lo scorso 14 gennaio 2018 – conclude Apm –, ha a sua volta condannato la violenza delle milizie e ha chiesto a tutte le parti in causa di aderire ad un armistizio incondizionato. “Attualmente circa il 70% del territorio centrafricano è controllato da diverse milizie armate che si contendono il controllo delle materie prime”.